20.

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Michael's point of view

Assurdo, completamente e meravigliosamente assurdo. Trovare Mia a Nizza sembrò essere uno scherzo del destino, il fato che probabilmente ci voleva insieme. Non mi sarei mai immaginato di trovamela lì a quella noiosa festa, riuscivamo ad incontrarci ovunque e quella volta a Nizza sembrò spiazzarmi del tutto.
Quando la vidi, il cuore mi schizzò via dal petto per come era vestita: indossava un abito nero morbido con la schiena leggermente scoperta i suoi capelli più mossi le davano un'aria sensuale, ribelle e incredibilmente affascinante. Mi vergognai di quei pensieri, di come quella volta riuscì a guardala con occhi diversi, quasi come se non fosse la sorellina minore del mio migliore amico.
Tralasciando i proibiti pensieri, mi sentivo cosi sollevato e contento di rivederla, di sapere che era lì sotto il mio vigile sguardo, felice e confuso del fatto che mi avesse raggiunto anche lì, come se lontani non riuscissimo a stare. Il suo sorriso mi rallegrò la serata, probabilmente molte cose di lei mi avevano migliorato la vita.

«Allora? Cosa mi racconti?» le chiesi, una volta rimasti soli accanto al bancone dei cocktell.

«Che, questo viaggio si sta rivelando interessante..» ammaliò con lo sguardo, io cercai di guardare altrove imbarazzato e ridacchiando divertito.

«Ah si

«Certo» affermò con convinzione.

«Be' com'è stato il viaggio in aereo, eri spaventata?» parlai dolcemente, mentre osservavo i suoi meravigliosi capelli mossi scorrerle lungo le spalle.

«Si un po ma poi è stato bellissimo, non ero mai partita prima»

«C'è sempre una prima volta» ordinai poi un drink non troppo pesante al barman.

«Stasera bevi??» chiese lei, stuzziandomi.

«Non quanto vorresti sentirti dire» risi di gusto, per poi ricevere il bicchiere rosso di palstica nel quale al suo interno c'era il drink che avevo chiesto.

«Guarda sei fortunato, stasera stranamente non sono in vena» confessò avvicinandosi il bicchiere alle labbra ed io finsi una smorfia stupita.

«Wow, mi stai dicendo che stasera non berrai fino a vomitare e non farai casini?» strabuzzai gli occhi, fingendosi palesemente sorpreso.

«Non prendermi in giro!!» esclamò, dandomi un pizzicotto sul fianco.

«E comunque no, non ho voglia stasera» si finse offesa, ma scoppiò a ridere ed io feci lo stesso. Non riusciva proprio a tenermi il muso.

Restammo li per un po, osservando i nostri amici ballare e dimenare i fianchi in pista. Poi lei mi prese per mano, trascinandomi altrove.

«Dove stiamo andando?» esordí ridendo e incuriosito.

«Lontano da qui, mi è venuto un terribile mal di testa» mimò a causa della muscia troppo forte, così ci avviamo verso la spiaggia il suono delle onde la sera era a dir poco stupefacente, non faceva molto caldo, anzi si poteva percepire un'aria fresca ed un venticello piacevole. Arrivammo alla fine della pedana di legno, oltre vi era soltanto sabbia e mare. Mia inaspettatamente iniziò a togliersi le scarpe.

«Cosa stai facendo??»

«Mi tolgo le scarpe non si vede??» mi guardò stranita, come se avessi chiesto la cosa più ovvia del mondo, per poi fiondarsi con i piedi nudi nella sabbia fredda.

«Forza, ti sto aspettando» mise le mani dietro la schiena e attese.

Mi guardai intorno ancora un po', con il bicchiere di plasitca fra le mani.

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