Capitolo I: Gumeong

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Arrivare tardi il primo giorno di lavoro sta in cima alla lista di cose da evitare se vuoi ottenere quel lavoro. Quel giorno era andato tutto storto tra l'altro: Non avevo sentito la sveglia, la maglietta che avevo deciso di mettere aveva una piccola macchia sul colletto di cui non mi ero accorta, la metro aveva ritardato di cinque minuti e in più quella notte avevo dormito poco a causa dei vicini del piano di sopra che avevano deciso di dare una festa.
Insomma, peggio di così non poteva prorpio andare. Arrivai al pub Gumeong che erano le 9:25. Quasi mezz'ora di ritardo. Entrai con il fiato corto per aver corso e mi guardai intorno con la speranza che il proprietario non avesse deciso di andarsene dato l'orario. Notai che il locale era sobrio, aveva l'aspetto del classico pub all'irlandese con arredi in legno, targhe e stampe varie alle pareti, un bancone anch'esso in legno con vari bicchieri e calici sopra e i scaffali con sopra le bottiglie dei diversi alcolici che si servivano.

Un ragazzo uscì da una stanzetta dietro al bancone chiusa da una tendina a perline rosse. Mi guardò annoiato. Senza perdere tempo gli chiesi del proprietario, il signor Lee. Con un cenno della testa mi indicò un corridoio di fianco al bancone. Feci un piccolo inchino e mi catapultai verso dove mi aveva indicato. Vi erano le toilets, le cucine, la stanza del personale e infine l'ufficio del signor Lee. Bussai timidamente e una voce mi diede il permesso di entrare.

<<Buongiorno signor Lee, sono...>> cominciai.

<<La signorina Chung immagino.>> disse con una punta di fastidio. Poteva avere poco più di trent'anni, era alto e slanciato, i capelli corti e tinti di rosso, portava una maglia nera e dei pantaloni grigi. Mi squadrò da capo a piedi con un sopracciglio alzato, come se mi stesse giudicando. Mi schiarì la gola e feci un piccolo inchino.

<<Si signor Lee, perdoni il mio ritardo, stamattina ho davvero...>> cercai di spiegare ma anche questa volta mi interruppe con mio enorme fastidio che dovetti nascondere se volevo ottenere il posto.

<<Mi risparmi le scuse signorina Chung, se vuole ottenere e soprattutto tenere questo impiego non saranno ammessi ritardi o cose del genere, mi sono spiegato?>> disse severo accavallando le gambe. Annuì senza dire una parola e mi mordicchiai un labbro. Sospirò e con un gesto della mano mi fece segno di sedermi di fronte la sua scrivania. <<Dunque, lei è stata una dei pochi a rispondere all'annuncio a dire il vero, e dato che gli altri quattro hanno rinunciato dopo appena due giorni di prova, immagino che mi rimanga solo lei al momento.>> trovai strano il fatto che nessuno fosse rimasto dopo il periodo di prova, eppure non sembrava un impiego così estenuante.

<<Nessuno è rimasto?>> chiesi timidamente.

<<Non andavano d'accordo con il barista. Glielo anticipo, non è un tipo amichevole, ma lavora qui da tanto e fa bene il suo lavoro, perciò non gli dia retta.>> mi spiegò. Poi agitò la mano impaziente.

<<Passiamo alle cose importanti. Il suo compito è semplice, stare alla cassa, servire occasionalmente al bancone e pulire bicchieri. Lei si occuperà del turno serale del venerdì e del sabato sera, dalle 20:00 a mezzanotte, dopodichè verrà sostituita. Si recherà qui un'ora prima dell'apertura per assicurarsi che tutto sia in ordine: bicchieri, bottiglie, denaro in cassa e pulizia. Dovrà sorridere, essere gentile, precisa, cordiale e paziente. Si ricordi, il cliente ha sempre ragione, ma se qualcuno le mancherà di rispetto o dovesse essere ubriaco e violento si rivolga a me o alla sicurezza. Non abbiamo un'uniforme, si vesta in modo semplice, non troppo appariscente, le verrà dato un grembiule e un cappello. Le è tutto chiaro?>> chiese dopo aver finito di parlare.

<<Sì, tutto chiaro.>> risposi sollevata dal fatto che nonostante il mio ritardo mi stesse dando una possibilità. Annotò qualcosa sulla sua agenda.

•First Love• M.YgDove le storie prendono vita. Scoprilo ora