Capitolo 39•

7.5K 234 553
                                    

Due persone diverse, ma con la stessa anima. Condividevano lo stesso dolore, erano unite da un legame indissolubile. Non importava quanta distanza li tenesse separati, finché le loro anime sarebbero rimaste unite, in un modo o nell'altro esse, avrebbero trovato il modo per ritrovarsi. 
- Essiejk 🌷

Tre giorni dopo...

CAT

Bip...

È il suono che mi arriva nitido e sottile all'udito.
Apro gli occhi lentamente con estrema fatica, sento le palpebre terribilmente appesantite.
Un odore forte di disinfettante e fiori freschi mi invade le narici facendomi arricciare il naso.
Provo a riaprirli con difficoltà, e quando riesco, cerco di mettere a fuoco la vista poco alla volta. Un soffitto bianco luminoso è ciò che riesco a vedere.

Faccio un respiro profondo e mi ritrovo davanti pareti bianche e vuote, una finestra da cui proviene la luce del sole alla mia destra.
Sposto lo sguardo sul mio braccio su cui è attaccata una flebo. Non è difficile capire dove mi trovo.

Sono in ospedale.

Abbasso lo sguardo sulla mia mano quando una sensazione di pressione mi crea un certo fastidio, e mi accorgo di avere un saturimetro attaccato all'indice, provo a muoverlo leggermente assicurandomi di avere il pieno controllo dei miei arti. Sposto lo sguardo a destra e noto mia madre leggere uno dei miei libri ad alta voce seduta al mio fianco.
Metto a fuoco lo sguardo e noto che infondo al mio letto, sui bordi, ci sono alcuni palloncini colorati sospesi con un filo.

Mio padre è di fianco alla finestra, con lo sguardo rivolto fuori che parla al cellulare con qualcuno sottovoce.

Provo a girare la testa di lato pacatamente, una fitta dolente che proviene dietro la mia nuca mi fa stringere gli occhi dal dolore.

Dio che male.

«Mamma...» sussurro con un filo di voce debole.

Mia madre alza lo sguardo più volte su di me come se non si fidasse della sua vista.
Ma non appena realizza che io sia davvero sveglia si alza in piedi di scatto, il libro le scivola via dalle mani abbattendosi sul pavimento. Mio padre balza all'indietro non capendo cosa stia succedendo. Non si è ancora accorto che sono sveglia.

«Catherine!» si fionda su di me mia madre, abbracciandomi con cautela. Singhiozza sonoramente mentre mi accarezza delicatamente il viso con la mano tremolante. «Amore mio, è così bello risentire la tua voce» tira su col naso, con le lacrime che le scivolano veloci sul viso.

Il suo buon profumo mi inebria piacevolmente le narici riportandomi subito a casa. Mi era mancata tanto, sembra sia passata un eternità.

Ma quante ore avrò dormito?

Mio padre si avvicina rapidamente a me, mia madre si scosta di lato per lasciargli spazio.

«Scimmietta, mi sei mancata» mi schiocca un tenero bacio sulla fronte facendo durare un po' di più quel contatto, la sua barba ruvida mi pizzica leggermente la fronte.

Assottiglio lo sguardo scrutando la sua barba folta. Ma quando gli è crescita così tanto?

«Ho creduto di perderti...» aggiunge, le lacrime gli scivolano veloci sugli zigomi.

SunsetDove le storie prendono vita. Scoprilo ora