CAPITOLO DIECI. PAOLO

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IO TI VOGLIO.

Linda aveva ventidue anni. Rimasi interdetto e soprattutto imbarazzato quando mi diede quel lieve bacio casto. Lo volevo ancora e rivolevo abbracciarla ancora e ancora.

Non potevo dimenticare però la mia situazione a Milano. Tania mi chiamava la sera e parlavamo. Io ero sempre freddo e non lasciavo trasparire nulla, lei continuava a ribardirmi il suo amore e che mi aspettava a braccia aperte.

"Tania non ti amo più, basta. Voglio la separazione e ne sono sicuro. Credo che nella mia vita non ho mai deciso nulla ma questa volta la decisione che ho preso è sicura. Sono sicura. Voglio separarmi da te. Il mio cuore non è mai stato tuo e non ti ho mai amato. L'amore non sapevo cos'era prima di arrivare qui a Roma. Mi dispiace Tania."

"Paolo non puoi fare questo ai tuoi figli, a me, ai tuoi genitori. Sei un padre di famiglia e un marito. Torna qui da me."

"Mi dispiace Tania, domani ti farò mandare le carte con il mio avvocato. Salutami e dai un bacio a Luca e Matilde."

Chiusi la chiamata. Ero a casa ed ero solo. Mai come ora mi ero sentito tranquillo e sereno. Volevo chiamare Linda e farla venire a casa mia. Volevo averla accanto e desiderarla.

Volevo sentirmi vivo e con lei ormai sentivo di tutto. Non avevo mai conosciuto l'amore, i miei genitori mi avevano anche imposto quello. Quando ero lì a Milano dovevo essere la solita persona impostata. La mia vita era impostata a loro piacimento. Ospedale, moglie, cene, gala. Tutto ciò che io odiavo.

Linda mi faceva venire voglia di rivivere i miei vent'anni, quelli che con Tania avevo perso dietro a persone "importanti", diceva lei.

Volevo andare a prendere un gelato e sporcarmi di cioccolato senza che nessuno mi rimproverasse. Volevo correre nel parco inseguendo la mia fidanzata senza che nessuno ipotizzasse che fossi un "bambino mai cresciuto."

Volevo rivivere i vent'anni che Linda ancora viveva e volevo viverli con lei. Volevo far parte della sua vita, volevo vederla laureare e costruire la sua carriera. Volevo vivere il suo sorriso e il suo arrossire quando era imbarazzata. Volevo viverla al mattino e alla sera dopo essere tornato dal mio turno. La volevo trovare a casa dopo essere tornato. In quel momento mi paragonai a Dante. Era innamorato pazzo di Beatrice ma non l'aveva mai sfiorata, nè baciata. Le aveva dedicato intere poesie ma l'amava, Dio se la amava.

Io conoscevo Linda da tre mesi, da quel giorno che le buttai addosso il caffè in ghiaccio. Da quel giorno i suoi occhi mi perseguitarono. Volevo poterle dire tutto. Volevo poterle spiegare la mia vita e volevo poterle dire guardandola negli occhi: "Io ti voglio."

La chiamai. Non importava l'ora volevo sentirla e volevo condividere con lei il mio amore. Ormai avevo capito che quello poteva essere amore. L'amore quello mai provato. Mi ero innamorato. Ed era bello, maledettamente bello che non mi sembrava vero.

Roma mi aveva regalato l'amore.

𝐼𝓁 𝓈𝒾𝓁𝑒𝓃𝓏𝒾𝑜 𝒹𝑒𝓁 𝓂𝒶𝓇𝑒.Where stories live. Discover now