55. Rancore

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Tutti andarono a letto dopo aver cenato, Harry si era unito a noi dopo la doccia, la serata è trascorsa a ridere e scherzare, anche se dentro di me non mi sentivo così bene.  Ripensavo costantemente a ciò che è successo poco prima, e non riuscivo a capacitarmi quanto fossi debole in sua presenza.

Sa che lo amo, sa quanto può essere persuasivo e doveva essere lui a fermarsi.  E poi c’è la sua ragazza o chiunque sia per lui. Non smetto di pensare a quella sera che ho visto Ivar al supermercato e l’ho chiamato mi ha risposto una ragazza in piena notte al suo telefono. Sono libera di chiedergli spiegazioni al riguardo, o dovrei lasciar perdere?

Anne, Robin e Gemma si sono sistemati nella camera da letto, l’unica dell’appartamento, mentre a me ed Harry tocca il divano letto in sala.

Il silenzio è calato fra noi non appena gli altri sono andati a dormire, il mio cervello stava scoppiando e improvvisamente l'idea di restare con loro, con lui, rifarci sesso avendo chiuso qualsiasi cosa eravamo in passato non è stata assolutamente una grande scelta, anzi pessima, forse la peggiore che abbia mai avuto. Ora mi sento lo stomaco che si stringe e le lacrime che vogliono esplodere sul mio viso mentre non capisco che cosa debba fare.

Me ne vado in piena notte?

«Harry» lo chiamo ha indosso una t-shirt bianca ed i boxer, si blocca mentre sta per scoprire il letto.

«Lo so, ti vedo che ti stai arrovellando il cervello da quaranta minuti» mi guarda accennando un sorriso, ma come fa ad essere così calmo?

«Mi sento mancare l’aria e non so che cosa sto facendo, che ci faccio qui con te?» sussurro veloce gesticolando nervosa.

«Vieni qui» si mette seduto sul letto e batte la mano accanto a lui per raggiungerlo.

«Perché? Che cosa risolverà!?»

«So di che cosa hai bisogno» ribatte serio.

«E di cosa?» domando frustrata, visto che lui ha risposte a cose che io non so.

«Di me»

Mi spiazza, perché so che ha completamente ragione e che nonostante tutto, nonostante il mio distacco non sono riuscita a cambiare nulla e lui lo sa.

Senza dire nulla accuso il colpo e mi poggio accanto a lui, mi fa mettere la testa sul suo bacino mentre lui è ancora seduto con la schiena poggiata al divano.

Poggia una mano fra i miei capelli accarezzandoli e l’altra fa su e giù sulle mie gambe scoperte.

«Non dici nulla?» domanda guardandomi dall’alto con i suoi occhi penetranti ancora più scoperti e visibili con il suo nuovo taglio, sembra più piccolo ma anche più uomo certe volte, dipende dalle angolazioni.

«Non posso dirti altro, è la verità» ammetto guardando verso la sua mano che dalla gamba si sposta sul mio mento per farmi tornare a guardarlo.

«Puoi dirmelo?» mi sussurra e sembra che ne abbia un estremo bisogno.

«No, perché tu non hai bisogno di me, quindi dirtelo mi farebbe ancora più male»

«Ecco questo è una cosa che mi fa incazzare di te, pensi sempre di sapere tutto su di me riguardo te, ma la verità è che non sai nulla» dice ferito, allontanando le sue mani da me.

Mi alzo e mi metto seduta pronta per l’ennesima discussione, era solo da due mesi di assoluto ignorarsi che siamo riusciti a non litigare, ma come siamo insieme sembra inevitabile.

«Infatti hai così bisogno di me, ti mancavo così tanto che hai preferito affondare i dispiaceri in un’altra, una modella di Victoria Secret per l’esattezza!» i miei toni non risultano affatto bassi, ma la rabbia ha avuto la meglio.

THE GIRL CRUSH || H.S.Where stories live. Discover now