22.L'ora Della Verità

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Stanza 262

La stanza di Harry è esattamente due porte dopo la mia non ci metto nulla ad arrivare, ho il cuore i gola. So che una volta aperta questa porta non potrò più nascondermi.

Prendo coraggio e busso, anche se dentro di me spero che stia già dormendo, ma la porta viene spalancata mostrando davanti a me Harry in boxer bianchi che mi guarda, anzi mi fissa in modo ambiguo.

«Scusa, stavi andando a dormire, fa nulla parleremo domani.»

Gesticolo impacciata guardando a terra per evitare di puntare gli occhi da qualche altra parte rendendo tutto ancora più imbarazzante.

«No, ti prego entra.» Dice veloce come se avesse paura di una mia fuga, e non ha tutti i torti a pensarlo.

Così entro senza dir nulla, siamo entrambi rigidi, lui intanto prende dal letto una t-shirt indossandola. Si volta di nuovo verso di me, ma non so bene che fare né cosa dire, siamo entrambi in piedi in una stanza d'hotel, una cosa che ci accade molto spesso.

So che devo parlare io per prima, quindi cerco di prendere un minimo di coraggio.

«Ti chiedo scusa, so che ti ho fatto preoccupare.»

La sto prendendo alla larga, ma non so proprio come iniziare il discorso.

Lo sento sospirare pesantemente e andare verso il balconcino che si affaccia su New Orleans ancora illuminata e festosa; tutto il contrario del clima di tensione che si percepisce in questa stanza di hotel.

Non mi muovo, non so se è la cosa giusta da fare, e non so come è il suo umore in questo momento.

«Preoccupare» la sua voce assume un tono più profondo, mi dà ancora le spalle non riesco quindi a vedergli il viso.

«Quello che ho provato non è minimamente paragonabile alla preoccupazione; mi hai paralizzato Lily, mi hai reso inutile e disprezzato.»

Dolore, è questo quello che percepisco e sentendolo parlare in questo modo non riesco a trattenere la lacrima che scappa incontrollata.

Disprezzato, se solo sapesse la verità, ma è ora di dirla, basta mentire Lily.

«Io non ti disprezzo Harry, non pensarlo ti prego.»

Mi asciugo la lacrima, ma la voce che esce spezzata mi inganna e sentendomi piangere si volta avvicinandosi cautamente.

«Dimmi come cazzo faccio a non pensarlo! Ti stavo per baciare ed hai avuto un attacco di panico Lily! Sono venuto in tuo soccorso e come ho poggiato la mia mano su di te ti sei scansata!»

È furioso, ma non sta urlando molto, mantiene la voce bassa essendo notte fonda, vorrei bloccarlo ma non riesco perché continua ad avvicinarsi e ad imprecare contro di me.

«Non potrò mai scordare il tuo sguardo, non potrò mai. Nei tuoi occhi c'era paura, eri spaventata da me, l'ho visto.»

Non riesco più a controllarmi, le lacrime scendono sul mio viso come cascate incessanti mentre mi parla.

«Non ho paura di te.»

Sbiascico con fatica con voce strozzata.

«Cazzate» questa volta alza la voce facendomi sussultare.

«Ti prego, devi ascoltarmi» cerco di asciugare le lacrime e inspiro avvicinandomi a lui poggiando le mie mani sulle sue braccia per un disperato tentativo di calmarlo.

Ha le braccia contratte e piegate verso di me, ma non mi tocca. Tutto il suo corpo è contratto e nervoso lo percepisco dal suo sguardo di fuoco e dal suo respiro irregolare.

THE GIRL CRUSH || H.S.Where stories live. Discover now