CAPITOLO VENTIDUE. LINDA

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DEVI USCIRE DALLA MIA VITA.

Era già un giorno che ero in ospedale, non mi sopportavo più. Volevo uscire, volevo vedere il sole e i fiori. Chiesi all'infermiera se potessi fare un giro e mi disse che potevo ma con cautela.

Andai in pediatria da Rachele ma nella sua stanza non c'era, sicuramente era a fare la chemio. Aveva ricominciato un altro ciclo. Incontrai la sua mamma per il corridoio, aveva Leonardo nella carrozzina, quando mi vide mi abbracciò forte e mi chiese come stavo e le mie condizioni di salute. Le dissi tutto, vidi Leonardo e dall'ultima volta era cresciuto ancora. Somigliava alla sua sorellina ed aveva gli occhi della madre ed i suoi capelli erano biondi e ricci. Quando le chiesi di Rachele mi affermò che effettivamente era a fare la chemio. Lei non poteva entrarci con Leonardo quindi la aspettava lì, nel corridoio in attesa di rivederla. Patrizia, così si chiamava la mamma di Rachele, combatteva fra la vita appena nata e la morte imminente della figlia.

Le dissi che stavo andando a fare un giro e mi lasciò libera di poter esplorare l'ospedale ricordandomi di passare dopo dalla sua bambina che non vedeva l'ora di abbracciarmi.

Mi ritrovai sulla rampa delle scale e le percorsi per andare giù. Le infermiere mi salutavano. Eravamo ormai a fine aprile e le giornate fuori si erano riscaldate e il sole ormai splendeva. La primavera era inoltrata perciò gli alberi ora sembravano aver preso vita coi loro fiori. Nonostante fossi allergica volevo sentire il profumo dei fiori e vedere i colori. Ero stanca delle pareti dell'ospedale, della mia stanza e del mio letto.

Uscì fuori e venni accecata dal sole. Mi pentì di non aver portato con me un libro. Stavo leggendo ancora "Tre volte te" di Federico Moccia. Non era adatto ai miei ventidue anni ma comunque dovevo sapere se Babi e Step avessero continuato ad amarsi oppure no. Sapevo già il finale, me lo ero spifferato da sola. Ero una persona strana, guardavo prima il finale per poter vedere se il libro sarebbe stato interessante.

Avevo sognato il mio Step su una moto, adoravo le moto e invece mi ero ritrovata ad innamorarmi di un dottore, di quindici anni più grande che mi aveva nascosto la cosa più importante: la sua famiglia già bella formata con due figli.

Mi sedei su una panchina dove il sole picchiava, mi piaceva averlo in faccia. Guardai gli alberi e viddi i loro colori. I fiori di un albero erano rosa e bianchi, mi vennero in mente gli abbinamenti del matrimonio di mia cugina. Un altro albero aveva i fiori arancioni e un altro ancora invece li aveva gialli. Sembravano narcisi ma dubitavo potessero essere quelli.

Durante la giornata mi chiedevo se quel discorso di Paolo, che ricordavo aver avuto, fosse stato vero o solo frutto del mio inconscio.

Mi aveva parlato, mi aveva chiesto perdono e mi aveva detto di aver immaginato la sua vita con me. In realtà, pensavo me lo fossi immaginato e che nemmeno trentasei ore di sonno mi avevano levato dalla testa il mio problema di cuore: Paolo.

"Non dovresti essere qui, seduta su una panchina senza antistaminico mentre il polline vola da tutte le parti Linda." Sentì quella voce così famigliare. La sua voce, quella calda e dolce che mi sussurrava i "ti amo" durante i nostri baci. Sussultai e il mio cuore cominciò a battere all'impazzata.

Calma cuore calma, non essere così ansioso, datti una regolata. Parlavo anche da sola, col mio cuore e con la mia testa.

"Ci sono cose peggiori di un semplice shock anafilattico, tipo un attacco di panico. Poi sono in ospedale quindi non ho paura sono anche sorvegliata quindi." risposi senza nemmeno girarmi e guardarlo.

"Linda io..."

"Non ti voglio nè vedere, nè sentire. Devi uscire dalla mia vita. Fai finta di non avermi mai conosciuta. Io non esisto per te e nemmeno tu per me. Hai la tua famiglia caro Dottor Ferrari. Io sono solo di passaggio."

"Linda non è vero. IO TI AMO." urlò mentre stavo andando via.

Il mio cuore fece una capriola ma in quel momento dovevo seguire la mente; dovevo andare via. Una lacrima scese giù ma sarebbe stata la prima di una lunga serie.

Forza Linda, forza, ripetei a me stessa. E' solo un momento, passerà.

𝐼𝓁 𝓈𝒾𝓁𝑒𝓃𝓏𝒾𝑜 𝒹𝑒𝓁 𝓂𝒶𝓇𝑒.Where stories live. Discover now