CAPITOLO DICIOTTO. PAOLO

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PUO' BENISSIMO ACCOMODARSI FUORI.

Linda cadde a terra e feci in tempo a prenderle la testa prima che la sbattesse a terra. Accorsero subito gli infermieri per posare Linda sulla barella. Claudia mi guardò in cagnesco. Se gli sguardi avessero potuto uccidere il suo mi avrebbe sicuramente ridotto in polvere.

Portarono la mia Linda in pronto soccorso e la visitarono mi sarei fatto dare notizie dopo dagli infermieri,ora dovevo risolvere una questione importante con la mia famiglia. Mi recai in pediatria dai miei famigliari. Si accomodarono nel mio studio senza che nessuno glielo avesse consentito ma come al solito dall'alto della loro arroganza avevano fatto ciò che volevano.

Salutai prima i miei bambini, li abbracciai e rivolsi loro le attenzioni che non avevano avuto in questi sette mesi. Mi raccontarono della scuola e di tutto ciò che avevano fatto. Poi passai alle tre persone che mi avevano distrutto tutto.

"Che ci fate qui? Vi avevo detto di non venire"

"Siamo venuti perchè pensiamo che la scelta della separazione sia una stupidaggine. Tania non ha mai mancato come moglie in questi dieci anni, nè come donna nei vostri quindici insieme. Come mai questa scelta figlio?" disse mia madre con un tono di comprensione e da mamma. Lei infondo aveva capito da sempre che Tania non l'avevo mai amata ma per amore di suo marito aveva preferito tacere per non creare scompiglio. Erano sposati da quasi cinquant'anni e non si erano mai scomposti come coppia. Non l'avrebbe fatto nemmeno adesso mia madre o forse chissà, per amore del figlio tanto voluto si sarebbe finalmente ribellata. Mi avevano atteso per ben dodici anni, ero figlio unico e mia madre mi amava come mai nella sua vita avrebbe potuto amare.

"Sai benissimo mamma che Tania non l'ho mai amata, l'ho sposata solo perchè voi me lo avete imposto. Ci ho fatto due figli perchè sarebbero stati per sempre l'amore della mia vita. Luca e Matilde lo sono ma non amo assolutamente la loro mamma. Non ho mai saputo cosa sia l'amore quello vero e puro, quello bello che ti fa battere il cuore. A Tania ho voluto bene, infondo è stata da sempre a casa nostra ma l'ho vista come un'amica. Le voglio bene perchè mi ha donato il regalo più bello della mia esistenza ma niente più. L'amore l'ho scoperto ma non con lei."

"E con chi caro dottor Ferrari?" Mio padre con la sua arroganza stava prendendosi gioco di me. Sapeva benissimo la risposta ma voleva sentirselo dire per poter fare una delle sue risate grasse che umiliavano le persone. Ne sapevo qualcosa ma questa volta non mi sarei sentito umiliato anzi mi sarei sentito forte.

"Con Linda. La donna che avete incontrato e che è svenuta davanti ai vostri occhi senza nemmeno aiutarla. Dall'alto della vostra arroganza le avete urlato contro che questo reparto è un ammasso di malattia e vi dico che, in questo reparto io ci lavoro e mi sento me stesso. Voi che della vita non sapete nulla nemmeno come si vive, qua dentro si vive giorno per giorno. Qui ho imparato a vivere e capire tutto ciò che con consapevolezza, so. Siete delle arpie tu e Tania. Mamma non c'entra niente con voi è solo la vostra complice, come quando vai a fare una rapina e lei fa il palo. Lei è solo un'intrusa. Voi siete meschini."

"Basta Paolo Ferrari, non ti permetto di rivolgerti così a tuo padre."

"Mi dispiace per lei signor Gerardo Ferrari qua dentro non è il benvenuto, può benissimo accomodarsi fuori. Dell'ospedale intendo."

Mio padre non credeva ai suoi occhi, lo avevo appena cacciato non solo dal mio ufficio ma dall'ospedale proprio.

"Lasciatemi solo con Tania. Devo parlarle."

I miei genitori uscirono dal mio ufficio. Mio padre mi guardò con disprezzo, mia madre con sguardo di compassione e amore.

Ora dovevo affrontare il diavolo.

𝐼𝓁 𝓈𝒾𝓁𝑒𝓃𝓏𝒾𝑜 𝒹𝑒𝓁 𝓂𝒶𝓇𝑒.Donde viven las historias. Descúbrelo ahora