14.Psicanalisi E Farfalle

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Non sono rimasta a dormire da Harry, sono stata costretta a tornare a casa perché ad Iris e Felicity serviva l'auto per andare a lavoro.

Ora sono a casa a finire di preparare le ultime cose, beauty con i vari trucchi per esempio.

Preparo la cena, l'indomani sarei dovuta partire, quindi stasera sarebbe stato il mio ultimo giorno con le ragazze, sarebbero arrivate tutte e due per l'ora di cena.

Faccio un po' di insalata con una fetta di carne per uno, questo per me è già tanto, non essendo un vero e proprio chef, ma una vera e schiappa in cucina.

Il suono del telefono mi distrae dai guardo e sullo schermo c'è un messaggio, da parte di Harry.

Avrei voluto non promettenti nulla, essere egoista e tenerti con me ancora un po'.

H.

Flashback

«Ecco qui»

 

Ho raggiunto Harry nella sua camera con la sua maglia bianca a maniche corte ed il pezzo sotto di una tuta nera che devo girarmi l'orlo non so quante volte, facendolo ovviamente ridere.

«Non è colpa mia se sei un gigante.» dico guardandolo sconfitta.

«Ne colpa mia se sei nana.»

Scrolla la testa sorridendo mentre mi sorpassa uscendo dalla stanza.

Lo seguo andando verso il divano frugando così nella mia borsa in cerca delle chiavi dell'auto. Devo assolutamente andare a casa e devo farlo ora visto che tra un paio d'ore le mie amiche si sveglieranno per andare a lavorare; per fortuna ha smesso di piovere.

«Allora vai davvero?» sento Harry dietro le spalle, la sua voce mi distrae dai miei pensieri, mi volto verso di lui.

Sembra essersi ripreso, anche se non è nel miglior stato possibile, ma almeno è in piedi da solo ed il colorito è decisamente migliorato.

Vorrei sapere dove tiene la roba, quella stupida polverina che lo distrugge come essere umano e lo rende un vegetale. Vorrei prenderla e buttarla nel water e tirare lo sciacquone, ma so che non servirebbe a nulla, saprà benissimo dove recuperarla.

«Si, a Felicity ed Iris serve la macchina non so se ad entrambe o se ad una delle due, comunque gli serve.» gli spiego mettendomi la borsa in spalla dirigendosi verso la porta, lui mi segue accompagnandomi.

Sento Harry sospirare «Il lavoro prima di tutto.»

Siamo davanti la porta ora e noto il suo tono triste. So che questa frase è ricca di significato, so che il lavoro per lui viene prima di tutto ed è proprio per questo che si riduce così, per sentirsi meno soffocato. Ma non mi aspettavo assolutamente che avrebbe già iniziato prima di partire per il tour.

«Avrei voluto accompagnarti, sarei venuto in macchina con te e poi avrei preso un taxi, ma per la tua incolumità è meglio di no.»

«Già» confermo mettendo il piede fuori dalla porta.

È poggiato allo stipite con un braccio tiene la porta per tenerla aperta, e nonostante i suoi occhi siano spenti, contornati da occhiaie rosse, labbra screpolate e capelli ancora un po' bagnati per via del bagno, è bellissimo nella sua più totale distruzione.

È poggiato allo stipite con un braccio tiene la porta per tenerla aperta, e nonostante i suoi occhi siano spenti, contornati da occhiaie rosse, labbra screpolate e capelli ancora un po' bagnati per via del bagno, è bellissimo nella sua più totale ...

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THE GIRL CRUSH || H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora