17. L'Arasaka

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La mattina dopo, Y/N si svegliò veramente a fatica.
Fortunatamente era in ferie: con tutti i calmanti che si era presa il giorno prima non sarebbe mai riuscita ad essere abbastanza reattiva da visitare qualcuno. Sì stiracchió pigramente.
Per la prima volta non aveva la minima voglia di trovarsi davanti Sukuna. No, la figura della notte precedente l'aveva davvero distrutta.
Le sue parole le martellavano ancora in testa. 'Non disturbarti nemmeno a chiedere', aveva detto. Che vergogna. Che infamia.
Cosa le era saltato in mente di aprirsi di nuovo alle persone? Ma allora non aveva imparato proprio niente! Si martelló un pugno in fronte, sconsolata.
Doveva assolutamente parlare con Yuji. Sì, era l'unica soluzione. Yuko non era ancora tornata dal viaggio con i suoi, e avrebbe avuto almeno modo di stare un po' da sola con lui. Si alzò, sperando con tutto il cuore che l'altro fosse fuori per lavoro.

"Hey, Y/N" la salutò il ragazzo, agitando il pentolino. "Ti faccio il thé? ...Ma che hai?" aggiunse, notando il suo sguardo distrutto.
"...Sono un disastro, Yuji" piagnucoló, sedendosi di fianco a lui e appoggiando la fronte sul tavolo. "Non sono capace di fare niente!"
"Se tu non sei capace di fare niente, che dovrei dire io?" la sgridò, tirando fuori dal cassetto il thé verde alla menta. "Dài, faccio il tuo preferito. Racconta un po' che è successo".
"Non é... Non é facile da spiegare" rifletté lei. C'erano troppi dettagli che doveva tralasciare in quella storia perché riuscisse ad avere un senso. Sospirò, afflitta.
"Ok, allora fai provare me". Yuji accese il fornello e si sistemò di fianco all'amica, accarezzandole la testa. "Mio fratello ti sta tirando matta. Continua a provocarti, e tu ci sei caduta in pieno. Però" continuò, aprendo la scatola di biscotti e lasciandogliene uno davanti alla bocca "non é che ti dispiaccia esserci caduta. Solo che..."
Y/N afferrò il biscotto. "Solo che Satoru ha ragione. Come sempre" si lamentò. "Sukuna da me vuole solo una cosa, é chiaro".
"Scusa la domanda..." Yuji si dondolò sulla sedia, a disagio. "Avete già..."
"Ma no!" esclamò lei, scandalizzata. Davvero il suo migliore amico pensava che lei gli avrebbe mai tenuto nascosta una cosa del genere? ...Beh, in effetti si sarebbe vergognata parecchio a raccontarglielo. Sospirò.
"No, nulla. Non è successo assolutamente nulla".
"E allora di che ti preoccupi? Vivete insieme. Avrebbe avuto già un sacco di occasioni per farlo".
"Magari era distrutto" mugugnò, senza farsi sentire. Sì, in effetti come ragionamento filava. Ma allora perché le aveva parlato così, la notte prima?
"Secondo me dovete solo fare un po' di chiarezza" continuò lui. "Tutti e due. Quando avrete capito cosa volete si sistemerà tutto".
Già. Cosa voleva lei?
Fino a tre settimane prima la risposta sarebbe stata scontata. 'Fare carriera', avrebbe detto senza esitazione. Ma ora?
Il pensiero di quel dannato le riempiva le giornate. Non passavano due ore in cui non le venisse in mente, anche solo per una stupidata. Era lì, sempre presente, in attesa che succedesse qualcosa. Era vero, stava diventando matta.
'Se stasera succederà, spero serva a cambiare qualcosa' si disse, affranta. Anche se fare sesso con lui avrebbe forse significato mettere fine a tutte le attenzioni di cui la stava riempiendo in quei giorni.

Sukuna non le aveva dato un'ora, e lei si stava tormentando da tutto il pomeriggio su quando si sarebbe dovuta far trovare pronta.
Aveva addirittura googlato 'qual è l'ora giusta per una cena', ma niente, nessuno sembrava avere una risposta certa. Ovviamente.
Verso le sei di sera si arrese a scrivergli su whatsapp. Aprì la chat, e si soffermò un attimo sulla sua immagine del profilo - il muso della McLaren, ovviamente. Si fece coraggio e inviò un 'hey'. Aspettò qualche secondo.
'Ciao piccola' le arrivò subito. Sorrise, aspettando il secondo messaggio.
'Stasera passo per le otto. Che auto vuoi?'
Y/N si mordicchiò un labbro per fermare il sorrisone che le stava nascendo.
'La Mustang :)' rispose, bloccando i tasti e lanciando il telefono sul letto. No, non sembrava dell'umore del giorno prima. Meglio così.
Prese il vestito di Nobara, e si chiuse in bagno.

Erano le sette e quaranta, e Y/N aveva già chiamato una volta Satoru e due Nobara per farsi dire se quel vestito le stesse bene o meno. O se il trucco fosse sbavato. O se la pettinatura la faceva sembrare una deficiente.
Era già andata a fare pipì sei volte, e si sentiva una scema ogni volta ad armeggiare con gonna e tacchi.
Si guardò di nuovo allo specchio, sistemandosi il vestito. Era incredibilmente bello, non c'era niente da dire: l'amica conosceva bene i suoi gusti.
L'abito di velluto aderente era una mezza lunghezza, e la gonna arrivava appena sopra le ginocchia. La parte più bella però era la scollatura rettangolare, che saliva verticale verso le spalle fasciandole le braccia con delle strette maniche lunghe. Una meraviglia.
Quel verde scuro donava un tocco di eleganza, ma... Beh, si sentiva lo stesso incredibilmente sexy. 'Per l'Arasaka sarà perfetto', le avevano ripetuto l'amica e il fratello. Avrebbe tanto voluto che anche Yuji la vedesse, ma era già partito per il turno serale.
Il telefono iniziò a vibrare sul davanzale della finestra del bagno. Lo afferrò, il cuore a mille.
"Satoru" sussurrò, tirando un sospiro.

Just wanna smash his faceOnde as histórias ganham vida. Descobre agora