CAPITOLO TERZO - parte 1

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Pochi secondi dopo, alcuni medici entrarono di corsa nella stanza. Il suono assordante della sirena che suonava all'impazzata rendeva tutto estremamente confuso e caotico, tanto che per Ally fu impossibile riuscire a capire ciò che stavano gli uomini in camice bianco stavano ordinando agli altri pazienti presenti nella stanza. Li vide liberarli in modo estremamente frettoloso ed iniziare a strattonarli via, fin fuori dalla porta. Con il fiato mozzato dalla paura restò immobile nel suo letto finché non fu il suo turno si essere liberata dalla presa stretta delle cinghie di cuoio: le si avvicinò uno degli infermieri, che dopo aver sganciato la cintola di ferro la afferrò con violenza per le spalle.
-Dobbiamo evuacuare la stanza, segua gli altri pazienti, subito!- gridò, prima di voltarsi ed apprestarsi a liberare anche gli altri pazienti rimasti ancora nei loro letti. Allyson si guardò intorno con le palpebre spalancate, mentre con le mani tentava di tappare le orecchie perchè fortemente disturbata dal suono acuto della sirena.
Si spostò lungo la camera ciondolando senza meta, finché la mano di un altro medico la afferrò saldamente ed iniziò a spingerla con violenza sulla schiena, costringendola ad unirsi alla fila che stava uscendo dalla porta.
In pochi secondi, all'interno del centro d'igiene mentale si era scatenato il panico: dottori ed infermieri correvano nei corridoio gridano ordini e procedure di contenimento, e tra loro, completamente liberi, almeno una decina di pazienti che era fin troppo evidente provenissero dai sotterranei.
-Di qua!- ordinò il dottore che si stava occupando del gruppo di Ally. -Vi chiudiamo in quella stanza laggiù!-. La si fermò di colpo; in quel frangente non riusciva a comprendere se le sarebbe stato davvero utile seguire gli ordini dei medici, essendo loro le stesse persone che l'avevano sottoposta ad ogni genere di sopruso fino a pochi minuti prima. Si guardò intorno girando il collo nervosamente, prima a destra poi a sinistra; tre corridoi si diramavano in ogni direzione attorno a lei. Tra il caos generale provocato anche dagli infermieri che correvano avanti e indietro con cinghie e siringhe in mano, la ragazza riconobbe una donna; il volto magro, le cicatrici, e l'occhio mancante. Si trattava della signora che aveva incontrato più volte nei sotterranei; stava fuggendo dai dottori tentando di seminarli e correndo all'impazzata lungo il corridoio, mentre urlava in modo agghiacciante frasi completamente sconnesse fra loro. Dietro di lei, non molto distante, avanzava l'uomo muscoloso che aveva tentato di soffocare Tim durante la loro prima esplorazione del reparto proibito; reggeva tra le mani un lungo tubo di ferro che aveva recuperato chissà dove, e lo puntava minacciosamente verso tutti coloro che tentavano di mettersi sulla sua strada.
-Muoviti!- gridò ancora la voce esasperata di un infermiere, che afferrò bruscamente Ally e la spinse verso il resto del gruppo. Proprio in quel momento, tuttavia, sbucarono da un'angolazione non ben definita altri tre detenuti: uno di loro si lasciò sui medici con una furia disumana, mentre gli altri due puntarono i loro sguardi vuoti sul gruppo di pazienti che ora si accalcava sulla porta. I tre iniziarono a ridere in modo sguaiato, mettendo in mostra una fila di denti gialli; finché poi, senza alcun preavviso, uno di loro non scattò in avanti. Afferrò il collo di una donna che si trovava proprio accanto ad Allyson e la sbattè con una violenza atroce contro alla parete, per poi dare più forza alla presa delle sue mani con l'intensione di impedirle di respirare. Ally indietreggiò e volse lo sguardo sul corridoio a sinistra, che sembrava completamente libero; e senza pensarci troppo, incoraggiata da quell'innato istinto di sopravvivenza che ogni essere umano possiede, affogò i polmoni d'aria e si lanciò in una corsa folle, pregando iddio che quella sua azione non avrebbe attirato l'attenzione di quei pazzoidi su di se.
Il suo cuore batteva all'impazzata nel petto ed aveva il fiato corto; continuava a chiedersi se quella fosse la realtà o se stesse semplicemente sognando. Al momento la sua priorità era mettersi in salvo ma non poteva fidarsi ne dei medici ne tantomeno dei pazienti, siccome nel mezzo di quel trambusto infernale non le era facile distinguerle i soggetti pericolosi da quelli che come lei venivano ospitati nei piani superiori; come se non bastasse, non aveva la più pallida idea di dove fossero adesso Brian, Toby e tutti gli altri.
Mentre avanzava la ragazza bloccò improvvisamente la propria corsa e le sue scarpe emisero un sibilo strisciando sul pavimento: davanti a lei, era appena uscito da una porta un uomo magro con i capelli rasati. Un largo quanto folle sorriso incorniciarva il suo volto, e reggeva nelle mani una siringa vuota.
Un brivido percorse la schiena della Ally, la quale trattenne il fiato: sapeva bene quanto rischiosa fosse la situazione in cui si trovava, e per questo cercava con gli occhi una via di fuga, da utilizzare in caso di bisogno.
-Moriranno... Tutti i dottori- esclamò l'uomo, ridacchiando come il folle che era. -..Tutti-. Subito dopo, lo sconosciuto si lanciò in una corsa scoordinata ma carica di una rabbia che desiderava soltanto di trovare sfogo, sbattendo continuamente le spalle già ricolme di lividi contro alle pareti del corridoio. Il suo obbiettivo, a quanto pareva, non era lei.

Bad - Seconda parteDonde viven las historias. Descúbrelo ahora