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Michael's point of view

Cosa era successo veramente? La mia mente non aveva ancora rielaborato per bene, ciò che era avvenuto pochi minuti fa mi sembrava un lungo incubo, profondo ma del tutto reale. Ero stato irresponsabile e incosciente, ma come avevo fatto? Jamie avrebbe dovuto saperlo fin dall'inizio, non mi sarei mai immaginato però che egli lo venisse a scoprire in quel modo. Mi sentì l'uomo più ripugnante e idiota mai esistito sulla faccia della terra. Il naso rotto faceva male e dalle narici non faceva altro che scorre del sangue rosso scuro, in realtà non seppi come arrivai al mio ufficio guidando, forse ero così pensieroso e carico di adrenalina che nemmeno mi ero accorto di essere arrivato lì e parcheggiato proprio dinanzi all'entrata della Reed Company. Tenni fermo il capo sul poggia testa, gli occhi li avevo ancora sbarrati, increduli. Io e Jamie c'eravamo presi a botte, così forte che temetti il peggio, quello non era il mio migliore amico oramai neanche più lo riconoscevo. Qualcosa, l'aveva fatto cambiare e probabilmente il tutto era riconducibile al segreto che teneva nascosto alla piccola Mia. Respirai a pieni polmoni, ed ora? Cosa sarebbe successo con la nostra amicizia? E con Mia? Mille domande iniziarono a ronzarmi nella testa senza sosta, così tante che non mi accorsi nemmeno di essere già in ascensore. Per fortuna era pausa pranzo, così nessuno poté vedermi in quello stato. Barcollando e sfinito mi avviai verso il lungo corridoio che portava al mio ufficio. Poi, d'un colpo piansi. Piansi per essermi innamorato come un ragazzino di quella giovane donna che aveva offuscato la mia mente e stregato il mio cuore, per aver mentito al mio migliore amico, il quale si fidava ciecamente di me ed io gli avevo pugnalato le spalle senza indugio. Mi strofinai le mani al volto con la speranza di cancellare quell'orribile faccia da traditore. Mi accasciai a terra, ma un ticchettio mi fece sobbalzare.

«Signor Reed ma che ci fa qui?» Kate si calò per guardarmi in viso ma non ebbi il coraggio di risponderle.

«Oh mio Dio ma lei sta sanguinando» esclamò quando mostrai il mio viso imbrattato di sangue. Non dissi nulla, mi lasciai travolgere dalla gentilezza di quella donna.

«La prego mi parli, mi spaventa così» pregò in pre dal panico. Si voltò a destra e a sinistra nella speranza di trovare qualcuno che l'aiutasse.

«Io.. io non so lo so, ho rovinato tutto» risposi senza smettere di singhiozzare. La donna tirò un grosso sospiro e mi aiutò a sollevarmi.

«Venga, andiamo nel suo ufficio così la aiuto a pulirsi» mi tenne un braccio avvolto alla vita e l'altro l'adagiò al suo collo e con fatica ci recammo nel mio ufficio.

Passarono minuti, io ero seduto sulla grossa sedia girevole mentre la donna medicava e puliva il sangue dal naso e dal labbro inferiore.

«Ecco fatto, le consiglio però di andare in ospedale credo ci sia una grossa frattura» non avevo spiccicato parola per tutto il tempo, mi ero limitato a pensare e a fissare nel vuoto.

Feci cenno col capo, le parole mi si erano  bloccate in gola. La donna, sfinita dal mio silenzio, si adagiò al bordo della scrivania così per potersi sedere.

«Mi scusi se sono insistente o invadente ma.. mi dica cosa le è successo.. inizia a preoccuparmi» non volevo raccontarlo ad un estraneo ma al momento Kate era l'unica persona presente ed io avevo bisogno di parlarne.

«Jamie ha scoperto tutto, ha visto me e sua sorella insieme.. e ci siamo presi a botte» lei tenne uno sguardo corrucciato.

«Jamie?»

«Si, il mio.. anzi ex migliore amico direi ora»
risposi sarcastico, una lacrima scorse all'angolo dell' occhio ma la bloccai immediatamente.

«Mi.. mi dispiace io non so che cosa dirle»

«Non dire niente per favore.. sono già abbastanza in collera con me stesso» il mio tono brusco le fece calare lo sguardo. Quando però fu tentata di parlare non la lasciai neanche iniziare.

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