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Mia's point of view

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Mia's point of view

Eravamo sempre più vicini, sempre più desiderosi l'uno dell'altra ormai non potevamo più tollerare la lontanza, i fremiti che provavo nello stargli accanto aumentavano a dismusra. Quella volta, sul divano di casa mia mi sentì donna per la prima volta, le dita dai polpastrelli ruvidi delle sue dita si erano fatti strada dentro di me, mai come allora mi sentì di essere entrata in paradiso. Era impossibile controllarci, il nostro era un amore insaziabile. Mi stupì quando Michael mi chiese di accompagnarlo alla sua cena di lavoro, infondo l'unica ventenne ero io, probabilmente ci sarebbero stati discorsi che io non avrei potuto comprendere o soltanto mi sarei sentita in un enorme imbarazzo. Al contempo però, ero felice del fatto che quell'uomo ormai non mi nascondeva più, eravamo sotto gli occhi di tutti, esposti a qualsiasi pregiudizio possibili ma tutto ciò aveva smesso di preoccuparmi. L'auto frenò proprio dinanzi ad un ristornate italiano "L'Assaggio" era molto noto come posto nonché molto elegante e sofisticato.

«Sei sicuro che non sarò di intralcio?» chiesi timorosa quando uscimmo dall'auto parcherggiata nell'aera apposita.

«Non dirlo neanche per scherzo e poi il capo sono io, porto alle cene di lavoro chi mi pare» mi baciò il dorso della mano. Dopodichè mi tenne per mano, e cosi ci presentammo al tavolo prenotato di ben 20 posti.

«Mike, era ora!» esclamò Bruce, immediatamente sentì il viso in fiamme, tutti erano più grandi di me un ambiente serio e sofisticato. La locanda non era niente male aveva uno stile antico, per fino un dipinto esposto sull'intera parete dinanzi al nostro tavolo mi colpì molto, le tovaglie erano bianche e i calici in vetro non mancarono di certo.

«Scusami,me ne ero proprio dimenticato"- sussurò al suo amico nella speranza che il resto non lo sentisse.

«Mia, tu che ci fai qui?» sorrise Bruce e infine abbracciandomi.

«Eravamo insieme quando mi hai telefonato, mi dispiaceva lasciarla sola» intervenne Michael al mio posto, io mi limitai a sorridere.

«Salve signor Reed, è un piacere averla nel nostro ristorante» esclamò d'un tratto colui che immaginai essere il proprietario.

«Piacere mio, so che avete delle ottime recensioni» si strinsero la mano, l'uomo era bruno e vestito accuratamente, più alto dell'imprenditore e con una barba perfettamente rasata.

«Assolutamente, prego accomodatevi, i miei camerieri la serviranno il prima possibile» i due si salutarono, era arrivata l'ora di presentarmi ai suoi colleghi: alcuni li avevo già intravisti in ufficio quando andavo a trovare Michael sul luogo di lavoro. Ero socevole, però con coloro che non avevano la mia età non mi risultava di certo facile.

«Buonasera, grazie di essere venuti» annunciò egli.

«Buonasera Michael, come sta?» esclamò un ragazzo sulla trentina biondo e con un completo grigio. Alcune delle donne li presenti iniziarono a parlottare fra loro e a guardarmi di tanto in tanto. Mi strinsi nella spalle, odiavo essere messa al centro dell'attenzione.

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