Capitolo 37•

8K 207 792
                                    

Mettetevi comodi. Fatevi una tisana, anzi due che è meglio. 🍵🤧

Pronti? 🫣

POV CAT

Cinque giorni. Cinque giorni che non vedo Austin, riesco a stento a sentirlo. Cinque giorni in cui sono circondata da un senso di angoscia, con un vuoto al centro dello stomaco che non fa che allargarsi ogni giorno che passa. Si rifiuta di rispondere alle mie chiamate. Dice che non riesce a parlare a causa delle placche alla gola, mi risponde soltanto tramite messaggi.

I suoi messaggi che si riducono a risposte fredde e riduttive come: "Ok" "Va bene".

Mi fa male sentirlo così distaccato...

Sento che c'è qualcosa che non va, spero sia solo un presentimento

I miei pensieri vengono interrotti quando urto involontariamente addosso a qualcuno.

È quel qualcuno è quella vipera di Megan che mi guarda come se volesse spiaccicarmi contro la parete.

«Che cazzo!» mi spintona la spalla «vedi dove metti i piedi!» mi rivolge uno sguardo infastidito.

Possibile che sia sempre così acida?

Aggrotto la fronte e indietreggio «Scusa...non ti ho vista» mugugno.

Scrolla il capo sbuffando e mi sorpassa dandomi una spallata, la sento bisbigliare qualcosa sottovoce.

Stronza

Sbuffo sonoramente e riprendo a camminare per raggiungere il prima possibile il mio armadietto.

Non riesco a pensare ad altro. Negli ultimi giorni sono immersa nei miei pensieri costantemente. Mi pongo così tante domande nella testa...mi chiedo se forse non si sia stancato di me e che magari stia trovando un modo per farmelo capire.

Non lo reggerei se così fosse.

Sembra quasi che Austin mi stia evitando, e non lo dico solo perché sono paranoica, ma lo percepisco quando che c'è qualcosa che non va. Riesco a percepire la sua freddezza in quei messaggi.

Nathan e le ragazze hanno provato a rassicurarmi dicendomi che non dovrei preoccuparmi, ma non posso fare a meno di esserlo.
Anche Vicky e Nathan hanno provato ad andarlo a trovare ma si è rifiutato di vederli.

Dice di avere la febbre e di essere influenzato.
Ho provato a convincerlo di lasciarmi andare da lui e andarlo a trovare. Ha insistito così tanto che io non ci andassi per non contagiarmi, quando gli ho detto che non mi sarebbe importato. Che sarei rimasta accanto a lui e avrei fatto il possibile farlo stare meglio.

Ma sembrava quasi che non mi volesse

Mi manca così tanto, non riesco a sopportare il fatto che sia così distante. Sono cinque giorni che me ne sto con il muso perché sento che mi manca qualcosa, le giornate senza di lui non sono le stesse.

Senza di lui non ci so stare

Non mi capacito di come lui possa restare così tranquillo senza ne vedermi, ne sentirmi.

Tiro fuori due libri dal mio armadietto e ripongo al loro posto quelli della lezione precedente. Mi giro alla mia sinistra quando sento un farfugliare familiare. Mi protendo nella sua direzione allungando il collo per sbirciare.

Quella capigliatura bruna sempre scompigliata la riconoscerei ovunque.
È Nathan che se ne sta con la testa conficcata nell'armadietto mentre recita ripetutamente una preghiera con gli occhi chiusi.

SunsetDove le storie prendono vita. Scoprilo ora