CAPITOLO SETTIMO - parte 1

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A seguito di quella domanda, un tremendo e soffocante silenzio di impadronì della stanza. Toby teneva gli occhi puntati sul volto beffardo di Jeff, che non pareva per niente preoccupato di trovarsi in quella situazione: al contrario, l'espressione sul suo viso metteva in mostra una certa soddisfazione.
In effetti il killer non mosse un solo muscolo, se non per piegare leggermente la testa di lato e continuare ad osservare gli altri due come fosse un impassibile spettatore dinnanzi alla proiezione di un film.
Non era spaventato, non era preoccupato, era semplicemente interessato e continuava a fissare Toby dritto degli occhi con aria di sfida.
-Ally, vuoi dirmi chi è?- sbraitò poco dopo il castano, voltandosi nervosamente verso la ragazza. Doveva aver intuito che dall'altro non avrebbe di certo ottenuto alcun tipo di spiegazione.
Allyson deglutì saliva e strinse le labbra; non sapeva che cosa avrebbe dovuto rispondere a quella domanda. Di certo avrebbe preferito essere sincera piuttosto che inventarsi una bugia, ma era certa che rivelare che Jeff fosse uno dei pazienti che erano detenuti nei sotterranei non sarebbe stata una buona idea.
Ancor meno lo sarebbe stato confidare all'amico che era stata proprio lei a liberarlo.
Si passò distrattamente una mano dietro alla nuca, evitando il contatto visivo con Toby che, al contrario, la stava adesso osservando insistentemente nell'attesa di una risposta. -Lui ... Lui è-.
-Jeff the killer- la interruppe prontamente il moro, intrecciando le braccia sul petto con disinvoltura.  -Probabilmente il paziente ritenuto più pericoloso tra tutti quelli che avete incontrato qui dentro- concluse, senza nascondere la propria soddisfazione.
Toby restò immobile a guardarlo, troppo confuso ed allibito per reagire in qualche modo; la sua fronte aggrottata metteva in evidenza una ruga che vi si era formata nel mezzo, mentre gli occhi spalancati lasciavano trasalire un profondo timore. Non riusciva a capire se quello strano ragazzo stesse vaneggiando o dicendo la verità; e sarebbe stato più indotto a credere alla prima ipotesi, se non fosse che non ricordava di averlo mai visto prima d'ora nei piani superiori della struttura.
Jeff allargò un lieve sorriso compiaciuto, resosi conto che il castano era chiaramente intimorito dal suo atteggiamento, e probabilmente anche dal suo aspetto. -Puoi stare tranquillo- disse, facendo una piccola smorfia. -Non intendo ucciderti, per il momento-.
Toby fu assalito da un violento brivido lungo la schiena, mentre si voltava rapidamente in direzione di Allyson; adesso, oltre alla paura, stava provando anche una mal celata rabbia. -Si può sapere che ti salta in mente?- ghignò, rivolgendole uno sguardo carico di rancore. -Davvero ti fidi di quest...-.
Ma non ebbe modo di finire la frase, perché la stessa Allyson lo interruppe bruscamente alzando la voce. -Piantala, maledizione!- esclamò lei, gesticolando con una mano. -Jeff è qui per aiutarci. Abbiamo poco tempo, capisci? Dobbiamo trovare gli altri e raggiungere un'uscita!-.
-No, è fuori discussione!- rispose lui, scuotendo la testa per segnalare il suo dissenso. -Se esci da quella porta, ti farai ammazzare!- disse ancora, indicando l'uscita della sua camera.
Ed effettivamente, dall'altro lato del muro si stavano udendo chiaramente urla e lamenti provenienti da ogni direzione, alternate talvolta da tonfi e risate sguaiate.
Proprio mentre i due stavano battibeccando, in modo del tutto improvviso Tim issò la schiena mettendosi seduto sul materasso, e con un gesto rapido e deciso gettò via il lenzuolo che fino a pochi attimi prima ricopriva il suo corpo; il volto del ragazzo era paonazzo, respirava con evidente affanno e tremava come una foglia.  -Lui è qui!- gridò a perdifiato, alzandosi in piedi seppur barcollando visibilmente. -Arriva, sta arrivando!-.
Soltanto adesso Allyson poté notare che la maglietta grigia che Tim indossava era ricoperta di grandi macchie di sangue, ed il tessuto pareva essere stato strappato via in più punti.
-Tim, calmati!- esclamò Toby, tentando di avvicinarsi a lui; tuttavia, non ci riuscì. Tim lo respinse assestando uno spintone sul suo petto con ogni forza che aveva in corpo, per poi coprirsi subito dopo la testa con entrambe le mani. La sua bocca si spalancò, ed un grido disperato ne uscì fuori, così intenso e disperato che Allyson sentì il cuore spezzarsi. -Fatelo andare via! Non ce la faccio, non ce la faccio!-. I palmi delle mani, premuti contro alle tempie, tremavano visibilmente così come le sue spalle. Era fuori di se, pareva non avere la più pallida idea di dove si trovasse in quel momento, ne di cosa stesse realmente accadendo.
Allyson si avvicinò a sua volta, anche se con un'andatura piuttosto titubante, sotto gli occhi inespressivi di Jeff che la osservava dall'altro lato della stanza. Senza pensarci troppo, appoggiò una mano sulla spalla di Tim, e strinse il pugno afferrando un lembo della sua maglietta.
-Ti prego calmati, Tim- disse, con la voce più tranquilla che riuscì ad improvvisare nonostante dentro di se, la paura e la preoccupazione avessero creato un vero e proprio inferno di emozioni e pensieri.
-Lui... È nella stanza!- continuò a gridare il ragazzo, serrando le mandibole ed iniziando a dondolarsi avanti e indietro come un ossesso.
Ma Allyson non intendeva certo darsi per vinta. -Non c'è nessuno qui, te lo giuro- gli disse ancora, afferrandolo per il mento in modo da costringerlo a guardarla negli occhi -Non è reale, Tim! Torna in te, ti prego!-.
Fu forse quella frase che fece accendere qualcosa nella mente del ragazzo; abbassò lo sguardo e fece un sospiro profondo, annuendo lievemente con la testa. Durante crisi come quelle gli era molto difficile distinguere ciò che era reale da ciò che invece non era che un crudele scherzo della sua mente; ma si fidava di Allyson, e delle sue parole. Riprese lentamente il controllo di sé, concentrandosi unicamente sulla sua stessa respirazione come i dottori gli avevano sempre insegnato a fare, finché finalmente non si fu calmato del tutto.
-Tutto bene, amico?- domandò Toby, dandogli una pacca sulla spalla mentre ancora era intendo a massaggiare la zona in cui poco prima era stato colpito.
Jeff, che fino ad allora si era limitato ad osservare la scena in totale silenzio, si lasciò scappare una lieve risatina. Staccò la schiena dal muro e lasciò cadere le braccia lungo i fianchi, mentre si avvicinava alla porta chiusa. -Siete molto carini, ma dovremmo muoverci- disse, con una strana espressione dipinta in volto.
-Io non voglio avere a che fare con te, chiaro?- grugnì il castano, puntandogli addosso il dito indice. -Se siamo finiti in questo casino è soltanto colpa di quelli come te!-.

Bad - Seconda parteWhere stories live. Discover now