Capitolo 39

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Nicole pov's

Alla fine lasciai dormire James con me, non fece nulla di male, tipo russare, parlare nel sonno, o fare il sonnambulo. Ero piuttosto indecisa prima, sapete, uno come lui non è molto affidabile, però me lo chiese in un modo così carino..

Oggi è l'ultimo giorno da passare qui e domani mattina presto dobbiamo partire per casa.
<<Buongiorno bella addormentata>> disse con la voce da "sono appena sveglio ma so essere Figo anche così". Si alzò e si stiracchiò un po'.
<<Ma non era biancaneve?>> chiesi confusa.

<<Fa lo stesso, é sempre una principessa.. >>
Senza aggiungere altro Andai a cambiarmi, anche perché sarebbe stato inutile discutere già di prima mattina con lui..

Al mio ritorno mi toccherà spiegare tutto ad Alan, per una sciocchezza di James. Non so cosa dirgli però..
Digli la verità, no?
Oh certo, gli dirò "Ero con James, ma non te l'ho detto perché non voglio che pensi che sto con uno come lui, ah e anche perché è geloso non so per quale assurdo motivo, di te. Però non abbiamo fatto niente se non dormito insieme, tranquillo!"
Non rispondi eh.. Codarda.

Andai a cambiarmi, indossai una camicia bianca e nera lunga con un pantaloncino nero e le scarpe più sportive che ho.
<<Buongiorno giovincelli>> urlò mio zio dal soggiorno.

<<E che siamo nel medioevo?>> chiese James raggiungendolo accanto al divanetto di pelle nero.
<<Sempre meglio di fanciulli>> mi aggiunsi alla conversazione.
Mio zio ci guardò scocciato mentre ci porse la colazione, come ieri delle uova strapazzate e toast all'americana.

<<Oggi chi dobbiamo portare in isolamento?>> chiesi addentando la forchetta con le uova.
<<Oggi darete una bella strigliata ai cavalli, vicino le stalle. Poi pomeriggio non sarò a casa quindi vi preparo un cestino per un bel picnic al lago, e vi divertirete a vostro piacimento>>
Disse zio Carl porgendoci un secchio con delle spazzole per cavalli.

Poi se ne andò a preparare il nostro pranzo.

<<Stasera ti porto a cena in un posticino tranquillo, solo che devi metterti delle scarpe comode perché dobbiamo andare a piedi, a meno che non voglia presentarti con un trattore>> se ne uscì con quest'affermazione. Dovrebbe essere un appuntamento? Oh ma che vado a pensare, certo che no.

<<Ma non ti ho risposto sì>> finii di mangiare e iniziai a sparecchiare la tavola mentre James imboccò l'ultimo pezzo del suo toast.
<<Ma infatti la mia non era una domanda>> disse facendo l'occhiolino.

Beh non è un appuntamento, anche perché un ragazzo normale non lo chiederebbe così.
James è così, é freddo, ma sa essere dolce a modo suo. E per modo suo intendo che potrebbe darti un pugno in faccia con affetto, però.

La cosa negativa di tutto questo è che non ho qualcosa di molto elegante qui.
Al massimo una gonna e una camicetta. Vedrò più tardi..
Dopo aver lavato i piatti sporchi Andai a cambiarmi seguita da James.
Presi la salopette rosa di jeans e chiusi la porta del bagno.

Mi stavo per togliere la maglietta, quando un bel faccino di James spuntò dalla porta.
<<James! Ma che cavolo fai? Non si bussa a casa tua!?>> tutto ciò schiaffeggiando la porta con una tovaglia.
<<Non ho visto nulla di compromettente, nic>> e se ne andò.
Cioè ditemi se è normale.

Finii di cambiarmi e uscì dal bagno.
James mi stava aspettando per andare alle stalle dove ieri ero andata per non farmi trovare da lui, già quando sono arrabbiata mi piace stare sola.

Per arrivare ci mettemmo un po' di tempo in più di ieri perché James era troppo impegnato ad acchiappare un uccellino ferito, ovviamente con la sua goffaggine non ci riuscì, non riuscirebbe ad acchiappare nemmeno l'animale più innocuo del mondo..

<<Io mi occupo di quello bianco!>> urlò lui correndo verso la stalla.
<<No, quello è il mio. Punto e basta>> incredibile a dirsi, ma lo superai. Vidi sulla sua faccia l'espressione della sconfitta e mi sentii eternamente soddisfatta.
<<Te ne pentirai>>
Andai verso il mio cavallo, cioè quello che ho scelto. Magari fosse mio, da piccola amavo andare a cavallo, all'età di 10 anni presi lezioni di equitazione ed era diventato il mio hobby.

Era piuttosto alto, e bianco come la rosa di ieri.
Presi il secchio e lo riempii d'acqua.
Vidi James che se la cavava benissimo, era come incantato dal cavallo marrone scuro, quasi nero.
Lo imitai e alla fine riuscì a strigliare il cavallo meglio di lui
Bianco come il gesso. Fiera di me accarezzai il cavallo e lui sembrò sorridermi anche se era impossibile.

<<Niki andiamo a mangiare?>> chiese Jam venendo verso di me.
<<Ti ho mai detto no quando si parla di cibo?>> risposi.
Sorrise e mise il suo braccio attorno al mio collo, come si fa per rassicurare i bambini.

Uscimmo e andammo in riva al lago.
Sistemai la tovaglia mentre James tirò fuori da un cestello dei panini accartocciati e una teglia di patatine fritte. Che bello avere uno zio che non ti prepara stufati di pesce o cose del genere ma patatine fritte.

E nel bel mezzo della bontà delle patatine nel panino, si mise a piovere, come non detto.
Pensavo che la sfiga si fosse dimenticata di me, ma non mi abbandona mai. Io e lei siamo inseparabili

<<Andiamo alle stalle!>> urlò James mentre sparecchiava, o meglio, cercava di sparecchiare, perché prese tutto quello che gli capitava sotto mano e lo gettava alla rinfusa nel cestino.

<<Ma io devo mangiare>> tentai di dare un ultimo morso al mio panino ma il mostro (James) mi spinse per alzarmi e lo feci.

<<Io non corro nemmeno sotto tortura, corri tu.>>
Andai sotto un albero, che sembrava un pino.
Dopo un po' mi raggiunse James.
<<Si vede che non riesci proprio a stare senza di me>> dissi scherzandolo.

<<Mi serve il tuo cuore>> all'inizio non capii, poi mi ricordai di biancaneve e il cacciatore.
<<Sta' lontano da me>> urlai facendo scena.

Oggi non c'era nessuno al lago.
Forse perché piove, tu che dici?
E con questo cosa vorresti dire, coscienza?
Che solo due idioti, come voi, stanno sotto un temporale.
Ah ecco...

<<Ehi sta smettendo!!>> urlai.
Uscii da quella sottospecie di nascondiglio e vidi che sulla riva del lago c'era solo fango.
Tutto normale finché James non decise di prendermi in braccio, come fossi un granello di sabbia e buttarmi nella fanghiglia.
Era fredda e densa.

Mi alzai tutta ricoperta di quel liquido, dal primo capello fino all'ultimo dito del piede.

<<Tu. Sei. Uno. Stronzo>> urlai con tutta la voce che avevo.
<<E ne vado fiero>>
Così iniziò la guerra. Gli gettai fango ovunque, sui capelli, sulle braccia, ormai ne avevo anche nelle mutande.
E continuammo all'infinito, ridendo e scherzandoci. Poi feci un grande errore.

Per sbaglio lo colpii su tutto il viso, bocca e occhi, ora sì che era completamente pieno di quella melma.

<<Oddio, Scusa, mi dispiace, ci vedi?>> dissi dispiaciuta cercando con la mano di togliere tutto dai suoi occhi, quasi ebbi paura di toccarli, così puri che nemmeno l'essere più bello che c'è oserebbe farlo.

<<Fammi provare>>
Prese il mio viso tra le sue mani e poggiò delicatamente le sue labbra contro le mie.
Era diverso dalla prima volta perché aprimmo gli occhi e ci guardammo intensamente come se stessimo facendo fondere finalmente il suo colore verde con il mio grigio. Era come se avessi i suoi occhi addosso e questa sensazione mi provocò un brivido immenso per tutto il corpo.

Anche Se Sono Un CasinoWhere stories live. Discover now