Capitolo 39

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"Non poter fare a meno di qualcosa significa che non la possediamo, ma che ne siamo posseduti." -Enrico maria secci

MELISA'S POV:

"Non è che mi presteresti questa camicia?" chiedo a lampo indicandogli una camicia bianca a strisce blu nell'armadio.

"Prendila" me lo concede mentre afferro tutto quanto ed entro in bagno per cambiarmi.

"Sai che puoi cambiarti anche qui, vero?"

"Mi vergogno" nego subito con la testa.

"E di cosa? Di me?" mi viene incontro a petto nudo, indietreggio fino alla porta del bagno.

"Io...sì, cioè no" balbetto tra una parola e l'altra.

Kemal ridacchia e io chiedo a disagio "cosa c'è?"

"Sei adorabile, lo sai?" sussurra lui accarezzando col pollice il mio labbro.

Non so più come si respira quando inclina il viso per sfiorare il mio naso e sfiora le mie labbra. Ho un nodo alla gola, non riesco proprio a capacitarmi di tutto questo, mi sembra ancora un sogno.

Sorride sulle mie labbra e io mi sciolgo letteralmente, devo aggrapparmi alla parete dietro per non cascare per terra.

"Vado o faremo tardi" mormoro fuggendo da lui che posa una mano sullo stipite e mi osserva intensamente.

Quando chiudo la porta alle mie spalle, mi appoggio contro questa e butto tutta l'aria trattenuta nei polmoni. Come farò ad andare avanti così?

Mi cambio velocemente indossando la camicia di Kemal sotto i jeans e allaccio le converse con mille pensieri per la testa.

E' l'ultimo esame prima della laurea, non posso permettermi di non passarlo, anche perché devo ancora completare le ore del tirocinio e non avrei come studiare per altri esami.

Mi pettino i capelli e prendendo un bel respiro esco dal bagno. Rimango stranita quando non trovo nessuno in stanza.

Sarà andato di sotto.

Sento rumori di padelle e scendendo in cucina vedo Kemal che sta facendo delle omelette "Vuoi?" chiede capovolgendo l'omelette ad arte.

"Preferisco qualcosa di dolce la mattina" rifiuto con dispiacere.

"Arriva subito" dice lui venendo verso di me.

Sono sotto shock quando mi posa un bacio a stampo e chiede "Abbastanza dolce?"

Non ho parole, non riesco a muovere nessun muscolo, infatti lui scoppia a ridere e dice "Non ti lascio a digiuno, tranquilla. Dammi solo un minuto"

Mi dà le spalle e io mi aggrappo al bancone alla ricerca di aria. Perché sembro sempre una rana sbigottita quando cerca di darmi un bacio?

L'osservo che mischia con della polvere scura del latte e versando il composto nella padella, fa dei pancakes che fanno un profumino da leccarsi i baffi.

Mette tre pancakes fumanti sul mio piatto e versando sopra del miele, mi chiede se preferisco anche della nutella.

"No, vanno benissimo così. Grazie" mi mordicchio il labbro con l'acquolina in bocca.

Kemal mi porge anche le posate e do un primo assaggio dei pancakes, non riesco a trattenere un gemito di piacere. Sono la cosa più buona del mondo.

"Sembra che ti piacciano" dice lui compiaciuto mentre non smetto di mangiare, ne voglio ancora diecimila.

"Me li fai ogni mattina?" borbotto masticando il boccone.

"A una condizione" replica mangiando le sue uova.

Un attentato al cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora