CAPITOLO DICIANNOVE. PAOLO

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FATTENE UNA RAGIONE.

Io e Tania ci ritrovammo di fronte, avevo uno sguardo burbero, infuocante e che lanciava fiamme.

"Paolo io..."

"Tu niente Tania. L'hai fatto apposta a venire qua con i miei genitori. Volevi vedere chi fosse la ragazza che mi aveva rubato interamante cuore e anima come tu non sei mai riuscita in questi anni. Sei misera Tania. Sei veramente una persona misera e senza umiltà. Avresti dovuto accettarlo. Sei legata a me per sempre solo per Luca e Matilde, altri legami non ne abbiamo. Sei sempre stata meschina, maligna e cattiva. Linda per colpa tua è non so dove e sto fremendo dalla voglia di sapere come sta e invece no, sto qui a parlare con te e a mettere le cose in chiaro. Non ti amo e voglio la separazione, fattene una ragione."

Quando completai questo discorso Tania mi guardò col suo sguardo da strega.

"Sai Paolo non pensavo arrivassi ad innamorarti di una povera ragazzina, perchè lo è. Hai accanto me, una grande donna che non ti fa mancare nulla e invece vai a innamorarti di una sgualdrina venuta da chissà quale paesello del Sud."

Non ci pensai due volte. Aveva etichettato Linda come una sgualdrina. Le tirai uno schiaffo che rimbombò nel mio ufficio. Fu talmente forte che indietreggiò anche se lei era seduta.

"Non ti permettere mai più a dire a Linda che è una sgualdrina. L'unica puttana mai avuta nella vita sei stata tu. Nonostante non ti amassi, prima di Linda non ho mai avuto nessuno con cui tradirti, tu si. Cosa pensi che non mi sia mai accorto delle tue effusioni con mio padre? Sei sporca Tania. Sei una schifosa. Esci da questo ufficio, non farti vedere mai più. Parlerò col mio avvocato e ti leverò anche i bambini. Vi manderò in rovina a te e quel viscido di Gerardo Ferrari. Mi fai schifo. Firma la separazione o sono guai per te."

Lei senza proferire parola uscì. L'avevo scoperta mesi addietro prima di partire. Avevano sempre qualcosa da dirsi nell'ufficio di mio padre. In realtà non parlavano affatto, lei si faceva sbattere sulla scrivania di quel viscido che mi aveva concepito, senza farsi vedere.

Quando uscì dal mio ufficio mi recai subito in pronto soccorso ma nel corridoio trovai mia madre, sola.

"Paolo ti aspettavo."

"Mamma, che ci fai da sola?" la abbracciai. Mamma mi mancava era l'unica che mi capiva e che aveva accettato da sempre le mie scelte senza che però papà, lo venisse a sapere. Mi aveva confidato in segreto che era fiera ed orgogliosa di me ma che davanti a mio padre il suo diritto di parola cessava.

"Volevo parlarti figliolo."

"Ti prego mamma non di Tania. Non la voglio più. E' una storia chiusa."

"In realtà volevo parlarti di tuo padre e lei. Li ho scoperti." Anche mamma lo sapeva e questo mi fece male. Avevo sopportato io la delusione da parte di mio padre ma non volevo che mamma stesse male. Amava mio padre si vedeva e pensavo che quel dolore l'avrebbe distrutta.

"Non c'è bisogno tu dica niente mamma, so già tutto. Li ho scoperti prima di partire per Roma, ecco perchè ho chiesto la separazione anche oltre a non amare.."

"Quella puttana." Esordì mia madre lasciandomi di strucco. Non avevano mai tollerato le parolacce ma quella fu la prima volta che sentì mia madre dirla. Risi con lei.

"Hai ragione mamma."

"Ho chiesto al nostro avvocato di fare le carte per la separazione con Gerardo. Rimango a Roma. Non sopporto più Milano e quest'estate andremo a farci le vacanze al Sud, fanculo la nebbia e la montagna."

"Andiamo mamma. Ti porto da una persona."

Ci recammo da Linda insieme. Avevo voglia di fargliela conoscere, mamma ormai era una mia alleata. Entrambi eravamo felici. 

𝐼𝓁 𝓈𝒾𝓁𝑒𝓃𝓏𝒾𝑜 𝒹𝑒𝓁 𝓂𝒶𝓇𝑒.Where stories live. Discover now