CAPITOLO DUE. LINDA.

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QUEGLI OCCHI SIMILI ALLE GEMME.

Roma era sempre stata affollata ma nei primi mesi di Settembre sembrava fosse così attraente che tutto il mondo accorreva.

Nella metro non c'era mai un posto libero perchè ovviamente la fermata "Colosseo" era la più gettonata.

Cinesi, Giapponesi, Thailandesi, Russi insomma la metro sembrava un potpourri di etnie. Mi piaceva sentire la loro lingua, i loro accenti, a volte mi era capitato di trovare in metro persone provenienti dalla mia città, allora avevo ascoltato cosa avessero da dire e a volte mi facevano sorridere. Un po' meno mi piaceva sentire la puzza di sudore in quei vagoni che, erano enormi per una come me che non sapeva come fosse la metro prima di trasferirsi a Roma. Scesi al Colosseo e come sempre anche qui era pieno di guardie.

Claudia mi aspettava al solito bar di fronte al monumento di Vittorio Emanuele quindi avevo un bel po' di strada da fare. Dovevo attraversare tutta "Via dei Fori Imperiali" e poi arrivare alla grande rotonda.

Camminai in mezzo alla gente, volevo ascoltare il loro parlottio perchè mi piaceva ascoltare ciò che poteva dire la gente. Il sole era cocente ancora, ed io avevo una misera maglietta a maniche corte e un paio di pantaloncini. Avevo indossato un paio di sandali anche perchè il tempo ancora lo permetteva.

Prima di rendermene conto un signore mi arrivò addosso riversandomi sulla maglietta il suo caffè in ghiaccio. Volevo urlargli in faccia che era proprio un imbecille e che doveva guardare dove andava ma quando incontrai i suoi occhi l'unica cosa che feci fu stare zitta.

Il signore era alto, con capelli neri corvini e occhi verdi. Indossava una polo azzurra e un paio di jeans chiari con delle stivalette in pelle nera, che a guardarle mi chiesi come facesse con quel caldo a sopportarle. Doveva essere un uomo d'affari.

"Scusi signorina sono veramente desolato. E' tutto apposto?"

"Si, l'unica cosa che sembra non essere apposto è la mia maglietta ma non si preoccupi quando sarà lavata ritornerà anche lei nel migliore dei modi." Cercai di smorzare la situazione e lui rise intuendo il mio humor.

"Mi dispiace signorina, mi dispiace davvero tanto se vuole le lascio il mio numero per il conto della tintoria, ora sono davvero in ritardo se permette..."

"Oh non si preoccupi, la lavatrice e il detersivo a casa lo abbiamo, non si preoccupi. Ora forse è meglio se scappa e stia attento a non travolgere nessun'altro." Lo congedai e andai via.

Quando arrivai da Claudia mi chiese subito del perchè la mia bellissima maglietta bianca avesse una macchia di caffè, le raccontai tutto anche la bellezza di quell'uomo e mi disse che ancora una volta ero stata una cretina a non capire che la tintoria era solo una scusa per conoscermi. Risi e le dissi che era sempre la solita, dopo Cristian non avrei voluto più riempire il mio cuore con qualcuno che mi avrebbe fatto di nuovo male. Non volevo arrivare di nuovo a piangere ogni notte e la mattina star male con i vomiti. Dopo quella storia avevo chiuso il mio cuore in una bolla dove potevo entrarci solo io. Non volevo l'amore ne volevo che qualcuno capisse le mie paure, mi bastava viverle ogni giorno da sola per poter sapere cosa fosse giusto e cosa sbagliato.

Volevo solo studiare per poter arrivare al mio obiettivo e trovare il lavoro dei miei sogni.

Non sapevo però che quel giorno, quell'uomo e quegli occhi così simiIi alle gemme, mi avrebbero cambiato per sempre la vita. Bevvi il mio spritz per lasciarmi tutto alle spalle e ridere con la mia amica.

𝐼𝓁 𝓈𝒾𝓁𝑒𝓃𝓏𝒾𝑜 𝒹𝑒𝓁 𝓂𝒶𝓇𝑒.Where stories live. Discover now