CAPITOLO VENTI NOVE. LINDA

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UN'ULTIMO ABBRACCIO.

Urlai con tutta me stessa il dolore che provavo in quel momento. Rachele era morta e dirlo mi era difficile.

Ero a casa a studiare quando dalla stanza era entrata Claudia piangendo. Pensavo fosse successo qualcosa con Daniele, il suo fidanzato invece mi aveva detto di essere forte dopo quella notizia.

Mamma mi era stata accanto e quando Claudia aveva pronunciato quelle parole ero rimasta zitta a fissare un punto indefinito di fronte per almeno dieci minuti.

"Linda, tesoro, Rachele oggi purtroppo è diventata un angelo. Rachele è morta Linda." mi aveva detto Claudia asciugandosi le lacrime che le bagnavano il volto. Anche lei era affezionata a Rachele non quanto me però. Io per Rachele ero come la sua migliore amica. Ero la sua confidente e la sua compagna di giochi. Rachele era la mia bambina preferita. Non poteva essere. Ci eravamo promesse che lei avrebbe sconfitto il mostro e invece quel bastardo me l'aveva portata via, ce l'aveva portata via.

Avevo pianto disperatamente sul letto mentre mamma mi abbracciava. Mia madre era rimasta lì ancora Roma e lo sarebbe rimasta per tutta la durata della mia convalescenza. Era una settimana che ero stata dimessa. Non avevo avuto tempo di salutare e abbracciare Rachele prima che andasse via.

"Voglio andare in ospedale." sussurrai a mamma. Lei mi disse che forse non era il caso poi aveva capito che non era una domanda ma volevo andarci, avevo bisogno di vedere la mia principessa ancora una volta anche se lei non mi sarebbe corsa più incontro per saltarmi in braccio.

Andammo in ospedale, mi accompagnarono Max e mamma. Claudia era già lì. Quando mi vide mi venne incontro dicendomi che forse non era il caso di essere là nelle mie condizioni, le dissi esplicitamente che Rachele dovevo vederla assolutamente.

Mi dissero che la bambina si trovava nella camera mortuaria dell'ospedale così mi recai lì. C'era già un sacco di gente. Le mamme dei bambini del reparto di pediatria erano lì a piangere anche loro il piccolo tornado che ormai, non avrebbe più fatto un baccano assurdo. C'erano le nonne di Rachele, le avevo intraviste qualche volta e poi c'era Patrizia seduta lì su una sedia a guardare la sua bellissima bambina con lo sguardo perso, pensando a chissà cosa. Fabrizio era dietro sua moglie e dirle di tanto in tanto qualche parola nell'orecchio ma lei non lo ascoltava neanche.

Mi avvicinai e le dissi: "Patrizia...sono Linda." si girò a guardarmi, si alzò e mi abbracciò. Piangemmo insieme la bambina che avevamo vissuto appieno in quel reparto. Piansi perchè Rachele era la unica e sola cosa che a Roma mi aveva resa felice negli ultimi mesi prima di conoscere Paolo. Piansi perchè adesso, ritornare nel reparto di pediatria non era come quando Rachele era lì ad aspettarmi. Tenni stretta Patrizia a me come quando prendevo in braccio la mia piccola bambina. Rachele assomigliava tanto alla sua mamma.

"Linda, mi chiedeva sempre di te negli ultimi giorni come se sapesse che da un giorno all'altro avrebbe smesso di respirare."

Mi lasciai sfuggire un singhiozzo. Rachele era morta chiedendo di me ed io non avevo potuto darle un ultimo abbraccio, non le avrei sussurrato più nell'orecchio che era la mia preferita.

"Patrizia mi dispiace tanto. Io sono distrutta. Non volevo assolutamente andasse a finire così." le dissi nelle lacrime.

"Linda, lo sapevamo. Sapevamo che Rachele purtroppo l'avrebbe inghiottita il mostro, solo un miracolo poteva salvarla. L'abbiamo vissuta finchè abbiamo potuto ma ci ha regalato gioie immense e momenti pazzeschi. Non si farà mai dimenticare." mi disse prima di ritornare ad abbracciarmi e sedersi dinuovo a contemplare la sua bambina.

Ebbi il coraggio di guardarla anche io. Aveva il viso pallido e scavato. Le avevano messo un vestitino in tulle rosa con delle scarpe brillantate, proprio come lei ne andava pazza. La bara era bianca e lei ce lo aveva già accennato. Mi sentì devastata dentro. Andai via, volevo ricordare Rachele con il sorriso e non in una scatola di legno.

Uscì fuori e vidi Paolo e l'unica cosa che mi venne in mente di fare fu andare ad abbracciarlo. Rachele era la nostra bambina e sul suo viso scorsi la tristezza. Ci abbracciamo come se in quell'abbraccio avremmo potuto trovare ciò che non avevamo più.

𝐼𝓁 𝓈𝒾𝓁𝑒𝓃𝓏𝒾𝑜 𝒹𝑒𝓁 𝓂𝒶𝓇𝑒.Where stories live. Discover now