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Michael's point of view

Ero rimasto con un pugno di mosche, esattamente come la sera precedente quando  ci eravamo ritrovati spiccicati al muro e con le labbra arrossate. Avrei voluto respingerla, dirle che era sbagliato che noi eravamo sbagliati, ma l'istinto e il cuore scacciarono quei futili pensieri focalizzando tutto esclusivamente sulle magnifiche sensazioni che provavo standole accanto. Non ci pensai neanche un'attimo ad avvinghiare le sue labbra e farle mie, a sfiorarle quella pelle morbida e vellutata e fiondare le dita nei suoi capelli ramati e indomabili.
Rimasi a bocca aperta quando mi piantò addosso uno sguardo colmo di risentimento e di imbarazzo, per poi scappare da me come niente fosse e chiudersi la porta alle spalle senza degnarmi di una qualsiasi altra parola. Mi aveva evitato tutta la giornata, anche se i suoi occhi finanvano puntualmente per scontrarsi con i miei dovevamo parlare.
Ma questo non fu possibile a causa di quel fastidioso cavernicolo di Christian Owell, lo stesso che in quel momento mi aveva affiancato nella corsa per andare a recuperare Mia che in quell'istante era scappata a gambe levate. Probabilmente era rimasta delusa dal nostro comportamento infantile, o almeno dal mio che non era normale di sicuro.

«Mia!» strillammo entrambi, ci urtammo leggermente con le spalle e questo ci permise di scambiarci un'occhiata odiosa. Vedemmo la ragazza allontanarsi di molto arrivando perfino ad una zona erbosa alla fine della spiaggia. Camminava a passo svelto tenedo le braccia conserte ed il viso basso.

«Puoi fermarti un'attimo per favore?» le strillai, nella speranza che sentisse ma ciò portò a scarsi risultati.

«Fermati Mia ma dove stai andando?» le strillò poi il cavernicolo al mio fianco inciampando quasi nella sabbia bagnata.

«Non si fermerà di certo perchè lo dici tu» sorrisi di sghembo. Era infantile dal canto mio comportarmi in quel modo, ma al momento non mi venne in mente nient' altro. Odiavo vedere quella ragazza in compagnia di Christian, ne ero ossessionato. Era la prima volta nella mia vita che mi comportavo in quella maniera, tutto era così nuovo per me, quasi ingestibile.

La gelosia, era un sentimento per me del tutto inaspettato.

«Be' tu non dovresti neanche correrle dietro, potresti essere suo padre e in più hai una moglie» sentirsi sbattere in faccia la verità non è sempre una cosa gradita, avvampai e per un attimo ebbi la sensazione di esplodere per la rabbia che stavo riuscendo sorprendentemente a incanalare. I muscoli si irrigidirono, mi fermai di colpo sulla sua figura.

«Che cosa hai detto?» io ero un uomo pacato, gentile, non quest'altro tizio pieno di gelosia e di rabbia.

«Quello che hai sentito» ringhiò il ragazzino, leggermente più basso di me.

«Adesso basta, smettetela!» strillò la voce tremante e rotta dal pianto della ragazza. Quando saettai sul suo viso vi erano delle lacrime, che imbarazzata asciugava con il dorso della mano. Il mascara le era leggermente colato, subito a passo spedito mi incamminai verso di lei prendendole le mani fra le mie.

«Possiamo parlare per favore?» si liberò violentemente dalla mia presa.

«Non ascoltarlo per favore Mia, vieni via con me andiamo»

«Mia ti prego, dobbiamo parlare, io devo parlarti per favore» non ero mai arrivato a quel livello con una donna, mai nella mia vita avevo desiderato qualcuna in quella maniera ossessionata e stupenda allo stesso momento. Lei esitò per un pò poi si ricompose mostrandosi forte, tirò un grosso sospiro alterava lo sguardo dal mio a quello del suo ragazzo stava riflettendo sul da farsi, soltanto non aveva spicciato parola.

«Christian va via, ti raggiungo dopo» nel mio cuore esplosero gli applausi e immaginai la coppa che mi veniva posta in mano.

«Stai scherzando vero? Io sono il tuo ragazzo e permetti a questo vecchio di restare mentre io devo andare via?» sbottò inacidito con espressione di disgusto.

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