CAPITOLO DODICI. PAOLO.

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DEVO PARLARTI.

Ormai io e Linda ci frequentavamo. Andavamo in giro insieme e ci comportavamo come una vera coppia. Avevo conosciuto bene Claudia e Max in una cena. Mi avevano fatto sentire ancora un giovane ventenne che deve intraprendere la vita. Mi sentivo leggero, tranquillo, sereno ed innamorato. Questi due mesi insieme con Linda erano stati veramente speciali, l'unica cosa che ancora non le avevo confidato era il fatto che fossi in procinto di separazione dopo dieci anni e che avessi due bambini.

Una sera eravamo distesi sul divano io e lei e d'un tratto le dissi: "Devo parlarti Linda."

Lei mi guardò e viddi nei suoi occhi la paura, la tristezza che già aleggiava nelle sue pozze color nocciola. Avevo paura ma dovevo dirglielo.

Lei mi ascoltava ma alla fine non ebbi la forza di dirglielo e le dissi tutt'altro: "Sai Rachele sta migliorando a quanto pare."

Lei sorrise e scomparve quella malinconia che stava per pervaderla. Avevo paura potesse scoprire tutto e andare via. Se l'avessi persa non me lo sarei perdonato. Le chiamate di Tania ormai erano misere e soprattutto la chiamavo quando ero in ospedale in assenza di Linda.

Questo peso mi opprimeva e mi faceva sentire sporco nei confronti di Linda. La amavo e tanto ma il pensiero di poterla perdere mi faceva tremare anche le gambe e mi bloccava il cuore ed il respiro. Mi aveva stregato. Galeotto fu il caffè in ghiaccio.

Guardavo Linda e l'unica cosa che pensavo era che la donna della mia vita era lì di fronte a me a guardare un misero film anni ottanta perchè purtroppo nessun'altro canale aveva attirato il suo interesse.

Mi avvicinai e la abbracciai da dietro. Misi la testa nei suoi capelli sentendo con intensità il profumo del suo shampoo al mirtillo che amava tanto e che mi aveva fatto comprare in caso di emergenza per tenerlo a casa mia. Lo usavo quando lei non c'era per sentirla più vicina. Le lasciai un leggero bacio al collo e la sentì rabbrividire. Volevo averla mia ormai il desiderio mi bruciava dentro ma non volevo invadere il suo territorio.

Continuai a lasciare dei leggeri baci e poi scesi fino alla clavicola. La accarezzavo e lei mi lasciava fare. Avevo paura si potesse rompere da un momento all'altro come un piccolo carrillon in vetro. Linda portò la sua testa sulla mia spalla e mi sussurrò all'orecchio: "Fammi tua."

Non me lo feci ripetere una seconda volta, la portai in camera da letto dopo averla presa in braccio a mo di sposa e la adagiai lentamente sul letto. Era bellissima, di una bellezza disarmante.

La spogliai e mi spogliai. I nostri corpi si accarezzarono e si unirono. Quella notte fu la più bella della mia vita. Nessuna mai mi aveva fatto sentire così bruciato d'amore. Amavo Linda e la volevo con me nella mia vita. Facemmo l'amore. Una, due, tre volte fin quando stanchi non ci addormentammo insieme abbracciati l'uno all'altra.

Linda non mi meritava. Ero un ipocrita e codardo a non averle detto la verità fin da subito ma l'amore mi aveva pervaso e avevo lasciato agire il cuore.

Il cuore mi aveva dettato di amarla ed io lo stavo facendo. Ti amo Linda, ti amo più di tutto.

Le avrei detto la verità con calma senza fretta, volevo assaporarmi quei momenti ancora perchè sapevo infondo che la verità avrebbe spezzato l'incantesimo.

𝐼𝓁 𝓈𝒾𝓁𝑒𝓃𝓏𝒾𝑜 𝒹𝑒𝓁 𝓂𝒶𝓇𝑒.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora