CAPITOLO PRIMO - parte 2

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-È una situazione scomoda anche da parte mia, capirete bene- esclamò il dottor Much, intrecciando le mani dietro alla nuca mentre sedeva comodamente sulla sua poltrona. Pareva molto nervoso, e non stava in alcun modo tentando di nasconderlo. -Ma purtroppo, comportamenti che infrangono così spudoratamente le regole che vigono nella struttura, non possono essere ignorati-.
Natalie ed Allyson erano state condotts con la forza direttamente nello studio del direttore, il dottor Much, con i polsi ancora saldamente legati da un paio di corde robuste. L'infermiere che le aveva trovate nei sotterranei si era limitato a trascinarle funo al suddetto studio, per poi sbattere la porta ed andarsene; probabilmente, intendeva verificare che nessuno degli altri pazienti avesse emulato il coraggioso quanto stupido atto di quelle due.
-Cosa ci facevate la sotto?-. Much poggiò sgarbatamente la penna che stava reggendo con la mano destra sulla scrivania, per poi sollevare il capo e dirigere uno sguardo severo in direzione delle due ragazze. Queste ultime, immobilizzate dalla paura e dall'improvviso calo di adrenalina che le aveva lasciate stanche e sconfortate, si scambiarono tra loro uno sguardo preoccupato.
-Allora?- insistette l'uomo, picchiettando le dita spazientito. -E poi, tu... Dove diavolo è il sondino che ti è stato inserito?-.
Allyson emise un breve sospiro, e stringendo i pugni iniziò a parlare; dopotutto, in quel frangente non avrebbe potuto fare niente altro. -È colpa mia. È stata una mia idea- biascicò, con un filo di voce. -Ed il sondino l'ho tolto, come avrà già capito da solo-.
L'altra spalancò le palpebre ed aprì la bocca per dire qualcosa, ma non riuscì ad emettere neanche un sibilo tanto era spaventata.
-Signorina, lei sa che è assolutamente vietato a tutti i pazienti di accedere al piano sotterraneo, non è così?- chiese ancora Much, che sono sembrava per nulla preoccupato della situazione ma piuttosto scocciato di dover prendere ancora una volta provvedimenti riguardo a situazioni di quel tipo.
-...Sì- si limitò a rispondere la ragazza, abbassando lo sguardo.
-E dunque? Perché hai infranto il regolamento?-.
-Abbiamo infranto- lo corresse a quel punto Clock, che finalmente era riuscita a trovare il coraggio di parlare. Non avrebbe di certo lasciato che la colpa ricadesse tutta quanta sulle spalle di Allyson, siccome anche lei era stata presente. -Eravamo assieme, dottore-.
Ma l'amica le lanciò uno sguardo di disapprovazione. -Lascia parlare me, Natalie- la riprese. -È stata una mia idea. Volevo vedere con i miei occhi che cosa c'è la sotto...-.
-Vede, signorina, c'è un motivo preciso per cui l'accesso ai sotterranei è vietato ai pazienti- intervenne ancora il direttore, intrecciando le dita della mani. -Ovvero, la sicurezza. La sotto vengono tenuti in osservazione individui affetti da gravissimi squilibri mentali; soggetti pericolosi per sé stessi e per gli altri-. Much si alzò lentamente in piedi ed iniziò a camminare avanti e indietro lingo la stanz, mentre si grattava la barba.
-Sì, ma... Sono praticamente dei prigionieri...- farfugliò ancora Allyson, imponendosi di simulare una calma che per nulla possedeva; ma perdere il controllo non sarebbe stato affatto conveniente per lei, e dopo la brutta esperienza che aveva avuto poco tempo prima era certa di non voler rivivere ancora una cosa simile. Ne portava ancora addosso i lividi, e non solo quelli che erano visibili nel suo corpo.
Much, fermandosi poi a pochi passi dalla sua grande scrivania di legno scuro, fece una smorfia ed intrecciò le braccia sul petto. -Come ho già detto, si tratta di individui molto pericolosi. Stiamo parlando di serial killer, psicopatici, violenti... Persone che non si trovano in carcere solo perché si farebbero del male da sole. La decisione di custodirli in un reparto separato è stata presa con il fine di garantire l'incolumità di tutti gli ospiti-.
Ally aggrottò la fronte, e trattenne l'impulso di gridare in faccia al dottore; stava cercando di fornire una spiegazione razionale al trattamento disumano che lui ed i suoi sottoposti stavano infliggendo a quella gente, ma lei sapeva, aveva visto tutto quanro con i suoi occhi. La sporcizia che si era annidata dappertutto, l'aria intrisa di muffa ed esalazioni di ogni tipo, la luce del sole che mai penetrava all'interno di quel reparto.
-Malgrado mi rincresca farlo, tuttavia, dovrò punire entrambe- concluse l'uomo, con una naturalezza disarmante.
Natalie deglutì nervosamente e guardò l'amica con aria terrorizzata; le pupille dilatate e la fronte sudata, decoravano il volto di una persona che era già consapevole di cosa le sarebbe stato fatto.
Much, senza alcun preavviso, avanzò verso Allyson e tentò di afferrarla, ma lei balzò indietro con una ritrovata forza che neanche credeva di possedere. -Stai lontano da me!- gridò a pieni polmoni. -Non hai il diritto di toccarmi!-.
-Mi spiace- ridacchiò l'uomo, che pareva stranamente divertito dalla situazione. -Ma tu sei la paziente, ed io il medico-.
La ragazza si voltò indietro ed afferrò il polso di Natalie per indurla ad iniziare a correre in direzione della porta d'uscita, ma non appena ebbe compiuto la prima falcata una forte botta contro la sua schiena la fece precipitare a terra. Poté vedere per una frazione di secondo il volto terrorizzato di Natalie che gridava qualcosa rivolgendosi a lei, prima di accasciarsi a terra e percepire chiaramente il bruciore di un ago che penetrava la sua pelle.

............

Le palpebre si aprirono lentamente, come fossero appesantire da un masso invisibile. Dapprima, ciò che gli occhi di Allyson riuscirono a mettere a fuoco fu un soffitto bianco che si estendeva sopra di lei; poi, lentamente, tutti gli altri dettagli dell'ambiente che la circondava si passarono.
Due medici in camice si trivavano vicino al letto sul quale era distesa, e di tanto in tanto guardavani in sua direzione mentre parlavano tra loro di qualcosa che, tuttavia, non riuscì a capire.
La ragazza tentò istintivamente di sollevare la schiena, ma un dettaglio che fino ad allora aveva ignorato le apparve subito fin troppo evidente: era stata legata.
Polsi e caviglie, erano bloccate al materasso da quattro robuste cinghie di cuoio.

Bad - Seconda parteМесто, где живут истории. Откройте их для себя