Prologo

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Fissavo il mio riflesso allo specchio chiedendomi se quella fosse l'espressione che avrebbe dovuto avere un ragazzo giovane, bello e con una voce che avrebbe conquistato il mondo... se solo non fosse stato un debole omega, privato della libertà di dire no a un alpha viscido.

Gli occhi sempre lucidi negli ultimi giorni si abbassarono, non tollerando di guardare un viso che non riconoscevano più.

Le dita si strinsero in un pugno, non riuscendo a frenare il tremore che le scuoteva ogni volta che i ricordi recenti si affacciavano prepotenti.

Le labbra si tesero per simulare un sorriso quanto più sincero possibile, attingendo alle mie abilità di attore. Avevo sempre saputo che essere un artista versatile avrebbe dato i suoi frutti, ma neanche nei miei incubi peggiori avrei pensato di dover usare le mie capacità per sopravvivere.

Un brivido mi scosse la spina dorsale quando mi arrivò l'odore amaro dell'assistente. Il suo sguardo incrociò il mio, che lo aveva cercato in automatico per tenerlo sotto controllo. Odiavo non sapere cosa stesse facendo o se mi stesse osservando; il mio istinto urlava di alzarmi dalla sedia pieghevole e lasciare la sala trucco il più in fretta possibile, ma non potevo comportarmi in modo irresponsabile a lavoro.

L'alpha si avvicinò con un ghigno che mi fece salire la bile in gola e rimase in piedi al mio fianco, con le dita grassocce che sfioravano la mia coscia nuda.

«Ti donano i pantaloncini» affermò, prendendo poi un sorso di tisana che gli rendeva l'alito puzzolente. Era tremendo sentirselo sul collo quando superava i limiti e cercava di toccarmi, con la scusa di sistemare una catenina o un orecchino impigliato ai capelli.

Mi guardai intorno come sempre, con la muta richiesta di aiuto negli occhi. Possibile che nessuno avesse notato il modo in cui mi si avvicinava? O come mi urlava contro quando facevo qualcosa di sbagliato? Nessuno vedeva le sue mani sempre sulle mie spalle, o sulla parte bassa della schiena?

Odiavo quella situazione quanto odiavo la debolezza che mi schiacciava. Se non fossi stato un omega, non avrei dovuto sopportare quel viscido, né sentirmi dire di abbandonare la carriera di idol perché era risaputo che quelli del mio genere vengono sfruttati sessualmente. Eravamo trattati come animali da riproduzione, in quel campo, ma la mia passione - o forse l'incoscienza dei vent'anni - era troppo grande per rinunciare a quel sogno. Lo dovevo al me cinquenne che cantava ogni secondo della giornata.

«Ti ho rivolto un complimento. Devi ringraziarmi» ringhiò tra i denti, distogliendomi dai miei pensieri.

Mi costrinsi a guardarlo e a sorridere, come avevo provato poco prima. «Grazie.»

La truccatrice tornò l'attimo dopo, con al seguito il regista che si sarebbe occupato delle riprese del teaser. Dichiarò di essere pronto a girare e aggiornò il mio assistente sulla scaletta che avremmo seguito, dato che c'erano state delle modifiche a causa di non so quale problema con alcune luci.

Smisi di ascoltarli quando l'enorme porta a vetri si spalancò annunciando l'entrata del Re. Continuai a fissarlo con le labbra schiuse per l'ammirazione e sperai non si accorgesse dell'effetto che aveva su di me. Quel ragazzo aveva qualcosa di speciale e lo avevo capito subito, perché aveva passato il mio severissimo vibes test nonostante fosse un alpha. E non era soltanto quello, ma anche il figlio del Presidente Min e futuro erede della Hype Record. Ci si sarebbe aspettato un viziato figlio di papà, che gioca a fare il produttore e a comandare gli altri; un leone che ruggisce e difende il territorio, invece sembrava un gattino. Mi aveva colpito sin dal mio primo giorno lì, quando me lo avevano presentato e mi avevano informato che era stato affidato al mio album per il suo periodo di affiancamento. Rimasto catturato dal suo odore freddo e intenso, avevo avuto la sensazione di trovarmi in una giornata invernale, nonostante fosse piena estate. Lo osservavo di continuo, dentro e fuori lo studio, incuriosito dai suoi lati contrastanti: lo vedevo serio e concentrato sulla musica, per poi sorprenderlo a dormire sul divano in pelle di una delle sale relax, con il sole che gli illuminava il viso e un libro aperto sul petto. Sembrava piccolo e indifeso, niente a che vedere con la versione che era entrata in quel momento sul set; la versione spavalda e con il mento sempre alto che ricordava un re.

come Acqua e Fuoco [Taekook]Où les histoires vivent. Découvrez maintenant