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Mia's point of view

Non sentivo e non vedevo mio fratello da quattro giorni, quasi una settimana era passata. Mai eravamo stati lontani per così tanto tempo, Lil mi mancava molto ma Leticia se la cavava alla grande come sostituta. Jamie mi aveva ferito, ero cresciuta con la convinzione che egli mi conoscesse meglio di chiunque altro, invece mi ero amaramente sbagliata. Nonostante il resto, la protezione che mio fratello aveva cominciava a puzzarmi di bruciato avevo diciannove anni abbastanza grande da cavarmela da sola, ma prima, dovevo scoprire cosa mi nascondeva mio fratello.
Quel pomeriggio mi ero accoccolata sul sofà di casa Reed, in attesa che Leticia mi raggiungesse con una bella e fumante tazza di espresso italiano. In tv stavano trasmettendo X Factor USA uno dei miei programmi preferiti, quando al provino si presentò una giovane ragazza dai capelli chiari e dall'abbigliamento sportivo, ripensai alla Juilliard a tutto quello che ne era susseguito. Sospirai, quando Leticia prese posto accanto a me mi sentì sollevata dalla sua presenza, passò a me la seconda tazza ed io inizia a sorseggiarla. Quando la ragazza del provino cominciò a cantare mi si squarciò il petto, diventò difficile per me non poter più cantare l'impulso era così forte ma in cuor mio sapevo che oramai per me speranza non c'è n'era.

«È molto brava vero?» costatò la donna sedutami accanto.

«Già» distolsi lo sguardo e mi concentrai sulla teglia di biscotti che assieme al caffè Leticia aveva adagiato sul tavolino.

«Secondo me dovresti chiamare quel tipo» esordì, quasi il caffè mi andò di traverso. Io e Letizia cominciavano ad instaurare un bellissimo e solido rapporto, c'era più confidenza fra noi e quando Michael non c'era lei ne approfittava per risposarsi insieme a me e goderci una delle nostre solite chiacchierate.

Michael Reed era fuori per lavoro, affari lui li aveva chiamati, si era recato a New York e sarebbe rientrato nel weekend, a breve datone che era giovedì.

«Parker Evans intendi?» posai la tazza sul tavolino.

«Si, potrebbe regalarti un'altra occasione..» non risposi, distolsi lo sguardo e mi concentrai sul caffè.

«Mia lo so quanto ti abbia fatto male quell'esperienza, ma dovresti riprovarci secondo me. E poi ho visto come guardavi quella ragazza in tv» quel tono da rimprovero misto all'incoraggiamento mi fece pensare ad una madre così le sorrisi.

«Io.. non lo so, non canto da tempo ormai» posai i gomiti sulle ginocchia e mi massaggiarmi capelli fino a quando non presi una decisione probabilmente anche affretta.

«Ok d'accordo.. all'attacco» puntai Leticia con uno sguardo determinato, mi alzai e mi recai in camera di Michael dove giorni prima avevo avvistato sul comodino il biglietto da visita di Parker.

Tornai in salotto e con il telefono di casa composi il numero, guardai Leticia eccitata anche lei mi incoraggiò con un bel sorriso e un cenno col capo.
Uno, due squilli poi..

«Pronto, ufficio Evans posso aiutarla?» la voce di una donna mi spiazzò del tutto.

«Ehm.. buongiorno vorrei parlare con il Signor Evans se è possibile»

«Ha un appuntamento?» probabilmente quando notai il fruscio di un paio di fogli, li stava sfogliando per controllare se il mio nome apparisse da qualche parte.

«No ma.. »

«Mi dispiace signorina il Signor Evans non può ricevere altri appuntamenti è molto occupato, arrivederci» così dicendo la segreteria calò la cornetta lasciandomi con un pugno di mosche e lo sguardo spiazzato.

«Ma che.. ti rendi conto? Tsk..»

«Cos'hanno detto?» chiese la donna, sporgendosi dallo schienale del divano.

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