CAPITOLO VENTUNO. LINDA.

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ATTACCHI DI PANICO.

Mi svegliai in una stanza che non era la mia. Profumava di disinfettante e medicinali. Capì che ero in ospedale. Poi mi vennero in mente tutte le scende vissute prima di svenire. Quante ore erano passate?

Entrò Claudia con un bicchiere di tè caldo in mano e quando mi vidde sveglia si avvicinò e con le lacrime mi sussurrò: "Mi hai fatto spaventare. Chiamo subito un dottore. Rimani sveglia."

Uscì per chiamare un dottore intanto mi guardai intorno. Le pareti erano di un celeste pallido e in fondo alla stanza c'era una sedia in alluminio. Al fianco del mio letto vi era invece una poltroncina, sembrava più comoda della sedia e supponevo fosse stata data a Claudia. Quello che mi ronzava ancora in testa era da quanto tempo fossi in ospedale e soprattutto: avevo sognato tutto o Paolo aveva una famiglia e mi aveva tenuto all'oscuro? Attesi l'arrivo di Claudia e scostai leggermente la copertina perchè avevo caldo.

Arrivò in stanza un signore alto, biondo che indossava un paio di occhiali spessi e grigi. Il suo camice gli arrivava fin sotto il bacino e sulla targhetta posta sopra la tasca del camice potei vedere il suo nome: Dottor Gravili.

"Bene signorina Linda, come si sente?" mi chiese il dottore.

"Oh benissimo e soprattutto molto riposata. Ho dormito molto dottore?" il mio humor non cessava nemmeno in tempo di morte, mi ripeteva spesso mia madre.

"Oh no signorina Maltese, solo trentasei ore. Le sembra adatto o vuole che levi il disturbo e la faccio riposare ancora?" mi rispose ridendo il dottore che sembrava abbastanza sfacciato.

Lo guardai e sorrisi. "No grazie mille dottore, ho dormito abbastanza. Credo che non dormissi così dai tempi della culla e...ne sono passati abbastanza di anni."

Il dottore scoppiò in una risata e mi guardò con sguardo intenso ma che lasciava trasparire un po' di preoccupazione.

"Vedo che lei riesce ad essere di buon umore anche in situazioni un po' strette signorina, meglio così comunque. Ma devo parlarle. Niente di preoccupante le anticipo. Glielo premetto perchè ho appena visto il suo viso incupirsi. Non sta morendo, nè deve subire trapianti e non abbiamo trovato nemmeno nessuna malattia ma comunque devo dirle alcune cose."

Mi rilassai e tirai fuori un sospiro di sollievo. Il dottore si era accorto che avevo cambiato espressione appena quelle due parole erano fuori uscite dalla sua bocca: "Devo parlarle."

"Mi dica dottore. Sono tutta orecchie."

"Veda signorina Linda lei ha avuto un forte attacco di panico di quelli che l'hanno costretta a stare in una sotto specie di coma ed è comunque da valutare una situazione del genere. Ne ha mai avuti altri? Così intendo?"

"Così forti no. Ho avuto altri attacchi di panico sì, ma da quando sono a Roma e quindi esattamente tre anni e mezzo, no. Mai avuti."

"Bene, suppongo allora che lei per avere una reazione così forte ha avuto un'emozione altrettanto forte. Non voglio entrare in merito perchè non è mia competenza ma deve stare attenta signorina. Questi episodi possono essere anche letali."

Mi bloccai e in un secondo ripensai a quella parola "letali." Non sapevo che gli attacchi di panico potessero arrivare a tanto ma ero stata informata all'epoca quando li avevo avuti, che sarebbero potuti essere abbastanza pesanti e che avrebbero potuto recare danni.

"Va bene grazie dottore per l'informazione mi terrò sempre alla larga ormai da queste emozioni."

"Non deve tenersi alla larga dalle emozioni, quelle bisogna viverle signorina Linda. Le emozioni sono fatte per sentirle dentro e raccontarle, lei deve solo moderarle. Non deve lasciarsi trascinare da loro ma è lei a dover trascinare le emozioni dove vuole, quando vuole e soprattutto come. Intesi?"

Mi guardò come se mi avesse appena insegnato come vivere ed era esattamente questo. Gli regalai un sorriso e gli feci "ok" con le mani.

"Lei è proprio un personaggio Linda." girò i tacchi e andò via. Rimasi lì con un sorriso da ebete. Avevo appena ricevuto una lezione di vita da un dottore a me sconosciuto. 

𝐼𝓁 𝓈𝒾𝓁𝑒𝓃𝓏𝒾𝑜 𝒹𝑒𝓁 𝓂𝒶𝓇𝑒.Where stories live. Discover now