CAPITOLO TREDICESIMO - parte 1

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Passarono tre interminabili ore dal precipitoso arrivo di Brian, durante le quali il gruppo rimase all'interno dell'infermeria nella trepidante attesa di veder arrivare un poliziotto ad annunciare che la rivolta era stata finalmente placata e che tutto era finito.
Ma quel momento sembrava non arrivare mai, e nonostante fosse passato tutto quel tempo la situazione all'esterno della stanza non pareva essere migliorata. Certo, dopo un po' il gruppo di pazzoidi che stavano tentando di rompere la porta ed entrare in infermeria si era allontanato, realizzando che rompere quel vetro a mani nude fosse un'impresa realmente ardua; si erano allontanati tornando probabilmente dalla direzione dalla quale erano venuti. Eppure, i rumori provenienti dai corridoi suggerivano che la polizia non avesse affatto preso il controllo della situazione.
Strazianti e pressanti dubbi iniziavano ad insidiarsi nelle menti di tutti quanti: sarebbero mai usciti da quella stanza?
Se gli agenti non erano ancora riusciti a placare la rivolta nonostante fossero trascorse ore dal loro arrivo sul posto, di certo non potevano facilmente immaginare un lieto fine a quella terribile esperienza.
Brian aveva accuratamente disinfettato uno specifico angolo della stanza, e si era seduto li con la testa tra le gambe; reggeva ancora in mano un flacone di disinfettate, che ogni tanto, per un motivo imprecisato, si versava addosso. Poco distante da lui, Eren e Tim erano seduti su una barella e parlavano sottovoce tra loro; mentre Dina era seduta a terra e pareva guardarsi bene dal mantenersi il più distante possibile da tutti gli altri.
Natalie si era lentamente ripresa dallo stordimento derivato dai medicinali che le avevano fatto ingerire, ed ora non faceva che camminare nervosamente avanti e indietro, armeggiando con il suo occhio sinistro come tentasse di girare lancette del suo orologio immaginario, ma chissà che cosa realmente le stava passando per la testa.
In fine, Allyson se ne stava in piedi con la schiena appoggiata al muro. Era seriamente preoccupata della situazione, ed iniziava ad avere forti dubbi sul fatto che gli agenti di polizia sarebbero presto venuti a salvarli; forse sarebbero morti tutti quanti in quella stanza, a causa della mancanza di cibo ed acqua. Quello che sarebbe dovuto essere il loro rifugio sicuro, sarebbe potuto trasformarsi nella loro bara.
Proprio mentre era avvolta in questi pensieri che facevano mano mano aprire una voragine nella sua pancia, un'ombra attirò la sua attenzione: fuori dal vetro infrangibile avevano appena attraversato il corridoio circa cinque detenuti, a passò svelto.
Eren li guardò con le palpebre spalancate, poi tirò un sospiro. -Per fortuna questa volta non si sono fermati-.
Tuttavia, quella sua affermazione parve quasi aver inconsapevolmente innescato una catena di eventi esattamente contraria a quella che il ragazzo avrebbe sperato. I detenuti non erano andati via, ma si erano allontanati solo per recuperare qualcosa dalla stanza affianco, la cui porta era stata lasciata aperta da qualche poliziotto che l'aveva ispezionata precedentemente.
Solo pochi secondi dopo, si udirono i primi colpi. Erano tonfi molto forti, i quali suggerirono che stesse venendo usato un oggetto piuttosto pesante, a mò di ariete, nel tentativo di abbattere la porta dell'infermeria.  Cercavano di buttarla giù.
Un brivido di terrore percorse la spina dorsale di Allyson da cima a fondo, come una scossa elettrica; fece un passo avanti e guardò i suoi amici come desiderasse dire qualcosa, ma non ne avesse trovato la forza.
-La... La porta è resistente.... Vero?!- balbettò Natalie, correndo verso l'amica e prendendola per mano, come cercasse in lei un po' di rassicurazione.
-Non lo so...- rispose vagamente l'altra, senza staccare gli occhi dalla porta. Era una comune porta di legno, piuttosto spessa ma non certo indistruttibile, ed affiancata sul lati sinistro da una grande lastra di vetro anti sfondamento attraverso il quale era possibile scorgere i movimenti degli uomini nel corridoio; ad ogni colpo ricevuto, la parete vibrava in modo preoccupante.
-Siamo tutti morti...- farfugliò Dina,  premendo i palmi delle mani contro alle tempie -Entreranno, è solo questione di tempo...-.
Tim svuotò i polmoni d'aria e sollevò le braccia, facendo cenno a tutti gli altri di restare calmi. -Non perdiamo il controllo- suggerì. -Possiamo mettere dei mobili contro alla porta-.
-Ha ragione- lo supportò prontamente Toby, carezzando la spalla di Natalie per tranquillizzarla -Mettiamoci davanti tutto quello che possiamo!-.
Sfortunatamente, dopo una breve ispezione, si resero conto che la maggior parte del mobilio presente nella stanza non era adatto a quello scopo, ed i letti erano decisamente troppo leggeri per essere utili in qualche modo. Toby e Tim riuscirono comunque a trascinare lungo il pavimento una cassettiera, e dopo averla posizionata davanti all'uscita vi posarono sopra tutti gli oggetti più pesanti che trovarono.
-Dovrebbe bastare...- farfugliò Tim, annaspando. -E comunque, è tutto quello che possiamo fare-.
Il gruppo si riunì in un angolo, il più lontano possibile dalla parete che stava venendo ripetutamente colpita dall'esterno. Ormai erano topi in trappola, e potevano solo sperare che qualcuno sarebbe giunto a salvarli prima che fosse troppo tardi. 
-Io ho delle cose importanti da dirvi...- farfugliò a quel punto Dina, con lo sguardo basso. -E se è vero che stiamo per morire.... Io.... Voglio dirvelo adesso...-.

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Capitolo dedicato a Sakko-chan.
Lo stregatto-astratto :) ❤

Bad - Seconda parteWhere stories live. Discover now