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Mia's point of view

Quello che era successo con Michael m'aveva portato a rifelttere: ero troppo insicura di me stessa, incapace di credere che l'affascinante imprenditore potesse provare interesse per una ragazzina sfacciata e ribelle come me. Mi ero comportata come una bambina. Avevo il costante terrore che egli potesse ritornare con la sua ex moglie, rendersi conto che ero soltanto un passatempo, un gioco. Annie era una donna distinta, elegante, adulta , vestita sempre di tutto punto, era perfetta per lui. Io invece ero soltanto una ragazza, vestita alla moda e vivace, anche buffa a volte. Mi sembrava impossibile, quasi irreale che lui avesse comunque scelto me. Cercai in tutti i modi di non ripensare a Parker, al casino che avevo combinato ero stata un'ingenua in quel periodo Michael lavorava di continuo ed io ero semplicemente insodisfatta della mia vita, avevo bisogno di una distrazione e quella si chiamava Parker Evans. Sperai vivamente che egli non si facesse più vedere, dopo aver detto a Michael che non ci eravamo baciati, avevo timore che la linguaccia di Parker non sarebbe stata al suo posto, e dovevo assolutamente evitarlo.

Due giorni dopo, era chiaro come il sole che ormai Lil cercava in tutti i modi di distrarmi da qualcosa, prima dal parrucchiere e poi a fare la manicure. A mezzanotte sarebbe stato il mio ventesimo compleanno ma, probabilmente, più che euforica e carica di adrenalina ero pensierosa. Ancora non sapevo cosa farne della mia vita, dovevo ancora rialzarmi dalla sconfitta avuta alla Juilliard, non avevo un lavoro e in oltre avevo intrapreso una relazione segreta con l'imprenditore trentanovenne migliore amico di mio fratello. Sospirai pesantemente per via di quei pensieri costanti e difficili da digerire, non potevamo più nasconderci e in un modo o nell'altro la verità sarebbe salita a galla. il giorno dopo sarebbe stato il mio compleanno, dovevo esserne fiera della donna che ero diventata, forte, coraggiosa ed intrepida. I capelli erano favolosi, li avevo schiariti dandogli un tocco di colpi di sole. Lil invece era splendida con quei boccoli all'estremità delle punte, adoravo i suoi capelli corvini.

«Qualcosa non va tesoro?» mi domandò, con preoccupazione quando fummo fuori dal salone di bellezza.

«E' tutto okay, perchè me lo chiedi?» feci finta di non capire.

«Non so, sei abbattuta. Non ti piacciono i capelli?»

«Oh no, quelli sono fantastici davvero!! Ma..non lo so Lil, ho vent'anni e ancora non so che farne della mia vita» camminammo lentamente lungo le strade principali e affollate di Seattle Center, calai lo sguardo tortutandomi le mani. La donna si fermò e mi tirò su il mento con le due dita.

«Hey, non dire cosi. Hai avuto una delusione, adesso va avanti Mia non esiste soltanto la Juilliard, combatti per ciò che ami» le parole della moglie di mio fratello mi diedero una leggera rinfrescata, io non ero una che si abbatteva ma che piuttosto reagiva.

«Ho paura di non farcela» confessai.

«Tu ce l'ha farai, ne sono certa. Adesso.. credo che entrerò qui, vieni?» il suo sorriso mi contagiò, eravamo arrivate davanti ad una graziosa boutique sulla strada, in vetrina un paio di décolleté con il tallone scoperto di un colore verde brillante attirarono la mia attenzione. Le feci un cennò, anche se qualcosa non quadrava non eravamo mai state così tanto tempo furoi casa e di certo non avevamo mai speso tutti quei soldi. Mi provai un abito rosso, con due fasce sul davanti e morbido ai fianchi, mi sentivo bene in quel tessuto.

«Sei uno schianto, devi prenderlo!» mi guardò pensierosa ed indecisa allo specchio. La figura di Lil affiancò la mia.

«Be'? Cosa c'è che non va adesso?»

«Non so.. credi sia troppo?» mi voltai, osservando come il tessuto mi fasciasse sul sedere e su i fianchi.

«Non lo è, adesso andiamo che ho una fame da lupi» allegra come una pasqua mi diede una pacca sulla spalla e un bacio sulla guancia. Corrugai le sopracciglia, la situazione si stava insospettendo ancora di più.

TWENTY Where stories live. Discover now