Capitolo II: Mettiamo le cose in chiaro

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Mi preparai per quell'intenso sabato sera con un unico obbiettivo: ignorare Yoongi e fare del mio meglio per tenere quel lavoro. Indossai le mie Vans nere, boyfriend jeans e una maglia rossa, legai i capelli in una treccia e misi il mio giubotto verde militare. Sulla metro cacciai gli auricolari fuori dalla tasca e feci partire la mia playlist Spotify rinominata con l'emoticon del girasole. Serviva a rilassarmi e a prepararmi per la serata frenetica che mi aspettava.
Arrivai con cinque minuti di anticipo. Lee era già dentro e mi aprì. Fortunatamente Yoongi non era ancora arrivato quindi avrei evitato di condividere con lui la stanza del personale. Tuttavia proprio mentre mi stavo sfilando il giubotto la porta si aprì mostrando uno Yoongi accigliato.

<<Ciao.>> disse chiudendosi la porta alle spalle e gettando il giubotto con noncuranza su una sedia.

<<Ciao.>> risposi semplicemente. infilai velocemente il cappellino e tentai di fare lo stesso con il grembiule, ma la sera precedente lo avevo sfilato senza slacciare il nodo perciò adesso ero in difficoltà. Armeggiai per un bel po' finche Yoongi non si avvicinò facendo schioccare la lingua scocciato.

<<Sta ferma.>> disse mentre scioglieva con facilità il nodo. Brontolai un grazie. <<Slaccialo la prossima volta.>> feci roteare gli occhi. Pensavo avesse fatto un gesto carino, invece aveva rovinato le mie aspettative con quel tono acido. Era ingiusto che mi trattasse come se non mi sopportasse, in fin dei conti non gli avevo fatto nulla e tra l'altro mi stava anche spingendo ad assumere il suo stesso atteggiamento nei suoi confronti, il che mi faceva arrabbiare ancora di più perchè solitamente ero una persona abbastanza socievole ed amichevole. I miei piani di ignorarlo fallirono miseramente.

<<Senti Yoongi. E' evidente che io, per qualche motivo che ignoro, non ti vado a genio. Benissimo... anzi no, non va bene per niente. Non mi conosci nemmeno ma hai già deciso che non ti piaccio, mi hai trattata con sufficienza e giudicata dal primo momento in cui ho messo piede qui dentro.>> dissi con le braccia incrociate mentre il mio collega corvino mi ascoltava con un'espressione accigliata sul volto. <<Lavoreremo qui insieme per molto tempo, perciò è inutile comportarsi in modo acido l'uno con l'altro, non ha minimamente senso. Non dico che dobbiamo diventare grandi amiconi, ma potremmo provare... non so, a non provocarci tutto il tempo.>> conclusi riprendendo fiato. Yoongi mi guardò per qualche minuto senza proferire parola, dopodichè fece spallucce e mise le mani in tasca.

<<Okay.>> disse seplicemente. Tutto qui? Avevo speso cinque minuti della mia vita in un discorso lunghissimo per ricevere un misero okay? Dopotutto era sempre meglio di una di quelle occhiatacce saccenti che mi rivolgeva solitamente. Mi dovetti accontentare. Uscì dalla stanzetta seguita dal mio collega taciturno.
Mi misi subito a lavoro svolgendo esattamente tutti i compiti della sera precedente fino all'arrivo dei clienti. Fortunatamente riuscì a sbagliare solo un'ordinazione. Yoongi non disse nulla, anche se lo vidi sbuffare, riparò al mio errore e continuò a svolgere il suo compito alla cassa. A circa metà serata un tizio dalla barba ispida si posizionò su uno sgabello davanti al bancone ed ordinò tre bicchieri di soju, uno dietro l'altro. Al quarto cominciò a diventare piuttosto sgarbato e irruente. Sbattè un paio di volte il bicchiere sul bancone per attirare la mia attenzione. Servì il cocktail al cliente precedente e , dopo essermi asciugata il sudore con il dorso della mano, tornai dallo strano tizio del soju.

<<Un altro bellezza.>> biascicò rudemente. Puzzava tremendamente di alcol e pregai per non vomitargli in faccia. Guardai dietro di me e notai che le bottiglie del soju erano tutte vuote. Entrai in panico, cosa avrei dovuto fare quando fosse finito un alcolico? Nessuno mi aveva istruita su questo, ma mi sforzai di sembrare tranquilla e competente.

<<Mi dispiace signore, lo abbiamo terminato.>> dissi cordialmente alzando un po' il tono di voce per farmi sentire attraverso il vociare della gente e il volume alto della musica.

<<Come sarebbe a dire? Versami quello che ti ho chiesto.>> insistette. Mi mordicchiai il labbro e provai a sorridere.

<<Posso servirle qualcos altro? Il primo lo offre la casa.>> azzardai per cercare di calmarlo. Il suo viso divenne ancora più rosso di quanto già non fosse. Sbattè un pugno sul tavolo e si sporse verso di me attirando l'attenzione di alcune persone vicine al bancone. Sussultai ed indietreggiai sorpresa e un po' allarmata.

<<Se non mi servi quello che ti ho chiesto dovrai farmi divertire con qualcos altro bellezza.>> mi minacciò con tono viscido. Ero letteralmente disgustata. Stavo per rispondere quando una voce al mio fianco mi fece sussultare nuovamente.

<<C'è qualche problema?>> chiese il corvino dalla pelle d'avorio al cliente ubriaco ponendosi tra me e quest'ultimo con le braccia incrociate. Il suo sguardo sembrava minaccioso e i suoi occhi più scuri mentre fissavano quelli arrossati e lucidi del tizio.

<<Questa qui non si decide a servirmi da bere.>> sibilò. Yoongi non staccò gli occhi da lui mentre gli sussurravo che il soju che desiderava era terminato.

<<Non c'è più soju.>> rispose Yoongi. Il cliente ormai paonazzo sbattè il bicchiere così forte sul tavolo che pensavo si sarebbe frantumato.

<<Puttana! Dammi da bere!>> cominciò a strillare. Avrei voluto schiaffeggiarlo così forte da fargli perdere i sensi. Yoongi fece cenno alla sicurezza che stava all'ingresso di portare via l'ubriacone che, tra grida e pugni dati all'aria, venne sbattuto fuori. Mi spazzolai il grembiule per ricompormi e presi il bicchiere per lavarlo.

<<Tutto okay?>> chiese Yoongi servendo ad una ragazza della birra.

<<Si.>> risposi. Lo guardai di sottecchi. <<Grazie per essere intervenuto.>> annuì.

<<Avrai a che fare con clienti del genere più spesso di quanto pensi, ti conviene farci l'abitudine.>>  mi avvertì guardandomi. Era la frase più lunga che avesse pronunciato e ne fui piacevolmente sorpresa. Sospirai, aveva ragione. <<Però se si comportano da stronzi dimmelo, o dillo alla sicurezza.>> concluse. Okay adesso era strano, insomma sapevo di essere mediamente brava con le parole, ma il mio discorso di qualche ora prima doveva aver centrato l'obbiettivo. Più speranzosa mi rimisi a lavoro sorridendo a tutti i clienti. Poi sfinita, tornai a casa in metro.

•First Love• M.YgDonde viven las historias. Descúbrelo ahora