Capitolo 34•

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POV CAT

Sapevo che la parte più difficile fosse dire a mia madre che tra una settimana partirò per Amsterdam.

Ed è per questo motivo che ho impiegato qualche giorno in più per dirglielo, ma dato che l'ansia mi ha divorata viva ho deciso di farlo oggi.

Mi pento già amaramente di averlo fatto, pensandoci sarei dovuta partire così senza dire nulla. Ma sicuremente mi avrebbe fatta cercare dall'FBI.

«Mamma, dovrei ricordarti che ho compiuto diciott'anni da quasi un mese?» incrocio le braccia al petto poggiandomi con le spalle sullo schienale del divano.

«Finché sei sotto il mio tetto stai alle mie condizioni» urla con uno sguardo di rimprovero indicandosi il petto con un dito.

In realtà ho sempre rispettato tutte le condizioni e le regole che mi ha imposto. Così lo fa sembrare il contrario.

Sbuffo gettando la testa all'indietro puntando lo sguardo sul lampadario del salotto. Inclino la testa di lato per osservarlo meglio, è un po' storto.

Ho portato qui anche Austin ovviamente, così che potesse assistere anche lui alla piacevole discussione con mia madre.

Chino il capo e punto lo sguardo su Austin che se ne sta seduto sul divano con i gomiti appoggiati sulle ginocchia e le mani giunte a pugno davanti alla bocca. Ha lo sguardo indirizzato sul pavimento, dalla faccia che ha probabilmente si starà maledicendo per aver accettato di venire qui oggi.

Mio padre è seduto al suo fianco con le gambe accavallate e un braccio lungo il bracciolo del divano. Osserva mia madre di sottecchi portando gli occhiali sulla punta del naso. Nessuno dei due parla, ma ascoltano soltanto. Sembrano abbastanza intimoriti per proferire parola.

Guardano mia madre che fa avanti e indietro mentre elenca tutte le motivazioni valide per cui non dovrei partire.

Mi alzo dal divano avanzando verso mia madre esasperata. «Mamma per favore, non accadrà nulla»

Mi dispero cercando di spiegarle che ci tengo a questo viaggio. E che deve lasciarmi andare.

Anche perché il biglietto è già pagato come tutto il resto. Ma lei sarebbe capace di impedirmelo nonostante questo. E no, io voglio andarci. Voglio provare a superare quest'ostacolo, ho già parlato anche con la dottoressa Gray e mi ha detto che questa potrebbe essere l'occasione per oltrepassare la barriera delle mie paure.

Anche se solo ci penso, inizio già a sentire l'angoscia propagarsi al centro dello stomaco.

«Non mi sento sicura a mandarti fin laggiù. Hai idea di dove si trovi L'Olanda? Di quanto sia distante?» gesticola freneticamente aggrottando la fronte, come se si stesse chiedendo se io sia davvero sicura di quanto sia distante da qui.

Otto ore di viaggio con volo diretto, o ne sarebbero state il triplo. Quindi sì, so quanto dista da Philadelphia. È praticamente dall'altra parte del mondo.

«E se ti accedesse qualcosa? Come facciamo a raggiungerti?» fa un enorme sospiro toccandosi le tempie con un'espressione frustrata pensando già al peggio.

So che le sue paranoie possono sembrare esagerate, ma dopo la morte di Mia nessuno di noi è più stato lo stesso.

«Non è detto che debba succedere qualcosa proprio lì, può succedere ovunque mamma...anche qui» ammetto con un tono malinconico.

Mia si trovava a soli pochi chilometri da casa quando è successo.

«Amelia, avrò cura di lei ogni secondo, farò in modo che non le accada niente» interviene Austin con un tono pacato, alzando il capo verso mia madre.

SunsetWhere stories live. Discover now