Cap. 33

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Non riuscivo a smettere di fissare le mani insanguinate come se appartenessero a qualcun altro.

Erano sotto i miei occhi, tremanti come le foglie autunnali che cadono preda dei venti, eppure non mi appartenevano. Quel sangue era lì, incrostato e vero. Non come quei liquidi che usavano nei video musicali o nei film che m'inquietavano.

Quello era il sangue della persona che più amavo al mondo e non riuscivo a smettere di pensare a quanto fosse sbagliato avercelo addosso. Avrebbe dovuto scorrere nelle sue vene, pulsanti di passione e vitalità, invece di imbrattare le mie dita e la maglia un tempo color crema.

Ero vagamente consapevole della presenza di mia madre accanto a me e del suo braccio intorno alle spalle; quel peso avrebbe dovuto essermi di conforto, eppure mi faceva sentire impotente e fragile, ricordandomi che non potevo far altro che starmene seduto in quella fredda sala d'attesa a piangere e disperarmi.

Sia lei che Kang e Woon nim avevano cercato di convincermi ad andare a casa per lavarmi e riprendermi dallo stato di shock in cui ancora versavo, ma nessuno mi avrebbe mai allontanato da Kookie. Era lì che dovevo rimanere o sarei impazzito del tutto.

Delle voci concitate attirarono la mia attenzione e voltai il viso verso la fine del corridoio; accanto a Kang-nim, i Jeon stavano procedendo a passo svelto, entrambi con facce da funerale. Chung-Hee portava i segni di un pianto disperato e, non appena mi vide, iniziò a correre.

Scattai in piedi istintivamente e mi lanciai tra le sue braccia, ricominciando a piangere come un bimbo che si rende conto di quanto gli faccia male una sbucciatura.

«È tutta colpa mia» sbottai, dando voce a quei pensieri nefasti che non avevo avuto il coraggio di esprimere. «È colpa mia! Dovrei esserci io là dentro.»

Mi accarezzò dolcemente la testa e tirò su col naso. «Tesoro, posso ripeterti all'infinito che non hai colpe, ma non sei pronto ad accettarlo. Posso solo dirti che ciò di cui hai bisogno ora non è l'autocommiserazione, ma il coraggio e il sostegno di chi ti ama.»

«Non ce la faccio senza di lui.»

«Devi farlo per lui, e so che dentro di te hai la forza per restare in piedi. E poi Jungkook è uno tosto, non lo fermerà di certo un taglietto» minimizzò la sua ferita, di certo per convincere anche se stesso.

Annuii contro il suo petto e sciolsi l'abbraccio, asciugandomi le lacrime con il braccio, per non entrare in contatto col sangue.

Junghyeon abbozzò un sorriso e cercò di nascondere l'orrore nel vedermi in quello stato; mi diede una pacca sulla spalla, ma poi ci ripensò e mi strinse a sé. «Mi sento responsabile anch'io» confessò in un mormorio afflitto.

«Per avergli assegnato l'incarico?»

«No, per aver sottovalutato la gravità della situazione.» Sciolse l'abbraccio per potermi guardare negli occhi. «Rhee Chin-Hwa aveva in casa oggetti di tua proprietà sottratti dall'appartamento e ha confessato di essere responsabile del lancio dei pomodori e della lettera in cui descriveva nei dettagli ciò che avrebbe voluto fare con il tuo corpo. Non ha mai ammesso di aver compiuto le altre minacce, quelle più inquietanti.»

Sgranai gli occhi, scosso da un brivido. «Kookie lo sapeva?»

«Ho dovuto metterlo al corrente per fargli svolgere adeguatamente il suo lavoro ed è stata sua la decisione di non farti preoccupare, almeno finché non saremmo stati sicuri della veridicità della confessione dell'idol. Non è raro che si ammettano certi reati ma se ne nascondano altri per vergogna, o timore.»

«Se lo avessi saputo, forse avrei tenuto alta la guardia e mi sarei accorto prima che qualcosa non andava in Sang!»

Scosse la testa e mi strinse di nuovo a sé. «Non lo avresti capito perché era una persona della quale ti fidavi e che mai avresti sospettato di un simile comportamento.»

come Acqua e Fuoco [Taekook]Tahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon