CAPITOLO UNDICESIMO - parte 2

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Allyson alzò la testa velocemente, ed una ciocca di capelli rossastri si sollevò a mezz'aria per poi ricadere giù lungo le spalle; i suoi occhi cercavano nervosamente di individuare l'autore di quello sparo, analizzando l'ambiente che aveva attorno. 
Lungo il corridoio, a diversi metri di distanza, un poliziotto stava avanzando cautamente in loro direzione, mettendo i piedi uno avanti all'altro e tenendo le gambe lievemente flesse. Reggeva la sua pistola di servizio con entrambe le mani, e vestiva una divisa immacolata sulla quale, all'altezza del petto, conservava una spilla.
Allyson si scambiò uno sguardo estremamente sollevato con il resto del gruppo, ed istintivamente fece un piccolo sorriso: erano riusciti a sopravvivere fino all'arrivo degli agenti, ed ora sarebbero stati portati in salvo. La gioia che scoppiò dentro si lei fu quasi incontenibile, avrebbe voluto mettersi a piangere per quanto era felice.
-Agente!- gridò Eren, agitando le braccia -Oddio, non ci credo... Sono arrivati- continuò a farfugliare, spostando lo sguardo a terra dove ora giaceva il corpo dell'uomo che lo aveva aggredito poco prima.
Altri tre colpi echeggiarono rumorosamente sulle pareti spoglie; il poliziotto sparò agli altri detenuti che si stavano avvicinando pericolosamente a lui, non prima di avergli intimato un ordine che non presero minimamente in considerazione. E nel momento in cui i loro corpi caddero a terra provocando una serie di orribili tonfi, il resto dei pazienti fuori controllo fuggirono via a gambe levate, prendendosi a spintoni tra loro e lasciandosi in una corsa folle in direzione dell'ingresso. A quanto pareva, per quanto quella gente potesse aver perso del tutto il lume della ragione, un'arma metteva paura anche a loro.
-Dovete mettervi al sicuro!- esclamò l'agente, avvicinandosi rapidamente al gruppo di ragazzi i cui volti sembravano implorare aiuto. -Ho le chiavi dell'infermeria, vi chiuderò lì dentro!- esordì.
-Va bene!- rispose prontamente Toby, che già si era fermato davanti alla porta chiusa. Non riusciva ad impedire alle sue braccia di tremare visibilmente, nella straziante attesa di poter riabbracciare Natalie ed assicurarsi che stesse bene; soltanto una parete adesso li divideva, e presto l'avrebbe avuta tra le sue braccia.
Allyson si voltò e ripercorse i pochi passi che aveva fatto, fino a raggiungere il nascondiglio in cui la piccola Sally ancora attendeva immobile il suo ritorno. Si trovava immobile con la schiena premuta contro alla parete e la testa bassa: aveva certamente udito gli spari, ma probabilmente non aveva capito che cosa fosse appena accaduto ed era troppo spaventata per sporgere la testa oltre il mobile.
-Coraggio, piccoletta- esordì la ragazza afferrandola amorevolmente per una mano ed issandola con forza. -Vieni, ci stanno portando al sicuro!-.
Con una ritrovata speranza Allyson raggiunse il resto del suo gruppo, che nel frattempo era stato fatto entrare in infermeria dal poliziotto; e non esitò un secondo, a varcare quella soglia.
-Non muovetevi da qui- disse l'agente, mentre si apprestava a chiudere con molta attenzione la porta d'uscita. -Non dovete uscite per nessuna ragione. Restate uniti ed attendete che qualche altro agente torni a liberarvi quando sarà tutto finito. Qualche domanda?-.
-No...- farfugliò Eren, emettendo un lungo quanto stanco sospiro. -Abbiamo capito-.
Nel momento in cui la porta fu bloccata dall'esterno, il meccanismo della serratura emise un forte rumore metallico. Allyson riprese fiato e si voltò indietro, riconoscendo istantaneamente la stanza in cui era stata tenuta legata pochi giorni prima; non era molto grande, ma ospitava circa quindici barelle, tutte munite di cinghie di contenimento. Su una di queste, distesa a pancia in su, vi era Natalie: sembrava addormentata, perché le sua palpebre erano calate e la bocca socchiusa.
-Natalie...- farfugliò Toby, avvicinandosi a lei con una certa titubanza. La osservò con cura per assicurarsi che non fosse stata ferita da qualcuno, poi afferrò con dolcezza la sua mano sinistra, distesa sul materasso, e la strinse forte nei suoi palmi.
-È solo sedata... Giusto?- chiese Eren, grattandosi la testa con aria ansiosa. -Voglio dire.. Dorme perché è stata sedata?-.
-Credo di sì- rispose l'altro, senza distogliere lo sguardo dal volto della sua amata.
E mentre Toby tratteneva a stento un pianto, che forse era generato dalla gioia o forse dal dolore, Eren vagò con lo sguardo lungo la stanza, soffermandosi in alcuni punti precisi.
Lo fece per una lunga manciata di secondi, poi con una voce chiaramente stanca ed affranta, disse: -Ci sono tredici letti-.
Tim inarcò un sopracciglio, rivolgendogli un'occhiataccia. -Ti sembra il momento adatto per..-.
-Non posso farne a meno- lo interruppe lui, sollevando le spalle. -Scusa-.
Allyson si lasciò scappare una lievissima risata e si voltò dalla parte opposta, quando ad un tratto i suoi occhi caddero su una figura rannicchiata a terra. Emetteva lamenti, e sembrava tremare mentre teneva la testa nascosta dietro alle ginocchia piegate.
-Di..Dina?!-.

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Capitolo dedicato a Sagilmito.
Amico già dai tempi del mio primo contest :)

Bad - Seconda parteWhere stories live. Discover now