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Mia'spoint of view

La casa era silenziosa, si potevano udire soltato i passi delle mie ciabatte. Fra le mani tenevo saldo quel pacco misterioso, mi sedetti sul bordo del letto, curiosa, ne stracciai la carta bianca che avvolgeva quel pacchetto rettangolare. Per fortuna mio fratello e sua moglie dormivano ancora, una volta con foga scartata la scatola, con stupore mischiato alla confusione fra le mani mi ritrovai un pettine, bianco con sul manico inciso una "M" con accanto una mezza luna. L'osservai a lungo, scavai nell'involucro sperando che ci fosse altro e in effetti trovai un biglietto:

Anonimo:"Gli anni passano in fretta, e in ognuno di questi mi pento di ciò che ho fatto, tanti augiuri per il tuo ventesimo compleanno"

Rilessi la frase almeno una decina di volte, la scrittura era insolita non di certo di qualcuno che conoscevo, tornai poi a porgere l'attenzione al pettine e al motivo che accompagnava quella lettera incisa sul manico. La frase lasciava intedere di sicuro qualcuno che avesse dei rimorsi, dei rimpianti, e che in qualche modo volesse essere perdonata.  Riflettei sulle persone al mio fianco, Jamie e Lily erano da escludere m'avevano già dato il loro regalo, Michael anche, Karen aveva partecipato con alcuni miei amici, al sol pensiero però di lei di ebbi una morsa allo stomaco, di fatto distolsi subito i pensieri da quella persona e mi concentrai sul misterioso oggetto che tenevo fra le mani. Decisi di lasciare le cose come stavano e non di scoprire cosa si celava dietro quel improbabile pettine. Pensai a Parker, un regalo insolito da fare ad una ragazza per un compleanno ma ugualmente l'avrei telefonato per togliermi ogni dubbio possibile. Dovevo parlarne con qualcuno, la situazione iniziava ad insospettirsi, ormai era palese che mio fratello continuasse a nascondermi qualcosa e che Lil, per non tradire la fiducia di suo marito appoggiasse la sua menzogna. Michael Reed aveva spezzato ulteriormente il mio cuore riducendolo il miliardi di pezzettini, non avevo voglia di incontrarlo ne tanto meno confidargli l'accaduto. Poi mi ricordai di Leticia, l'unica probabilmente a potermi aiutare. Guardai l'orologio posto sul comodino della mia camera, segnava le 8 in punto, Michael sarebbe già dovuto essere in ufficio, così mi vestì in fretta inserì dei jeans con la vita alta, una canotta e un paio di converse scure. Recuperai la borsa e vi gettai dentro l'oggetto, la scatola e il bigliettino rettangolare. Legai i capelli in una crocchia, e in men che non si dica entrai già nell'auto rossa che mio fratello e sua moglie mi avevano regalato per il mio compleanno, inserì la chiave nel nottolino e partì velocemente.

Avevo davanti l'appartamento di Reed, sperai vivamente che Michael fosse già a lavoro, così parcheggiai l'auto poco prima del suo vialetto, percorsi infine a piedi per evitare ulteriori sospetti da parte del padrone di casa, quanto meno posso sostarci pensai. Al giardino ampio asfaltato prima della struttura, virai lo sguardo al dolce giardinere che ormai conoscevo benissimo, a malincuore sperai di non essere notata non mi sembrò il momento adatto per fare due chiacchiere e poi non avrei mai dovuto metterci più piede in quella casa. Il signor Dave però nonostante i suoi settant'anni riconobbe immediatamente la mia figura.

«Mia, che piacere vederti» mi morsi il labbro inferiore, stringendo i denti e arricciando il viso. Mi voltai e sfoggiai uno dei miei sorrisi migliori.

«Signor Dave, buongiorno»

«Buongiorno a te cara, ho saputo del tuo compleanno, i miei migliori auguri» disse, schioccandomi un bacio volante.

«Grazie, ora.. mi scusi ma dovrei parlare un secondo con Leticia, è in casa vero?» pregai che ella fosse li, sul pianale della cucina a preparare uno dei suoi pranzetti con i fiocchi.

«Ma si certo» esclamò aggiustandosi il berretto blu con la visiera, gli sorrisi lui si limitò a ricambiare.

A passo felpato mi diressi in casa, per fortuna Michael m'aveva fatto fare una copia della chiave e non dovetti bussare, almeno se lui stava ancora dormendo non l'avrei svegliato. La casa era in perfetto ordine, in completo silenzio di Michael nessuna traccia e tanto meno di Bruce, che con sfacciataggine si era presentato a casa Reed nel momento meno adatto, cercai di non pensarci. Mi recai in cucina, ma non vi era nessuno così mi ricordai della lavanderia giù in cantina e mi recai li, per fortuna udì una voce sottile compiere una piccola melodia a me sconosciuta, così scorsi i capelli biondi e corti di Leticia.

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