CAPITOLO VENTI TRE'. PAOLO.

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ANCORA LACRIME.

Ero rimasto lì a guardare Linda mentre andava via. Andava via dalla mia vita e sentivo il mio cuore spezzarsi. Mai avevo percepito un'emozione così dolorosa ma nella vita c'è sempre una prima volta.

Con Linda avevo avuto parecchie prime volte. Mi ero innamorato per la prima volta e per la prima volta anche, avevo capito cosa fosse una delusione d'amore. Un cuore che si rompe.

Avevo bisogno di sfogarmi e l'unica ancora in città era mamma.

Il mio turno cominciava alle cinque e avevo ancora tre ore. Avrei pranzato con mamma, sempre se, fossi riuscito a mettere qualcosa nello stomaco visto che si era chiuso come un nodo.

Chiamai mamma.

"Pronto Paolo che è successo?"

"Mamma potresti venire in ospedale per favore, pranziamo insieme?" mi sfuggì un singhiozzo e una lacrima.

"Certo tesoro, ho già capito. Arrivo subito."

Mamma aveva capito che con Linda avevo distrutto tutto. Ero stato un vigliacco, un ipocrita e uno stronzo a non metterla al corrente della verità. Avevo distrutto tutto. Il nostro amore. Il nostro star bene, il nostro incantesimo. La nostra bolla dove entrambi vivevamo la nostra favola e la nostra realtà. Avevo distrutto lei. Avevo distrutto anche me. Avevo distrutto soprattutto NOI.

Mia mamma si precipitò in ospedale, io la attesi sulla porta dell'ingresso quando mi vide l'unica cosa che fece fu abbracciarmi.

"Non qui mamma ti prego. Andiamo nel mio ufficio." dissi asciugando un'altra lacrima che era scesa.

Mia mamma mi seguì, guardandomi con la coda dell'occhio. Vedere suo figlio ridotto così per amore non doveva essere il massimo, a trentasette anni poi, ma me l'ero cercata. Linda in questo caso non aveva colpe. La colpa era tutta mia di non essere stato sincero quando la storia stava nascendo.

Quando entrammo nel mio ufficio mi sedei sul piccolo divano a due posti che avevo fatto mettere per quando dovevo convocare Linda per una stupidaggine. In realtà lì, le rubavo solo dei baci senza che nessuno ci vedesse. Tutto mi ricordava lei nel mio ufficio. Le volte che andava da sola e mi aspettava per farmi una sorpresa. La volta che a San Valentino trovai un cuore con scritto: "Ti aspetto a casa."

Mamma si sedette al mio fianco e l'unica cosa che feci fu piangere come un bambino che perde il suo peluche preferito. Ancora lacrime.

Piangevo sulle gambe di mamma mentre lei mi accarezzava la schiena, proprio come quando ero bambino. Lei mi consolava sempre e mio padre da burbero mi ripeteva che i veri uomini non piangono.

Ero lì a piangere disperatamente con mamma per Linda.

"Paolo, amore di mamma, ti va di raccontarmi cosa ti ha detto?"

Le raccontai tutto,parlai come un fiume in piena. Linda mi voleva fuori dalla sua vita. Mi aveva accusato di essere solo di passaggio perchè avevo già una famiglia.

"Le ho urlato di amarla mamma, davanti a tutti. Me ne sono fregato delle infermiere e gli altri dottori ma le ho urlato il mio amore. Non è tornata indietro. Linda è orgogliosa e vuole essere forte anche adesso ed ho paura mamma che lei stia ancora male. Linda in realtà è fragile."

Le raccontai a mamma anche, dei periodi di Linda dopo la separazione dei suoi genitori. Ero stato io a consolarla perchè il padre la assillava affinchè la madre non lo distruggesse. Aveva rancore dentro di lei e rabbia nei confronti di quell'uomo che l'aveva messa al mondo e l'aveva cresciuta. Linda aveva finalmente trovato la pace ed ero stato io a distruggerla nuovamente.

"Mamma io la amo. Fosse per me la sposerei anche domani. Io sono sicuro sia lei la donna della mia vita. Ne sono sicuro come mai lo sono stato in tutta la mia vita."

"Figlio mio, purtroppo a volte nella vita non tutte le favole hanno un lieto fine si rimane così, con l'amaro in bocca. Bisogna accettare la realtà e andare avanti. A volte devi ingoiare i rospi e sorridere e fare anche ciò che non vuoi. Tu adesso devi accettare che Linda ti sia scivolata via dalle braccia. Dalle tempo." non so se questo discorso valeva solo per me o anche per lei, ma non le chiesi nulla.

Quando mi disse così mi venne in mente una frase di Giulia Carcasi. Avevo letto dei suoi libri che custodivo nel mio ufficio.

"Volevo solo scivolarti tra le braccia e sentirti dire tutto passa,pure se non era vero,tutto passa,tranne noi, certo, tranne noi."

Noi invece cara Giulia eravamo scivolati ed eravamo spariti in un buco senza fondo.

Avremmo trovato un lieto fine io e Linda?

𝐼𝓁 𝓈𝒾𝓁𝑒𝓃𝓏𝒾𝑜 𝒹𝑒𝓁 𝓂𝒶𝓇𝑒.Wo Geschichten leben. Entdecke jetzt