CAPITOLO QUATTRO. LINDA.

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UNA FAMIGLIA SGRETOLATA.

"Ho deciso di volere questa separazione Linda, non voglio più vivere sotto lo stesso tetto con tuo padre. E' un uomo viscido e schifoso ed anche condividere l'aria con lui mi fa schifo."

Mia madre mi aveva appena detto che la mia famiglia si era sgretolata. Dopo ventiquattro anni di matrimonio mia madre aveva deciso di lasciare mio padre perchè aveva scoperto il suo tradimento con la segretaria, vent'anni più piccola e pure lei sposata con due bambini, quindi due famiglie sgretolate per colpa di due incoscienti.

Mi aveva raccontato che papà era rimasto zitto quando lei lo aveva smascherato non aveva osato proferire parola e che un semplice scusa poteva benissimo metterselo lì dove non batteva il sole. Mia madre era una donna che diceva poche parolacce ma in quel caso mi aveva specificato che tutto le era concesso.

Chiusi la chiamata con mamma e mi misi su letto a pensare. Il sole entrava fioco dalla finestra, erano le quattro del pomeriggio e Roma era già piena del parlottio della gente che mi rilassava.

Ripensai a quel giorno in cui papà mi insegnò ad andare in bicicletta. Eravamo in un prato pieno di fiori bianchi e gialli. Era già aprile inoltrato ed avevo una maglietta a maniche corte coi jeans me lo ricordo perchè, alla prima caduta mi sbucciai il gomito. Papà era corso subito e a vedere cosa si fosse fatto la sua piccola bambina e quando si accorse che tutto ciò era niente si tranquillizzò.

Mi diede il "bacio magico", il bacio di una papà o di una mamma che guarisce le piccole ferite dei bimbi. Peccato però che da quel giorno fossero passati diciotto anni e papà ormai non era più la persona di una volta.

Ripensare a quei giorni felici mi fece venire il magone. Come si può tradire dopo tanti anni la donna che ti ha fatto felice regalandoti una figlia? Piansi. Piansi in silenzio senza voler ascoltare nemmeno io il mio dolore.

Volevo mamma accanto, volevo farmi cullare e accarezzare i capelli come quando da bambina sognavo i mostri. Volevo mamma perchè saperla lì da sola non mi piaceva. Volevo mamma perchè la sua mancanza era sempre stata la sola cosa che non avevo mai superato venendo a studiare a Roma.

A quindici anni, quando tutto procedeva bene, sognavo una famiglia come la mia. Benestante, con un bel lavoro entrambi e dei bambini. Ero stata figlia unica e perciò avrei voluto almeno tre bambini. Volevo una famiglia numerosa e caotica perchè quello che avevo sempre adorato era stare in mezzo ai bambini.

Mio padre era un architetto, mia madre era una stilista di abiti da sposa ed io stavo per diventare avvocato penale. Il mio sogno di diventare avvocatessa penale mi venne quando in televisione viddi la notizia di una donna uccisa dal marito. Non tolleravo la violenza sulle donne ma anche in generale. Viddi la sua bambina, piena di dolore e pensai a quanto fosse stato difficile per quella piccola creatura vivere determinati momenti della sua vita senza la mamma.

E' importante avere la mamma quando si è femmine. Il primo ciclo, i primi amori, la prima volta, il "mamma ho paura di essere incinta", quel mostro aveva privato quella bambina di una così bella e fondamentale nella vita di tutti: la mamma.

Decisi lì, in quell'istante che volevo difendere le donne a tutti i costi. Sempre e contro i mostri. Volevo combattere la violenza domestica e tutto ciò che poteva riguardare quel genere di argomento.

Ero a tavola quel giorno con i miei e di scatto mi girai e dissi: "Giurisprundenza. All'università voglio fare Giurisprudenza. A Roma, solo lì, non me lo vietate o la laurea non me la prendo."

Acconsentirono e furono anche felici della mia scelta. Il mio futuro lo aveva scelto quella bambina. 

𝐼𝓁 𝓈𝒾𝓁𝑒𝓃𝓏𝒾𝑜 𝒹𝑒𝓁 𝓂𝒶𝓇𝑒.Where stories live. Discover now