Cap. 13

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Ero riuscito a dormire un'oretta, dopo aver pianto l'intera notte accoccolato a Kookie. Non ci eravamo detti niente, perché le parole sarebbero state inutili, e si era limitato a stringermi forte mentre sfogavo il pianto. Il suo odore mi aveva aiutato a smettere di tremare e alla fine avevo ceduto al sonno. Ero stato risvegliato dal suono del cellulare sul comodino, nonostante il coniglietto avesse spento subito l'allarme con i suoi riflessi.

«Abbiamo dieci minuti prima di doverci alzare.»

Annuii, cercando di ignorare gli occhi pesanti e la sensazione sgradevole allo stomaco. In più, iniziavo a sentire le prime avvisaglie del calore e non era un buon segno, perché sarebbe stata dura per me stare lontano da Jungkook.

Sospirò e si allontanò appena, sciogliendo l'intreccio delle nostre gambe. «Il tuo corpo è più caldo del solito e l'odore più... succulento. Ricordiamoci gli inibitori, mi raccomando.»

«Devi avvisare la tua agenzia per il beta?»

«Sì, mi dispiace.»

«Se prendo le medicine anche stasera, ce la fai a starmi vicino?»

«Servono a quello, no? Però non voglio che tu lo faccia per me.»

Sollevai lo sguardo nel suo. «Non voglio starti lontano. Ho bisogno di te.»

Posò la mano sulla mia guancia e l'accarezzò con il pollice. «Al primo avviso di perdita dell'autocontrollo, ti chiudi in camera.»

«Affare fatto. Avremo il babysitter, comunque. Andrà bene.»

«Come ti senti?» chiese, cogliendomi in contropiede.

«Come uno che ha ricevuto una bambola dalle sue sembianze sfregiata e con i vestiti tagliuzzati.»

All'inizio, si era rifiutato di farmela vedere, ma avevo insistito. Era stato uno shock vedere tanta cattiveria riversata su un oggetto che mi rappresentava e quasi avevo vomitato. Kookie l'aveva richiusa prontamente e consegnata direttamente a suo padre, che si era precipitato neanche venti minuti dopo aver ricevuto la chiamata. Ci aveva giurato che avrebbe fatto di tutto per catturare il colpevole e che da lì in poi ne avrebbe fatto una questione personale. Non mi chiesi se fosse per lo stato in cui aveva trovato suo figlio e mi ero fatto andar bene la sua promessa.

«Domanda stupida, scusa.»

Scossi la testa, strofinando il naso sul suo. «No, scusa tu. Sono spaventato, nervoso, frustrato. Ed estremamente eccitato dalla tua erezione.»

«Usciamo da questo letto.» Ad accettare il suggerimento fu la sveglia, che suonò di nuovo.

Ci alzammo come bravi soldatini e ci dirigemmo in cucina per la colazione.

«Ha pure speso quarantatremila won per la bambola ufficiale del mio merchandise!»

«I sasaeng sono così, purtroppo. Imprevedibili, ossessionati, disposti a tutto. Non possiamo abbassare la guardia» si raccomandò, cercando del latte alla banana in frigo. Ne prese due bottigliette, facendomi chiedere di nuovo dove tenesse tutto quel cibo che ingurgitava.

«Hai mai avuto a che fare con loro?»

«Soltanto una volta, durante il periodo di formazione. È stata dura, ma ce l'abbiamo fatta.»

«Ce la farai anche stavolta?»

Mi si avvicinò per prendermi il viso tra le mani. «È essenziale riuscirci per me, stavolta.»

Deglutii il groppo in gola. «Mi fido di te.»

Dal luccichio nei suoi occhi, capii che sapeva bene quanta fatica avessi fatto a confessargli una cosa del genere; li chiuse e posò la fronte sulla mia, accarezzandomi le labbra con il suo respiro. «Non avresti potuto dirmi cosa più bella.»

come Acqua e Fuoco [Taekook]Where stories live. Discover now