Capitolo 61

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James pov's

Ad aprirci fu mia madre che appena vide Nic la accolse con uno dei suoi più bei sorrisi.
<<Dolcissima Nicole! Come stai?>>
Sembra uno di quei saluti che rivolgi a qualche divinità. Dopo un po' uscì anche mio padre dal suo ufficio dove sta rinchiuso la maggior parte del tempo che trascorre in casa, non lo vedo mai per questi motivi e credo che anche per Nicole sia così con i suoi.
Lei salutò cordialmente entrambi, come li conoscesse da una vita e per lei fossero come vecchi zii, del resto lei è così, ha un cuore d'oro con tutti.

<<Volevamo dirvi solo che noi partiamo per un weekend in montagna con la scuola>> dissi.
Nic mi guardò delusa, pensando gli avrei detto che stiamo insieme, ciò che in effetti avrei dovuto fare.
Ma non ho mai presentato ufficialmente una fidanzata ai miei genitori, e francamente non so nemmeno cosa devo dire di preciso.
<<Pensavo ci dicessi che siete fidanzati...>> mia madre delusa smise di sorridere.
<<Lo avevate già capito>> imbarazzato mi passai una mano tra i capelli, lo faccio quasi sempre.
Quanto odio quando mi metto in situazioni come questa che non so cosa dire o cosa fare...
<<James fai vedere la tua camera a Nicole, sono sicura che le piacerà>> ammiccò mia madre, togliendomi dai casini come sempre.
Presi la sua mano e salimmo le scale di legno a chiocciola, mi girai e la vidi un po' turbata.

Arrivati in camera la analizzò come stesse cercando anche un minimo dettaglio, devo dire che la mia stanza non è come quella di un normale adolescente maschio. È rossa come la maggior parte della casa, c'è una mia foto mentre gioco a Football e sorrido perché ho appena segnato il punto decisivo.
É tutta in bianco e nero tranne la mia divisa che è rossa, abbinata al colore principale. Tutt'intorno alcune foto più importanti, c'è anche Nic.. La foto mentre sorridiamo nel parco.
Nient'altro di speciale a parte questo. Lei sembrava veramente colpita dalle foto e con un dito le sfiorò quasi tutte.
<<Ti piace?>> chiesi.
<<Si>>
Non si voltò a guardarmi e presumo sia arrabbiata con me per prima.
<<Sei arrabbiata con me, vero? Preferirei che mi parlassi, sai..>> Allora lei si girò e rispose <<Non sono incazzata, semplicemente avevi detto che mi avresti presentata ufficialmente alla tua famiglia e a mio parere, hai fatto tutt'altro. Ho avuto l'impressione per un momento, che tu ti vergognassi di me>>
Mi sedetti sul bordo del letto inspirando per calamarmi, non ce la faccio a vederla comportarsi così con me. Le ho sempre detto che è meravigliosa ai miei occhi, perché mai mi dovrei vergognare di lei?
<<Ti ho già detto che non ho motivo di vergognarmi di te. Sei bellissima, te l'ho ripetuto fino a venti minuti fa!>> quasi urlai, è che quando sono nervoso nemmeno riesco ad esporre bene quello che penso.
<<Parole, parole.. Ne ho sentite abbastanza di parole nella mia vita. Sono i fatti che contano. Mi hai portato in fretta e furia qui per uno scopo e poi te ne stai zitto. Ma va bene non me la prendo per cose così, non preoccuparti>>

Anche lei parlò sottovoce per non farsi sentire dai miei genitori.
Da una parte ha ragione lei, dovevo dirlo ufficialmente.. Ma ero troppo imbarazzato per farlo.
<<Mi dispiace>> riuscii a dire. Lei bisbigliò un "non importa" sorridendo timida.
Questo è un rarissimo caso di Nicole che nonostante un mio sbaglio, non se la prende.
Continuammo a parlare e raccontarci di noi, fin quando mi fece una domanda che non aspettavo, ma che sapevo sarebbe arrivata.
<<Mi sembra il momento giusto per chiederti una cosa... Ti va di parlarmi di quello che mi ha detto Riki?>>
Dovrei parlarle di quello che ho passato ed essere trasparente, come lo è lei con me. Presi un bel respiro e la mia forza di volontà e iniziai a raccontarle.
<<Papà tradì mamma con un'altra donna, non è facile raccontartelo perché lo ho vissuto in prima persona ed ero troppo piccolo per un'esperienza del genere. Li ho scoperti nell'ufficio di mio padre, convinto che lui stesse ancora lavorando, ma era alquanto occupato con quella troia.
Non l'ho parlato da quel giorno, l'ho maltrattato e c'è scappata anche una o due botte, non volevo che mia madre soffrisse per lui, lei si spaccava la schiena per aiutarlo con tutte quelle carte e le faccende che non riusciva a finire.. Non lo meritava.
Però l'ho detto alla mamma pochi mesi più tardi perché non riuscivo a guardarla negli occhi e immaginarla felice accanto ad un uomo che pensava ad un'altra. Lei si mise a piangere, ma lo perdonò, lo sapeva ed ha sofferto in silenzio. Da qui cambiai, non potevo sopportare che lo avesse già perdonato e non volevo diventare come lui, così ho iniziato a frequentare feste, donne...>>
Mi bloccai, uno dei periodi più brutti della mia vita e non riuscii a raccontarlo, Nic mi guardò comprensiva mentre una lacrima leggera bagnò la sua guancia, accarezzò il mio viso come per farmi smettere di sforzarmi a continuare a parlare.
<<Tranquillo, basta così. Volevo solo che ti sfogassi con me e che capissi che per qualsiasi cosa io sono qui. Non solo come tua ragazza ma anche come amica>> La sua voce mi aiutò a calmarmi però le dissi che volevo continuare comunque. Voglio che sappia tutto.
<<Per me era un modo di ribellarmi e non avevo capito che era sbagliato. Fin quando tu non sei arrivata non so come hai fatto ma mi hai aperto il cuore, ho smesso di bere e andare con le ragazze perché volevo essere degno di te, sono davvero cambiato grazie a te, ti devo anzi...ti dedico tutto il mio cambiamento e ciò che sarò>>
Mi abbracciò e feci lo stesso, sono un ragazzo e non ho bisogno di protezione ma quando sono tra le sue braccia mi sento al sicuro e ho il bisogno di farlo anche per lei, la voglio vedere felice e al sicuro da questo mondo che vorrà solo ostacolarla.
<<Non voglio che tu cambi per me, perché starei con te anche se fossi un criminale.. Sono contenta di averti portato sulla strada che ad oggi tu ritieni la più giusta>> disse lei pacata.
Dopo svariate coccole la riaccompagnai a casa e iniziai a fare le valige per il giorno successivo, partiamo in montagna e spero solo che Micheal non si intrometta, perché ora ho davvero una buonissima ragione per riempirlo di calci e pugni.

Anche Se Sono Un CasinoWhere stories live. Discover now