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Mia's point of view

Per un lasso di tempo indefinito dimenticai il vero motivo per il quale ero furiosa con quell'uomo che tanto aveva sconvolto la mia vita. Il semplice fatto di vedere i suoi occhi vispi e rinati quando era con me, mi sembrò il massimo che avessi potuto ricevere. Ma c'erano gli anni di differenza, mio fratello, sua moglie che si intromettevano non lasciandoci spazio per respirare neanche soltanto per un attimo.

«Sei ancora arrabbiata?» chiese con una nota di incertezza nella voce. Trasalì alla sua domanda, dopo aver riso e scherzato di certo era l'ultima domanda che potessi mai aspettarmi.

«Cosa intendi dire?»

«Che insomma.. lo sai, quello è successo e mi chiedevo se tu.. » scattai in piedi, spazzolandomi le ginocchia per mandar via i granelli di sabbia.

«Tu cosa Michael? Non riesci mai a dirmi una frase completa» sbuffai, rincomincia a camminare verso casa, egli mi raggiunse in fretta.

«E con questo? Io Sto cercando di parlarti» spalancò le braccia in maniera teatrale.

«Intendo dire che dovresti seriamente smetterla di far finta che non sia successo niente» sbottai, ormai inacidita.

«Io non faccio finta di niente, semplicemente non ne parlo per non peggiorare le cose» impulsivamente incominciai a ridere in maniera ironica, alzando gli occhi al cielo.

«Oh si, giusta scelta!! Come se non parlarne migliorasse le cose» posizionai le mani ai fianchi assumendo una postura rigida e sicura.

«No non ti ascolto, perchè mi hai stufato Michael. Prima vieni nel mio camerino mi baci e poi non sai cosa dire o come dire le cose» in quell'istante la sua mano si piantò sulla mia bocca facendomi morire le parole in gola.

«Ma sei impazzita?? Potevo sentirci!» parló sotto voce e a denti stretti per mimetizzare il movimento delle labbra, stavo per perdere la pazienza.

«Non mi importa»

«A me si, perciò smettila di fare la bambina»

«Ah, io sarei la bambina? Sei solo un codardo Mile non sai ammettere i tuoi sentimenti perchè so che è cosi, te lo si legge in faccia» si avvicinò al mio viso serrando le labbra in una smorfia di nervosismo, stava trattenendo le parole tanto che mi fissò dritto negli occhi puntandomi ad un certo punto l'indice contro nulla però riuscì a uscire dalla sua bocca perché proprio al momento giusto una voce saettò alle nostre orecchie.

«Mia! Vieni» chiamò Christian, così respirai profondamente allontandomi da quell'uomo vigliacco.

«Eccomi» strillai in contro risposta, raggiunsi il mio ragazzo che infilò un braccio sopra le mie spalle. Piantai in asso Michael, restò sulla riva solo e con le parole che aveva ingoiato.

«E' tutto okay? Ti vedo turbata»

«No per nulla, andiamo» strinsi la mia mano alla sua, sapevo che Michael ci stesse fissando e sapevo di stargli facendo del male ma al momento non ci pensai due volte.

***

La sveglia grigio scuro posta sul mio comodino segnava le tre del mattino, mi girai e voltai nella speranza di ripender sonno ma dopo vari tenativi capì che non c'è n'era speranza. Scesi dal letto infilando le mie pantofole aperte e lisciandomi la camicia da notte rosa di cotone. Quando proiettai lo sguardo alla finestra scorsi una figura accovacciata in veranda mi avvicinai maggiormente al vetro spesso e notai Michael disteso sulla sedia a sdraio con i piedi incrociati, la camicia sbottonata e un paio di pantaloncini. Il cielo era scuro e si fondeva perfettamente con il colore del mare ormai diventano una cosa sola. Adagiai il capo alla finestra e sorrisi lievemente. Non mi erano mai piaciuti i conflitti ero sempre andata d'accordo con tutti con le mie amiche e con mio fratello nonostante le sgridate e le partacce ma da quando avevo conosciuto Michael tutte quelle sensazioni che lui stesso mi faceva provare non riuscivo proprio a gestirle. Le cose fra noi si erano letterlamente complicate e come si sul dire indietro non si torna per cui dovevamo impegnarci a risolvere quello che si era creato, a prendere in mano le redini e scegliere qualcosa che, al momento, andasse bene per tutti. Doveva uscirne qualcosa di buono.
I sentimenti però non si comandano e reprimerli spesse volte fa più male che bene, per cui decisi di tentare, provai in tutti i modi a stargli lontano e cambiare vita, di sorridere altrove ma ovunque andassi egli mi seguiva o probabilmente ero io a seguire lui, come esattamente stavo facendo in quel momento. Scesi spedita le scale, mi diressi fuori ove l'uomo era così immerso nei suoi pensieri che neanche si accorse della mia presenza. In qualche modo il suo atteggiamento era comprensibile, era sposato lasciare sua moglie da un giorno all'altro non doveva essere poi così facile quanto più se per lo mezzo c'era anche il suo migliore amico dell'infanzia. Eravamo in un bivio, dal quale non riuscivamo ad uscirne.
Mi avvicinai alla sua figura, senza pensarci due volte gli cinsi il collo restando alle sue spalle, mi accovacciai sulle ginocchia e restai lì in quella posizione per un po'. Lui trasalì ma non appena ispirò il mio profumo si rilassò strofinandomi con le dita le pelle del mio braccio nudo. Chiusi gli occhi beandomi della fresca brezza marina di quella sera e del lento suono delle onde calme e quiete poi sospirai profondamente.

TWENTY Where stories live. Discover now