CAPITOLO DICIASSETTE. LINDA.

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NON E' POSSIBILE.

Avevo dato l'ennesimo esame ed ero felice di me stessa.

Paolo era strano negli ultimi due giorni come se avesse la testa fra le nuvole. Non mi aveva detto nulla ma capivo che c'era qualcosa che lo turbava.

Ormai erano sei mesi che stavamo insieme. Avevo accennato a mia madre qualcosa e che quest'estate dopo la laurea saremmo andati in Puglia, nella sua nuova casa a passare un po' di giorni di vacanze.

Mamma era contenta perchè mi sentiva felice come negli anni precedenti non ero mai stata.

Io e Claudia ci preparammo per andare dai nostri bambini e ci recammo in ospedale.

Paolo era di turno e quando mi vidde mi portò nello sgabuzzino solo per rubarmi un bacio. Non lo sapeva quasi nessuno in ospedale che stavamo insieme, volevamo tenere all'oscuro tutti, tranne Claudia e Rebecca, l'altra ragazza che faceva con noi clowterapia.

Rachele era stabile. L'avevo presa in braccio dopo aver fatto una lunga chiacchierata. Avevamo parlato di lei, dei suoi dolori, di Leonardo e poi avevo scambiato delle chiacchiere con la sua mamma che non si era ancora del tutto ripresa dal parto. Mi aveva raccontato che era stato un parto difficile e faticoso. Alla fine avevano optato per un parto cesareo perche il bambino era abbastanza grande. Leonardo era nato di quattro kili e settecento grammi per settanta centimetri.

Eravamo tutti nell'atrio del reparto di pediatria. Quel giorno stavamo giocando al gioco della bottiglia e poi avremmo giocato al gioco della "ruba sedia". Il gioco che amavo io da bambina. Mi piaceva un sacco dover rubare la sedia a qualcuno quando la musica finiva.

Dalla porta entrarono cinque persone. Tre adulti e due bambini. Noi ci girammo tutti perchè la porta fece un tonfo assordante. I bambini smisero di giocare per girarsi e vedere chi era.

Una bellissima donna bionda si presentò alla nostra vista. Era una donna di classe. Portava un pantalone largo nero, un maglioncino bianco e dei tacchi. Gli altri due sembravano dei signori di una certa età ma che si mantenevano bene. Erano di classe anche loro. La donna portava un tailleur e dei tacchi e uno chignon ben fatto. Il signore portava giacca e cravatta. Avevano l'aria da chi "meglio di loro non ci fosse nessuno." I bambini erano piccoli. Potevano avere all'incirca sei anni e cinque. La bambina aveva dei lunghi capelli dorati e degli occhi verdi. Il bambino era impeccabile nel suo pantalone di fustagno e il suo maglioncino un po' troppo caldo per la giornata di aprile che fuori c'era.

La mamma di Rachele, seduta su una sedia esclamò: "Un po' di tatto, ci sono dei bambini qui."

La donna con arroganza le rivolse un'occhiata insulsa e le rispose: "Oh ma davvero? Non ce n'eravamo accorti."

"Bhe, mi sembra impossibile che non si sia accorta dei bambini, ne abbiamo un bel po'. Comunque bambini se volete aggiungervi al nostro gruppo per giocare siete i benvenuti." dissi guardando i due bambini che furono ben felici della mia proposta ma vennero bloccati dalla madre.

"Assolutamente no. I miei figli non giocheranno con quell'ammasso di malattie. State fermi qua e non muovetevi."

Mi infuriai e le dissi urlando: "Scusi signora ma allora che ci fa in questo reparto se considera questi bambini in quell'orribile modo?"

Lei dall'alto della sua signoria mi rispose: "Abbassi i toni signorina. Cerco mio marito ed è in questo reparto."

"Se mi dice chi è glielo chiamo subito così lei va via prima" le risposi di rimando. Claudia mi guardò e portò i bambini nella stanza dei giochi.

"Mi può allora chiamare il Dottor Ferrari. Grazie".

Cosa? Il Dottor Ferrari? Paolo? Il mio Paolo? Non ci capivo nulla, ero spaesata.

In quel momento mi girai e lo viddi arrivare.

"Tania? Mamma? Papà? Che ci fate qui?" Avevo uno sguardo spaventato e mi guardò come per chiedermi perdono di tutto.

Era veramente come aveva detto quella donna. Paolo era sposato, con due bambini ed io non lo sapevo. Non era possibile.

Mi si oscurò la vista, svenni per la forte delusione che ebbi e prima di cadere per terra sentì solo le urla di Claudia e Paolo che mi chiamavano, mi prese al volo la testa il dottore prima di sbatterla. Chiusi gli occhi non capì più nulla.


SPAZIO AUTRICE: Ecco qua il capitolo della scoperta della vita privata di Paolo da parte di Linda. Come andranno le cose? Bahh a voi la tensione di saperlo..

𝐼𝓁 𝓈𝒾𝓁𝑒𝓃𝓏𝒾𝑜 𝒹𝑒𝓁 𝓂𝒶𝓇𝑒.Où les histoires vivent. Découvrez maintenant