Capitolo 4

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Bella geri placuit nullos habitura triumphos.

"Si compiacquero di combattere guerre che non sarebbero state coronate da nessuna vittoria"

BEKKA'S POV:

"Buongiorno, devo sporgere una denuncia, sa a chi dovrei riferirmi?" chiedo al ragazzo in divisa che mi accoglie.

Sembra infastidito dalla mia presenza.

"Che tipo di denuncia?" chiede masticando una gomma.

"E' un po' complicato, preferirei parlarne direttamente con il comandante"

"Francè!" urla all'improvviso facendomi sussultare.

Un altro ragazzo si affaccia nella stanzetta dove sta il tizio che gli dice "Portala da Guarino"

Lui annuisce e aprendomi la porta, mi accompagna lungo un corridoio che sembra non finire mai.

"Di qua" dice finalmente facendomi fermare davanti a una porta con su scritto "Maresciallo Guarino"

Penso tra me se sono sicura di sporgere denuncia, ma poi penso alle conseguenze se dovessi collaborare con quel ladro.

Diamine non posso tenere un fuggitivo in camera mia di nascosto!

Diventerei sua complice, per non parlare del pericolo che sto vivendo sia io che mia madre, per giunta ignara di tutto ciò.

No, non può restare.

Busso.

"Avanti "tuona una voce maschile.

Entro intimorita e osservando il comandante sui quaranta coi capelli rossi  e occhi chiari, chiedo prima di accomodarmi "Salve, lei si occupa di denunce?"

"Si, si accomodi. Che tipo di denuncia vuole sporgere?" chiede lui mentre incomincia a digitare sul computer.

Mi accomodo sulla poltroncina rossa di pelle e accavallando le gambe dico "Denuncia domiciliare"

Il comandante alza lo sguardo verso di me e guardandomi stranito chiede "Domiciliare?"

"Esatto" confermo.

"Sa dirmi di più? "chiede lui smettendo di digitare e prestando la totale attenzione a me.

"Certo. Ieri sera si è intrufolato un fuggitivo in camera mia e ora non se ne vuole andare" riassumo tutto in una frase.

Il comandante stavolta alza un sopracciglio e chiede "Come si chiama questo fuggitivo?"

Faccio per rispondere ma...

"Ora che ci penso...non gli ho chiesto come si chiamasse" dico accorgendomi di non sapere il suo nome.

"Ma posso dirle che mi chiama tulipano. Un soprannome strano, non crede?" aggiungo cercando di aiutare il comandante.

Lui ridacchia e dice fornendomi un foglio e una matita "Allora me lo potrebbe disegnare?"

Afferro la matita e...

"Non so neanche disegnarlo" dico facendo una smorfia e riappoggiando la matita sul tavolo.

Eravamo al buio e stamattina l'ho visto per un microsecondo, il tempo di prendere il Rolex, la borsa e scappare dalla stanza prima che uscisse dal bagno.

"Però posso disegnarle i pettorali. Quelli me li ricordo bene" dico riafferrando la matita.

"Allora ricapitoliamo...Ieri notte è entrato un fuggitivo in camera sua, di cui lei non sa nome e non riesce a disegnare i particolari fisici, eccetto i pettorali?" chiede lui ritirandomi il foglio.

Un attentato al cuoreOpowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz