CAPITOLO QUARANTASETTE. LINDA.

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MENO TRE CAPITOLI ALLA FINE.

ERO DISTRUTTA.

Avevo detto delle cose orribili a Paolo e ne ero consapevole. L'avevo mandato via distruggendolo e dandogli la colpa della perdita di nostro figlio. Infondo lo pensavo. Se io non avessi cominciato ad amarlo o se io non lo avessi mai incontrato io non sarei mai rimasta incinta e questo bambino non sarebbe mai stato ucciso da quella belva di Tania.

Se io non avessi avuto una relazione con Paolo, Tania non avrebbe mai fatto parte della mia vita. Era colpa sua, indirettamente ma lo era. Lui soffriva come me e lo sapevo ma io ero ormai caduta a pezzi internamente ed anche esternamente. Non dormivo da tre settimane e mi nutrivo a malapena. Il dolore era enorme e a spiegarlo non ci riuscivo. Avevo creato una bolla solo mia dove non volevo nè vedere nè sentire nessuno, non avevo avuto una comunicazione nemmeno con mia madre.

Suonarono al campanello, erano le dieci del mattino. A fatica mi alzai e andai a vedere chi era. Dallo spioncino vidi che era mia madre con Claudia e Max. Aprì. Quando mi guardarono e mi scrutarono fecero una faccia alquanto orribile. Io ero orribile. Ormai Linda non era più viva. Ero distrutta. Devastata dal dolore. Eppure quel piccolo fagiolo non lo avevo nemmeno preso in braccio ma lo avevo visto quando me lo hanno tirato fuori. Era minuscolo ma aveva già una testolina.

Mamma mi abbracciò piangendo e finalmente diedi vita al mio pianto disperato che in tre settimane avevo nascosto nel mio cuore. Urlai. Urlai il mio dolore abbracciando mamma. Claudia e Max singhiozzavano insieme a me, quel dolore non lo avevo provato nemmeno dopo la rottura con Christian.

Mamma mi tenne con sè sul divano mentre Claudia mi faceva una tisana. Mi teneva accoccolata come quando da bambina mi rifugiavo nelle sue braccia e lei mi coccolava i miei piccoli problemini di cuore.

Questa volta i problemi erano giganti, enormi e soprattutto non stavo riuscendo a superarli. Era passato quasi un mese ed io avevo solo deciso di abbandonare la mia vita.

"Linda, amore, dovresti mangiare avrai perso qualche kilo." disse mia madre con una voce flebile, segno che aveva pianto insieme a me.

"Ne ho persi dodici mamma. Dodici. E lo so che sono tanti ma il cibo mi sta facendo schifo. Mi fa schifo tutto. Anche l'aria che respiro mi fa schifo." dissi con voce rotta.

Sapevo che la mia ormai era una sorta di depressione ma ammetterlo era difficile, soprattutto a me stessa. Ormai lo sapevo che dovevo ricorrere ad uno specialista che mi avrebbe aiutato a sorpassare questo momento ma ancora mi mancava la forza.

Avevo smesso di leggere e guardare la tv. Avevo smesso di andare in giro per la città perchè avevo paura di vedere in giro ragazze col pancione o con i bambini in braccio.

Perchè a me? L'unica cosa che volevo fare in quel momento era armarmi di coltello e uccidere Tania così come lei aveva ucciso il mio bambino. Non potevo, era illegale ed io avvocatessa, lo sapevo benissimo perciò repressi il mio istinto e mi lasciai trasportare dalla tristezza. Bevvi la tisana che fece Claudia e poi mangiucchiai qualcosa.

Avevo raccontato loro di me e Paolo. Di cosa gli avevo detto la sera prima e di come fra di noi ormai le cose fossero eclissate. Il mio amore per lui mi chiedevo se fosse vero. Mi chiedevo quanto saremmo andati avanti. Mi chiedevo che famiglia saremmo stata.

"Forse è meglio se ti prendi un po' di tempo per te Linda." mi disse Max.

Aveva ragione. Avevo bisogno del tempo per me stessa, per ritrovarmi e per riprendermi da questo tunnel oscuro passeggero.

"Domani vado in ospedale. Parlerò con uno specialista. Poi voglio organizzare un viaggio. Sola. Mi dispiace lasciarvi ma ho bisogno di avere del tempo da sola. Per favore."

"Certo tesoro, tutto quello che vuoi. Io ritorno in Puglia a casa. Tu sai dove trovarmi." mi disse mamma col suo sorriso.

Sapevo già di dover fare un periodo di terapia psicologica ma volevo essere di nuovo la me, quella combattiva, sicura di se stessa per raggiungere il suo obiettivo.

Dovevo specializzarmi e andare avanti, questo capitolo della vita doveva essere chiuso.

𝐼𝓁 𝓈𝒾𝓁𝑒𝓃𝓏𝒾𝑜 𝒹𝑒𝓁 𝓂𝒶𝓇𝑒.Where stories live. Discover now