Capitolo IV: Gesto gentile

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Da quella sera, con mio grande stupore e inaspettato piacere, Yoongi mi accompagnò a casa praticamente ogni venerdì e sabato per tre settimane. Per la maggior parte del tempo era taciturno, ma il silenzio non mi metteva a disagio, era piuttosto piacevole. Solo non capivo come mai non prendesse più la macchina e non sapevo nemmeno dove abitasse, ma supposi che casa sua non dovesse essere molto lontano dalla mia, altrimenti perchè scomodarsi tanto? Tuttavia la mia curiosità ebbe come sempre il sopravvento, perciò un venerdì sera glielo chiesi.
<<Yoongi, posso farti una domanda?>> si ridestò come da un pensiero profondo e si voltò brevemente a guardarmi per poi fare cenno di si con la testa. <<Come mai mi accompagni a casa?>> chiesi stringendomi nelle spalle a causa del freddo. Le iridi brune del mio insolito collega si spostarono nervosamente da una parte all'altra mentre fissavano qualcosa al di là dello strato sottile di ghiaccio che ricopriva l'asfalto. Si leccò le labbra scure.
<<Se ti infastidisce basta dirlo.>> rispose evasivamente con un tono acido. Storsi il naso, sempre il solito antipatico.
<<Non è che mi infastidisce, lo trovo solo... strano.>> specificai ficcando le mani nelle tasche del cappotto. Yoongi sbuffò sonoramente.
<<E' incredibile come tu renda complicate anche le cose più semplici Cho-Hee.>> borbottò. Inarcai un sopracciglio.
<<E' incredibile quanto tu sia evasivo quando ti faccio semplici domande alle quali, per altro, tu non rispondi praticamente mai.>> ribattei infastidita. Stava facendo una cosa carina tutto sommato, avrebbe potuto anche prendere la metro e tornare a casa per i fatti suoi, senza degnarmi di uno sguardo o sedersi vicino a me, probabilmente per accompagnarmi fino alla porta faceva anche delle deviazioni, ma niente di tutto questo riusciva a compensare il suo essere sempre scontroso e acido nei miei confronti. Cominciavo a pensare che fosse soltanto una specie di sfida personale, voleva confondermi con gesti carini per poi spiazzarmi con qualche frase pungente e irritarmi. Beh, dovevo ammettere che ci stava riuscendo benissimo.
<<Non sono tenuto a farlo.>> grugnì.
<<Bene, da ora in poi non sentirti più tenuto ad accompagnarmi allora, non serve.>> dissi con un finto sorrisino superandolo con passo svelto. Impettita e con le mani ormai totalmente ghiacciate dentro le maniche del cappotto mi avviai verso la stradina buia che conduceva alla palazzina dove si trovava il mio appartamento. Voltai l'angolo e cominciai ad estrarre le chiavi dalla tasca della borsetta in pelle nera, ma le mie mani erano troppo intirizzite dal freddo, perciò l'anello di metallo mi scivolò dalle dita. Sbuffai e mi piegai per recuperare il mazzo di chiavi, ma delle dita color della neve furono più svelte.
<<Sei incontentabile.>> si lamentò il mio collega. Incredibile quanto fosse stato silenzioso, quasi felino, non avevo nemmeno percepito che mi stesse seguendo.
<<Cosa intenti?>> domandai fissando trucemente i suoi occhi scuri ed annoiati.
<<Ti lamenti del fatto che io sia sempre scontroso, ma quando provo a fare qualcosa di gentile tu ti lamenti lo stesso.>> i suoi occhi erano piantati nei miei. Ciò che aveva detto non era assolutamente vero, apprezzavo il suo gesto, anche se non potevo dirglielo in faccia sia a causa del mio orgoglio, sia per non far gonfiare ulteriormente il suo ego. Ciò che mi irritava perchè era esattamente il contrario di ciò che avevo pensato qualche minuto prima. Mi dava su i nervi come fosse abile a rivoltare i miei ragionamenti come un calzino, come se fosse sempre lì a leggere quello che pensavo e a rigirarselo tra le dita come un cubo di rubik da fare e disfare a suo piacimento.
Avvolto nel suo cappotto nero che faceva risaltare la sua pelle chiara, mi porse le chiavi. Lo guardai per un momento e allungai le dita per afferrarle ma non appena il mio polpastrello venne a contatto con il metallo freddo, Yoongi le spostò più in alto. Roteai gli occhi per il suo giochetto infantile e ci riprovai ma il mio collega le spostò ancora più in alto con un ghigno soddisfatto e gli occhi puntati sui miei. Incrociai le braccia.
<<Davvero molto maturo, complimenti.>> commentai picchiettando l'asfalto con la punta dello stivale.
<<Mi adeguo al tuo atteggiamento da bambina capricciosa.>> ribattè divertito. Stufa. Ero abbastanza stufa, così decisi di vendicarmi usufruendo di quei tre anni di corso di recitazione che mia madre mi aveva costretto a seguire durante le scuole medie. Guardai al di là della sua spalla, prima con sguardo assente, pi sgranando sempre di più gli occhi in un'espressione di puro terrore. Schiusi le labbra e appesantì il mio respiro.
<<Yoongi, attento!>> gridai indicando un punto indefinito alle sue spalle. Il mio collega visibilmente terrorizzato si voltò di scatto abbassando il braccio. In un nano secondo afferrai le mie chiavi e corsi verso il portone ridacchiando soddisfatta per la mia piccola vittoria. Tuttavia la mia solita sfortuna bussò nuovamente alla mia porta. Lo strato di ghiaccio, seppur sottile, sull'asfalto non fece attrito con la suola della mia scarpa, così persi l'equilibrio. Poco prima di schiantarmi al suolo una mano afferrò il mio braccio e con uno strattone mi riportò in piedi. Mi voltai con il fiato corto, sia per la piccola corsa, sia per la quasi-caduta. Yoongi era di fronte a me con un'espressione indecifrabile. Mi scrutò per alcuni secondi in modo severo, poi gli angoli della sua bocca si piegarono all'insù creando delle piccole fossette, le narici del suo piccolo naso si allargarono e il suo corpo venne scosso da sussulti finchè un suono che non avevo mai sentito provenire da Yoongi riempì il piccolo spazio che ci separava.
Stava ridendo. Min Yoongi stava ridendo.
La sua bocca si allargò maggiormente rivelando una fila di denti perlacei e un gummy smile che trovai adorabile. Per un momento anche io pensavo mi sarei unita alla sua risata, ma poi mi ricordai che probabilmente stava ridendo di me, così diedi un piccolo colpetto al suo avambraccio ringhiando.
<<Smettila di ridere di me! Sei irritante.>> lo rimbeccai gonfiando inconsciamente le guance, cosa che lo fece ridere maggiormente.
<<Che bambina Cho-Hee, proprio una bambina!>> gli diedi le spalle e provai ad aprire la porta, ma le mie mani tremavano dal freddo e le punte delle mie dita cominciarono ad assumere un colore violaceo. Mi maledissi mentalmente per aver dimenticato i guanti a casa. <<Faccio io.>> si intromise ancora una volta. Mi voltai a guardarlo, era come se non avesse mai riso: il suo viso era tornato pigro e corrucciato come prima. Mi voltai involontariamente a vedere se l'altro Yoongi divertito fosse rimasto fermo sul ghiaccio. Era incredibile il cambiamento di personalità. Mi sfilò le chiavi dalle mani  e con un gesto veloce aprì la toppa. Fissai il suo profilo, il suo naso piccolo e le ciglia lunghe.
<<Riuscirò mai veramente a capire cosa ti passa per la testa?>> domandai a me stessa ma un po' troppo ad alta voce. I suoi occhi furono nuovamente nei miei, scuri e come se mi stessero perforando l'anima. Mi morsi la lingua. Passarono interminabili secondi in cui entrambi ci fissavamo e i nostri respiri si condensavano in piccole nuvolette infrangendosi sulla pelle del viso dell'altro. Sostenni il suo sguardo, cercando di scavare nelle profondità di quei pozzi neri, cercando di capire il motivo del suo comportamento, di capire per quale strano motivo anche lui mi stesse fissando così intensamente senza dire una parola. Forse anche lui voleva sapere quello che pensavo? Beh, non era così complicato, infondo ero un libro aperto, le mie emozioni ahimè erano sempre chiare e visibili, dipinte sul mio volto e in bella mostra. Persino Yoongi sapeva quando ero irritata, arrabbiata, felice, triste, imbarazzata, sovrappensiero, di cattivo umore. Eppure sapevo che cercava qualcosa in me. Tuttavia anche questo rimaneva uno dei tanti misteri che navigavano nella pece delle iridi del mio collega scontroso.
<<Ti accompagno perchè vagare da sola a quest'ora della notte non è raccomandabile.>> non solo rimasi spiazzata dal tono di voce delicato che utilizzò, ma dalle stesse parole che pronunciò. Gli importava veramente che non mi accadesse nulla? Si preoccupava per me? Ero incredula. Eppure quella rivelazione mi fece arrossire e mi fece talmente piacere che non riuscivo nemmeno a credere che provenisse dal mio collega dai capelli corvini. Non sapevo cosa dire. All'inizio balbettai.
<<Grazie, è molto gentile da parte tua fare questo per me.>> dissi torturandomi le dita. Yoongi si schiarì la gola e brontolò qualcosa di incomprensibile.
<<E' molto scortese da parte tua spaventarmi per riprenderti le chiavi. Sei subdola Cho-Hee.>> disse con un cipiglio buffissimo. Ridacchiai non potendo fare a meno di paragonarlo ad un gattino contrariato, aveva proprio quell'aspetto. Ci furono alcuni secondi di silenzioso imbarazzo.
<<Ehm... allora, buonanotte.>> dissi spingendo lievemente la porta con la spalla. Fece un cenno con la testa.
<<Buonanotte Cho Hee.>>

•First Love• M.YgWhere stories live. Discover now