CAPITOLO SECONDO - parte 1

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Non appena Ally realizzò di essere stata immobilizzata in quel modo, il panico la assalì come un'ondata che si infrange sulla riva; iniziò a strattonare le cinghie nel dispersro tentativo di liberarsi, voltando la testa in tutte le direzioni con le palpebre spalancate. I suoi polsi erano dolenti, gli arti tremavano come foglie secche al venti.
Non appena si accorsero di questo i due medici si voltarono simultaneamente in sua direzione, ma le espressioni sui loro volti parvero del tutto impassibili, se non conpiaciute.
La ragazza emise un lamento di disperazione, e calò lo sguardo sulle cinghie che stavano bloccando il suo intero corpo su quel letto: erano decisamente molto robuste, ergo era evidente che non avrebbe avuto modo di liberarsi semplicemente applicando della forza.
Si voltò a destra, annaspando alla ricerca d'aria, e realizzò soltanto allora che accanto al letto su cui era distesa ve n'erano molti altri, disposti parallelamente. E su uno di questi, piuttosto vicino, c'era Natalie.
Ally spalancò istintivamente la bocca colta dallo stupore: la castana, distesa e legata esattamente come lei, aveva la testa piegata lateralmente e gli occhi chiusi. Sembrava ancora addormentata, forse era stata sedata anche lei.
-Bene bene- esclamò uno dei medici, avvicinandosi ad Allyson. -Adesso prendi questa-. Allungando una mano le mostrò una capsula blu ed un bicchiere d'acqua, che ripose sul comodino mentre girando una manovella con la mano sollevava lo schienale del letto.
-Non la voglio!- balbettò la ragazza, realizzando di essere ancora fortemente stordita e riprendendo a strattonare le cinghie con la poca forza che le era rimasta in corpo.
L'uomo non disse niente, ma afferrò bruscamente il suo mento ed aprì con la forza la sua bocca, per poi infilare dentro il medicinale; la ragazza stava per sputare la capsula, quando arrivò una grande manciata d'acqua; le venne tappato il naso, e tutto ciò che poté fare a quel punto fu ingoiare per evitate di affogare.
-Questa è la terapia farmacologica a cui da oggi sarai sottoposta- le disse l'uomo in camice, che sembrava fin troppo abituato a trattare i pazienti in quel modo tanto che il suo volto, anche adesso, non mostrava alcun segno di emozione umana. - I miei colleghi si assicureranno che tu prenda una pasticca al giorno, ogni giorno- la informò.
-Che cosa.... Che cos'è?- balbettò la ragazza, tornando a voltarsi verso Natalie. Sapeva che probabilmente stava dormendo soltanto perché era stata sedata, eppure era tormentata dall'idea che per qualche motivo potesse essere morta.
-È un farmaco che si è rivelato molto utile, in passato, nel trattamento di disturbi alimentari come il tuo. E dal momento che non sembri intenzionata a collaborare, ci vediamo costretti ad importi la terapia farmacologica-.
-Che significa?!- chiese ancora lei, riprendendo ad agitarsi. Era un groviglio di rabbia e disperazione, ed il desiderio di liberarsi ed aggredire quel medico si contrapponeva alla triste consapevolezza di essere del tutto impossibilitata a fare qualsiasi cosa.
L'uomo allargò un piccolo sorriso. -Mi è stato riferito che hai rimosso il sondino da sola... Coraggioso, non c'è che dire- esordì, mente si allontanava lentamente dirigendosi verso un letto poco distante, che solo adesso Ally notava essere occupato da un uomo. Quest'ultimo sembrava avere circa cinquant'anni, era calvo ed aveva un fisico molto magro, che mostrava chiari ed evidenti segni di denutrizione. Le braccia scoperte erano piene di lividi e segni di puntura in prossimità del passaggio vene, seppur lui non sembrava essere stato immobilizzato con nessuna cinghia.
Ally sentì la disperazione assalirla, e farsi così grande ed invadente da mozzarle il fiato. Non aveva mai visto quella stanza, non sapeva neanche in quale ala della struttura si trovasse; e non ricordava niente di ciò che era avvenuto prima di risvegliarsi distesa in quel letto, se non che aveva avuto una breve discussione con il direttore.
-Che ci faccio qui?!- esclamò, con voce tremante.
Il dottore si voltò in sua direzione e sembrò sorridere compiaciuto. -Questa è l'infermeria- esordì, con una spiazzante indifferenz
Ed Allyson, che non riusciva più a domare la crescente frustrazione, iniziò a gridare. -Voglio uscire da qui! Fatemi uscire!-.
-Sono davvero spiacente- le rispose l'uomo. -Ma il suo comportamento degli ultimi giorni ci ha costretti a tentare un... Approccio diverso-.
La ragazza tacque, e con la bocca semiaperta restò immobile; era stremata, e distrutta da quell'insopportabile sensazione di impotenza.
-Verrà tenuta qui per i prossimi due giorni-. Dicendo questo, l'uomo in camice tornò ad avvicinarsi all'uomo calvo; estrasse dalla tasca del camice una grossa siringa contenente un liquido incolore, poi la aprì, spruzzando in aria in aria una piccola quantità di contenuto con il fine di rimuovere l'aria dal suo interno. La fece penetrare nel braccio già martoriato del paziente, il quale si agitò per diversi secondi in preda a quella che pareva una crisi epilettica, per poi immobilizzarsi completamente. -Ti auguro una buona permanenza- concluse l'uomo in camice, uscendo dalla stanza con disinvoltura.

Bad - Seconda parteWhere stories live. Discover now