CAPITOLO SESTO - parte 1

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Ally si riempì i polmoni d'aria, e riprese a camminare a passo svelto lungo il corridoio. Ogni singolo nervo del suo corpo era teso, e le sue orecchie concentrate nel captare i rumori attorno a se, ascoltavano i lievi passi di Jeff. Quest'ultimo, con lo sguardo avanti e le spalle strette, la seguiva senza dire una sola parola.
Dovette appellarsi a tutto il coraggio che le era rimasto quando si trovò a dover passare accanto ai corpi che giacevano sul pavimento: il paziente svenuto con la faccia a terra, e l'infermiere, dalla cui bocca spalancata adesso fuoriusciva un rivolo di sangue scarlatto.
-Le camere sono di qua- sussurrò Ally indicando la rampa di scale di marmo che conduceva al primo piano. Si affrettò a salirla mentre guardando brevemente indietro si assicurava che Jeff la stesse ancora seguendo; e trovò un infinito sollievo nel notificare che non vi fosse nessuno nei paraggi, se non una donna che ciondolava senza meta sbattendo ripetutamente le spalle contro alle pareti.
Con decisione e ritrovata speranza voltò a destra: ricordava più o meno a memoria le posizioni delle varie stanze, e la più vicina rispetto al punto in cui lei si trovava era quella di Tim.
La ragazza notò da lontano che la porta della suddetta camera sembrava essere aperta; deglutì a vuoto, pietrificata dal fatto che non sapeva che cosa si sarebbe dovuta aspettare. Dall'interno pareva non provenisse alcun rumore, nessuna voce o movimento, e questo non poté che farla pensare al quadro peggiore.  Compiendo quello che sembrava a tutti gli effetti un gesto protettivo, Jeff la superò aumentando il passo e si affacciò per primo oltre la soglia.
Ma la stanza di Tim era vuota; non c'era nessuno al suo interno.
Allyson varcò la soglia poco dopo e con sgomento si guardò intorno, fino a che il suo sguardo non si posò istintivamente sulle lenzuola del letto; erano stropicciate, e macchiate di sangue. Le chiazze rosse erano rese ben visibili perché contrapposte al bianco candido del tessuto.
-Oddio...- balbettò, portandosi le mani al volto. Si voltò verso Jeff e cercò i suoi occhi, come se credesse che lui potesse in qualche modo risolvere quella situazione; tuttavia, lo sguardo che incontrò, era freddo e completamente neutro.
La ragazza trattenne il fiato e guardò ancora quelle lenzuola, incapace di impedire alla sua mente di fantasticare su quello che potesse essere accaduto li sopra. Forse era stato picchiato a morte, o aggredito da altri pazienti; il suo corpo fu scosso violentemente da un brivido freddo, che attraversò interamente la spina dorsale.
Vide Jeff avvicinarsi al letto e scrutarlo con attenzione senza dire una parola, pareva emotivamente sconnesso da ciò che stava vedendo. Ispezionò il tessuto con cura, poi afferrò un lembo delle lenzuola con la mano.
-È fresco- disse, allargando uno strano sorriso che andava a coincidere con le cicatrici sulle guance.
-Sarà stato...- balbettò Ally, annaspando.
Ma il killer non le diede abbastanza tempo per parlare. -Non abbiamo tempo, cerchiamo gli altri- disse, con una freddezza disarmante.
Allyson scosse la testa, confusa e tremendamente scossa. -Ma... Non poss...-.
-Magari è con loro- la interruppe ancora il moro, passandole accanto per poi uscire con disinvoltura dalla camera.
Lei non disse nulla, e come fosse diventata un fedele cagnolino riprese a seguirlo, lasciando che fosse lui a condurre la missione di salvataggio. Era tremendamente preoccupata per la sorte di tutti quanti i suoi amici, e la paura di scoprirli morti paralizzava la sua possibilità di mettere in ordine i pensieri.
La situazione si era rivelata anche più grave di quanto avesse inizialmente previsto. Era evidente che il personale della struttura non fosse affatto preparato a gestire una situazione di quel tipo, e non fossero riusciti a contenere la rivolta dei pazienti in qualche modo, un edificio isolato come quello si sarebbe presto trasformato in una trappola mortale per tutti coloro che vi si trovavano ancora all'interno.
Ally abbandonò la stanza barcollando, scrutata attentamente dagli occhi freddi di Jeff che pareva aver intuito la sua difficoltà.
-Dobbiamo fare in fretta- disse quest'ultimo. -Qual'è la prossima camera?-.
"La prossima" ripeté Ally nella sua mente, cercando di richiamare alla memoria la distribuzione delle varie stanze.
La più vicina era quella di Toby.
-Quella- borbottò indicandola, e proprio in quel momento il grido disperato di qualcuno echeggiò sulle mura spoglie del corridoio; a giudicare dal suono doveva essere piuttosto lontano, ma non per questo potevano ritenersi al sicuro.
Allyson, imponendosi di mantenere la calma, si avvicinò velocemente alla porta e tentò di aprirla con un gesto nervoso e sbadato, ma fu sorpresa nel realizzare che fosse chiusa a chiave.
-Toby? Sei qui dentro?- esclamò, picchiettando nervosamente le nocche sul legno. -Toby?-.
La voce del ragazzo, proveniente dall'interno, giunse così debole e traballante da essere a malapena percettibile dall'esterno.  -Sei... Sei Allyson?-.
-Apri, presto!- disse ancora la ragazza, premendo la maniglia con più forza.
A seguito di un paio di secondi in cui il silenzio avvolse l'ambiente, la ragazza udì un suono di passi provenire dall'altro lato della porta; Toby si stava avvicinando, e sembrava trascinare i piedi sul pavimento.
-Fai presto... Ad entrare- le disse, prima di sbloccare la serratura.
Jeff lanciò ad Allyson uno sguardo interrogativo.

Bad - Seconda parteWhere stories live. Discover now