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Mia's point of view

«Mi scusi si può fermare qui?»

«Dice qui?»

«Si al Dianel's, grazie» il tassista annuii per poi accostare la macchina prima dell'entrata della strada stretta, gli lasciai la mancia e barcollando uscì dall'auto recandomi nel famoso locale che ora mai conoscevo fin troppo bene, feci il controllo dei documenti e quando entrai la musica non era ancora molto alta, datone l'ora la gente scarseggiava e le poche che vi erano avevano un tasso al quanto alto di alcol. Mi recai al bancone, ma non scorsi Kavin, cosi mi sedetti ugualmente ed ordinai una birra. Poi un'altra, ed infine un'altra ancora. Erano le 4 del mattino, le chiamate insistenti di Michael non tardarono ad arrivare ed io, vigliacca premevo rosso ogni volta che la "M" compariva sul display. Sentivo ancora il tempore delle labbra di Parker, volevo assolutamente dimenticarlo amavo Michael, avevamo faticato per arrivare fino a quel punto e non mi sarei certo fatta rovinare tutto da un biondino spavalndo e pieno di soldi. La vista continuava ad essere annebbiata, le lacrime salte e bollenti scorrevo lungo il mio viso senza che io me ne potessi accorgere, avevo "tradito" l'uomo per il quale avevo lottato fin dall'inizio. Mi sentivo in colpa, nonostante egli avesse passato un'eternità prima di decidere a lasciare sua moglie, in quel momento ero quella che giocava con un ruolo al contrario. In quel momento mi guardai attorno, c'ero soltato io in quel locale stavano per chiudere quando io avevo ancora fra le mani una bottiglia di birra bella bionda.

«Signorina dobbiamo chiudere» insistette la guardia per la seconda volta, annuì e stavolta, decisa, gettai la bottiglia in vetro nel cestino indossai il mio giubbotto e mi recai all'uscita.

In gola avevo un mix di alcol e amarezza che insieme non mi avevano mai fatto senitre più in colpa di così. Mi strofinai la fronte per via del terribile mal di testa.
Onestamente non ricordo come riuscì ad arrivare a casa sana e salva, a malapena riuscì, non appena fui ai piedi nel water un'altra chiamata di Michael fece vibrare il mio cellulare. Decisi di rispondere, tirai un sospiro ero seduta sulle piastrelle fredde con
un trucco sciolto e la treccia in disordine.

«Pronto?» risposi con voce tremante.

«Cavolo Mia ti sto chiamando da ore, Leticia era preccupata dove sei?» era incazzato. Non lo era mai, ma stavolta faceva sul serio. Ingoiai il groppo di saliva formatosi alla gola.

«Sono a casa ora»

«Hai una voce da schifo, sei ubriaca?» continuò, immaginai che avesse storto le labbra in una smorfia di disprezzo, mi fece sorridere di sghembo.

«Un po'»  confessai, egli sospirò rassegnato.

«Dove sei stata?» decisi di omettere, mi sembrò la soluzione più adatta.

«Al Daniel's con Kare»

«Lo sai, non mi piace quando bevi e soprattutto quando non ci sono io, mi preoccupo per te» scandì dolcemente, io non potei fare a meno di sorridere.

«Sei già a letto?» esordì dopo un po dal mio silenzio imprivviso.

«No, sono in bagno in realtà"

«Devi vomitare?» sbuffò.

«No.. non credo» sospirò lui.

«Tornerò domani, non posso continuare a stare qui sapendo che tu sei li da sola e chissà cosa combini» quella punta di severità nella voce mi fece stizzire, pensai ad un padre troppo premuroso e apprensivo da non poter lasciare la sua unica figlia di uscire a fare una passeggiata con la sua amica. Alzai il sopracciglio, leggermente turbata.

«So cavarmela da sola Michael» sbottai

«A quanto pare no, da come ti sei comprotata stasera» non risposi, mi limitai a sospirare probabilmente aveva ragione.

TWENTY Where stories live. Discover now