CAPITOLO UNO. LINDA.

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FLASHBACK.

"Quando presi la decisione di studiare altrove ero felice, ero la felicità fatta in persona. A diciannove anni, uscita con cento dalla maturità avevo scelto di studiare giurisprudenza a Roma alla miglior università: "La Sapienza."

Passai l'estate in famiglia e con gli amici sapendo che poi il ventisette Settembre sarei dovuta partire per iniziare le lezioni in facoltà.

Avevo trovato la casa, avrei avuto due inquilini, mi ero scambiato qualche messaggio su Facebook, Claudia e Max sembravano due persone stupende. Claudia studiava Economia ed era già alla specialistica e Max invece lavorava come parrucchiere negli studi di Cinecittà. Mi aveva confidato che era gay e io gli avevo detto che grazie a ciò, mi sentivo più sicura.

Non vedevano l'ora di avermi lì con loro, fra i tre ero la più piccola. Claudia aveva venticinque anni, Max ne aveva ventisette.

Quando arrivò il giorno della mia partenza la notte non dormì per niente e la valigia la mattina la ricontrollai trenta volte.

Il cuore sanguinò quando varcai la porta di casa, ma dovevo. Il futuro valeva un patrimonio. Il mio futuro valeva il mio impegno, la mia felicità la mia ambizione nel voler seguire il mio sogno. Quel sogno valeva settecentosettantasette chilometri. Ho dovuto varcare quella soglia che in vita mia ho varcato per diciannove anni senza mai andarmene. Era il momento. Era tutto ciò che desideravo. L'aereo aspettava e Roma attendeva me. Io, nell'alto cielo che piangeva, lo aiutai a buttar giù altre gocce ma il sole sarebbe arrivato e avrebbe illuminato le mie giornate. "

Questo fu tutto ciò che successe tre anni prima, quando ancora con il profumo di mamma addosso, mi allontanai da casa. I miei flashback venivano a farmi compagnia ogni tanto. Ormai per me vivere a Roma era una routine che non volevo cambiare. Mi mancava mamma, mi mancava tutto ciò che al mio paese poteva non esserci a Roma ,ma la gente, la movida della magica città era per me ogni giorno, poesia per gli occhi. Mi piaceva fermarmi e guardare i piccoli dettagli delle persone. A volte in metro mi soffermavo a guardare i militari, la loro postura, la loro serietà nello svolgere il loro lavoro. Guardavo le persone che di corsa andavano al lavoro con la loro valigetta. Ragazzini che marinavano la scuola e prendevano la metro per andare a Ostia e passare una giornata diversa magari saltando un'interrogazione di greco o il compito di latino.

Un giorno addirittura, avevo visto un signore con un mazzo di rose rosse e un peluche. Lo guardai emozionata e mi confidò che, portava tutto alla sua dolce metà. La sua dolce metà, disse, che aveva sposato cinquantasei anni prima davanti a Dio. La sua donna era ricoverata in oncologia al Policlinico, il mostro, lo chiamava lui, le stava divorando il sangue e la rendeva pallida e debole, proprio la donna che non era mai stata mi confidò. Lui andava a trovarla ogni mattina, solo che quel giorno era speciale: era il loro anniversario di matrimonio e la voleva rendere ancora una donna felice. Mi disse che sentiva la mancanza di un suo abbraccio o anche solo di sentire il profumo di polpette fritte nella casa che avevano condiviso per cinquantacinque anni, si accontentava di poter sentire però ogni giorno, il profumo di vaniglia della crema per mani che aveva sua moglie. Il loro calvario stava durando da un anno, ma a come raccontò il signore, sarebbe finito presto purtroppo nel finale più tragico.

Roma mi raccontava ogni giorno una storia diversa e ormai mi ero innamorata di tutto ciò che poteva regalarmi quella città. Tre anni prima non avrei mai pensato di dirlo ma la mia vita avrebbe continuato ad essere vissuta in questa città piena di storia e dettagli.

𝐼𝓁 𝓈𝒾𝓁𝑒𝓃𝓏𝒾𝑜 𝒹𝑒𝓁 𝓂𝒶𝓇𝑒.Donde viven las historias. Descúbrelo ahora