CAPITOLO QUARTO - parte 2

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L'uomo era caratterizzato da una statura alquanto ridotta, ma vantava di un fisico forte e ricoperto di una solida massa muscolare, che doveva aver sviluppato allenandosi costantemente durante la sua lunga prigionia; la sua faccia rotonda era decorata da un paio d'occhi scuri, ed aveva una barba arricciata che evidentemente non tagliava ormai da molti giorni.
Ma ciò che maggiormente impressionava di quello strano individuo, era la folle espressione leggibile nel suo sguardo e nel ghigno terrificante che albergava sul suo volto, ormai sporco del suo stesso sangue che colava giù dalla fronte.
-Carne fresca...!- gridò, ridendo in modo incontrollato.
Jeff cacciò via le catene con un calcio e si voltò verso di lui; era ancora impossibilitato a muoversi a causa della camicia di forza avvolta attorno al suo busto, ma quantomeno adesso sarebbe stato in grado di correre.
-Ally..- esclamò, senza distogliere lo sguardo dall'imminente minaccia.  -Devi trovare il modo di...-. Sfortunatamente, ancora prima che fosse riuscito a terminare quella frase, vide l'uomo compiere un balzo verso di lui con la rapidità di un ghepardo ed assestare un poderoso spintone sul suo petto; ciò causò inevitabilmente il gravoso impatto della schiena di Jeff contro al muro opposto, e se non si fosse trattato della parete imbottita della sua cella, ma di un muro di mattoni, probabilmente adesso il ragazzo avrebbe avuto di certo qualche osso spezzato.
-Jeff!- gridò Allyson, scoprendosi del tutto impotente di fronte a quella situazione; troppo spaventata per intervenire, e troppo debole per essere utile in qualsiasi modo. Indietreggiò fin oltre la porta, e si guardò intorno per assicurarsi che il corridoio fosse sgombro; il cuore rimbalzava all'impazzata nel suo petto mozzandole il respiro. La sua mente era invasa da un tornado di pensieri che adesso si stavano intrecciando tra loro, creando un caos indecifrabile; i suoi arti si paralizzarono e con essi il suo sguardo che, adesso, era fisso sul volto sofferente di Jeff 
Quest'ultimo emise un gemito e si rialzò in piedi con prontezza, prima che il nemico potesse afferrarlo in qualche altro modo; scivolò via di lato e scattò via come un fulmine, fiondandosi fuori dalla cella dove Allyson lo attendeva con gli occhi spalancati e le braccia tremanti distese lungo i fianchi. Fu sorpreso nel constatare che, nonostante i lunghi mesi di prigionia all'interno di quello spazio tanto angusto quanto insalubre, i suoi muscoli rispondevano ancora bene ai comandi  seppur avessero perso ormai un considerevole quantitativo di massa.
-Via da qui!- esclamò, dandole una spallata per incitarla a correre. Ed Allyson, che era troppo spaventata e confusa per riuscire a dire qualcosa, si limitò a seguirlo cercando di sincronizzarsi al suo passo. Dopo i primi metri, si voltò indietro per qualche attimo solo per assicurarsi che il loro aggressore non li stesse seguendo: e con grande sollievo, si rese conto che l'uomo era rimasto fermo nel punto in cui lo avevano lasciato, ed aveva ripreso a sbattere con violenza la testa contro al muro.
Jeff raggiunse la porta d'ingresso ed attese giusto il tempo di permettere ad Ally di varcarla, prima di spingerla materialmente con una spalla facendola chiudere con un tonfo, in modo da bloccare dentro chiunque si trovasse ancora nel sotterraneo.
Con la schiena inarcata e la bocca socchiusa, la ragazza recuperò fiato inalando grandi boccate d'aria; quasi tutti i muscoli del suo corpo adesso sembravano bruciare come fossero a contatto con carboni ardenti, ed era certa che il suo fragile fisico non avrebbe resistito ancora per molto a tutte quelle sollecitazione.
-Che... Che si fa ora?- borbottò, continuando ad affannare mentre, tornando in posizione eretta, poggiava la schiena contro al portone chiuso.
Jeff si voltò verso di lei con la testa bassa e le labbra strette, dopo aver terminato di osservare accuratamente l'ambiente per assicurarsi che non vi fossero altri pericoli nelle immediate vicinanze. -Devo chiederti di togliermi la camicia di forza- esclamò, con un atteggiamento neutrale. -Conciato in questo modo non posso difendermi-.
La ragazza restò in silenzio a guardarlo per diversi secondi, con la mente nuovamente in subbuglio; si trovava in una situazione piuttosto scomoda, e non aveva idea di cosa avrebbe dovuto rispondere. In che modo avrebbe potuto capire se poteva fidarsi di lui, oppure no? Jeff non le aveva mai dato alcun motivo di credere che intendesse farle del male, ma Allyson non aveva certo dimenticato che si trattava pur sempre di un serial killer, stando a quanto lui sosteneva; e non avrebbe potuto avere, ne ora ne mai, la certezza matematica che una volta libero dalla camicia di forza non avrebbe tentato di aggredirla.
E quella dannata camicia, era l'unica cosa che le aveva dato il coraggio di avvicinarsi a lui fino a quel momento.
Jeff la osservò brevemente, e parve capire con molta facilità a cosa la ragazza stesse pensando. -Ti stai chiedendo se sia sicuro per te, non è così?-.
Lei deglutì nervosamente e si passò una mano sui capelli, distogliendo lo sguardo. -No... Non è questo...- balbettò, a voce bassa.
Ma lui continuò a parlare, con un raggelante disinteresse per quello che sarebbe stato di lui nei minuti a seguire. -Saresti stupida a non dubitare di me-.
Ally strinse le mandibole e tornò a posare uno sguardo stanco sul viso di lui; in quel momento si sentì un verme, eppure la paura continuava ad impedirle di allungare le mani e spacciare quelle dannate cinghie.
-Se non ricordo male la mia età dovrebbe aggirarsi attorno ai vent'anni- esordì poi Jeff. -Ed uccido per il solo piacere di farlo da quando ne avevo quattordici. Non so dirti quante persone io abbia fatto a pezzi, ma ti garantisco che sono un numero sufficiente da piazzarmi molto in alto nella classifica dei serial killer più pericolosi attualmente in vita-. Mentre diceva queste parole, un sorriso terrificante si allargò lentamente sulle labbra del moro, nell'attesa di godersi l'espressione traumatizzata che sarebbe presto comparsa sul volto di Allyson.
Concluse il suo discorso piegando il volto di lato, nel tentativo di scacciar via dal volto una ciocca di capelli che lo stava infastidendo. -Dunque probabilmente fai bene a non fidarti di me, dopotutto-.
La risposta che Allyson diede a quello sproloquio, tuttavia, lo lasciò totalmente spiazzato. -Voglio di te- disse, con un tono di voce inaspettatamente deciso. -Devi solo promettere che non mi farai del male-.
Jeff la scrutò per un tempo indefinito con uno sguardo del tutto indecifrabile. Difficile dire a cosa stesse pensando in quel momento, ma sembrava profondamente scosso dalle parole che lei aveva appena pronunciato. -Quindi... È sufficiente che io lo prometta?-.
-Esatto- rispose lei, ancor più decisa. -Forse è una pessima idea ma... Mi fiderò di te-.
Fu proprio quell'ultima frase a scatenare il brivido che solo un attimo dopo percorse interamente la spina dorsale del moro; per la prima volta dopo tanti anni, era riuscito a percepire quella sensazione che credeva di aver dimenticato.
La consapevolezza di essere umano.
Quella promessa rappresentava adesso per lui un binario da seguire, una regola da seguire appellandosi pienamente al lato più emotivo ed umano della sua mente contorta.
Fu così scosso che rimase immobile a fissare un punto non definito del muro, fino a che Ally non compì con disinvoltura un giro attorno a lui per poi posizionarsi dietro alla sua schiena, con le mani poggiate sulle cinghie che bloccavano la camicia di forza.
-Fai la tua promessa, e le slaccerò-. Le parve di sentire le spalle del ragazzo tremare leggermente, mentre pronunciava quelle parole.
Jeff emise un flebile sospiro, ed a quel punto se la ragazza avesse potuto vedere il suo volto, avrebbe certamente notato il timido sorriso che inarcava i lati della sua bocca. Jeff non avrebbe mai creduto che qualcuno potesse ancora riporre in lui della fiducia; credere nell'umanità nascosta in quel mostro che era diventato.
-Lo prometto- mormorò.

Bad - Seconda parteWhere stories live. Discover now