CAPITOLO TRE. PAOLO.

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NESSUNA TRISTEZZA DOVEVA TRASPARIRE.

Avevo riversato tutto il mio caffè in ghiaccio su una povera ragazza che si era ritrovata travolta dalla mia furia di voler arrivare in fretta alla fermata della metro più vicina.

Avevo un'importante incontro con il primario del Policlinico e io avevo sbagliato la fermata della metro.

Ero in "Via dei Fori Imperiali", Roma era meno caotica di Milano ed era più solare e accogliente. Il sole quel giorno mi sorrideva e mi penetrava negli occhi. Avevo gli occhi di un verde muschio ma al sole erano simili alle gemme.

Dopo aver chiesto umilmente scusa alla ragazza corsi alla fermata e riuscì a prendere in tempo la prima metro che passava da lì.

Il Policlinico mi attendeva. Il primario anche e tutto il reparto di pediatria aspettava solo me. Oggi doveva essere il giorno delle conoscenze e dei sopralluoghi per vedere la situazione anche dei principali bambini in condizioni critiche.

Il mio lavoro mi piaceva anche se a volte vedevo delle piccole creature finire in maniera tragica per la loro tenera età.

Avevo chiesto il trasferimento a Roma per sei mesi, o almeno era quello che avevamo accordato con il primario di Milano. La situazione a Milano non era delle migliori. La mia vita, soprattutto privata, era una caos dove non c'era nè capo nè coda.

Avevo chiesto la separazione a mia moglie Tania dopo dieci anni di matrimonio e quindici di fidanzamento. Mi ero accorto che la mia vita con lei navigava solo in un mare di abitudine e monotonia e tutto ciò ormai non mi rendeva felice. L'unica felicità che avevo a Milano erano i miei bambini di sei e cinque anni: Luca e Matilde. Tania non voleva assolutamente acconsentire a questa separazione perciò di comune accordo avevamo deciso che forse era giusto separarsi per qualche mese, lei diceva per maturare una sua mancanza, io dicevo per essere ancora più convinto della mia decisione; io non amavo più Tania e lei se ne doveva fare una ragione.

A trentasette anni avevo capito che questa decisione era l'unica che in vita mia avevo preso seguendo il mio cuore.

Nella mia vita poche cose avevo scelto. L'unica cosa che i miei genitori mi fecero scegliere fu la facoltà all'università e ne furono contenti, un po' meno quando presi la specialistica in pediatra, loro avrebbero voluto un figlio chirurgo plastico.

Mia moglie è diventata tale, perchè figlia di un amico di famiglia. Ci combinarono il fidanzamento, ma lei era veramente innamorata di me perdutamente, io la consideravo l'amica di famiglia.

La sposai dopo cinque anni di fidanzamento, dopo essere stato messo sotto pressione dai miei genitori. Ebbi un matrimonio coi fiocchi, quello che la maggior parte sognano. Duecento cinquanta invitati ma in mezzo a tutti io mi sentivo particolarmente solo e privo di sentimenti.

Arrivai al Policlinico, incontrai il primario e mi scusai per il ritardo. Gli raccontai tutto e sorrise, mi fece fare il giro del reparto e mi elencò la cartella clinica dei bambini con la salute più critica. Li incontrai di persona constatando effettivamente che purtroppo tra i tanti erano quelli che prima di tutti dovevano essere curati. Rachele era la più grave, la leucemia le aveva tolto la sua bellissima chioma bionda mi raccontava il primario, e la malattia era diventata con lei un tutt'uno da cinque mesi. Combatteva come una leonessa e i suoi genitori non sapevano dove una piccola creatura di soli sei anni prendesse tutta quella forza. Forza che aveva sia per lei che per loro. I genitori chiedevano delle rassicurazioni e io cercavo di poter dare quante più possibilità, ma in quell'ambito niente è sicuro e noi purtroppo, non siamo degli eroi.

Ogni volta per me, vedere e visitare i bambini più gravi, era un colpo al cuore ma avevo imparato che nessuna tristezza doveva trasparire sul mio viso.

Dopo tre ore uscì dal Policlinico e ritornai a casa, prima di addormentarmi ripensai alla ragazza di oggi. Aveva degli occhi bellissimi, un color nocciola che può sembrare comune ma ti penetrava l'anima. Mi addormentai con gli occhi di quella ragazza nella mente, chissà il suo nome qual'era.

𝐼𝓁 𝓈𝒾𝓁𝑒𝓃𝓏𝒾𝑜 𝒹𝑒𝓁 𝓂𝒶𝓇𝑒.Where stories live. Discover now