Capitolo 43

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Nicole pov's

Non so proprio che ha in testa quell'idiota di James, prima mi dice che è stato bene con me, poi in macchina diventa un bipolare.
Beh io non voglio avere niente a che farci con lui.
<<Niki, mi stai ascoltando?>> mio fratello mi gesticolò davanti gli occhi e ritornai alla realtà.

<<Si, scusa.. Dicevi?>> dissi.
<<Dicevo che non mi stai ascoltando affatto, a cosa pensavi?>> chiese.
<<A niente>> risposi e mi alzai. Marta ancora non è tornata a casa e la aspetterò in camera.
Non ho intenzione di dire a mio fratello che pensavo a James.
<<Lo so che stai pensando a qualcuno>>
Ma che cavolo? A volte sembra che mi legga nel pensiero. Posso sempre dirgli che stavo pensando ad Alan.
<<Forse.. >> cercai di liberarmi da questa conversazione per salire sopra ma i fratelli sono così insistenti.
É più grande di due anni rispetto a me e mi ha sempre visto come una piccola indifesa, ma non sono più una bambina ed è ora che lo sappia.
<<A James?>> chiese ancora.
Appunto.. Perché pensano sempre a James quando si tratta di me?
<<No>>
A quel punto bussarono alla porta, finalmente è tornata Marta, la mia salvezza.
<<Niki ma perché fai così? Sono tuo fratello>>

Non lo risposi e andai alla porta.
Io detesto le persone che sono insistenti, che vogliono sapere tutto di me, non voglio che mi stiano tutti addosso, la mia prima relazione con Lucas andava benone finché la mia vecchia migliore amica iniziò a chiedermi sempre e solo di lui, dopo scoprii che stavano insieme.
<<Okay Riki, lo sai a chi stavo pensando?>> urlai, aprii la porta e non vidi nemmeno chi era convinta fosse Marta.
<<Ad Alan>> Pensavate davvero che avrei detto James?
Parlando del diavolo, spuntano le corna, indovinate chi era alla mia porta?
<<Oh.. Ciao>> James.
<<Che ci fai qui?>> chiesi arrabbiata.
<<Mi sono dimenticato il mio cellulare, vado a prenderlo>>
Andò vicino il divano dove stava Riki e cercò il suo telefono.
<<Che ne dici di farmelo conoscere?>> Mio fratello si riferì ad Alan.

Ecco che mi tratta da bambina, tutti pensano che io non possa essere più autonoma con i ragazzi per colpa di Lucas, pensano che io sia ingenua come lo ero con lui, ma dentro di me c'è un deserto di emozioni mai provate, di parole mai dette e vorrei che uscissero, con lui ero ancora troppo prematura per capire cosa vuol dire amare veramente, sono stata male per colpa sua ma sono ancora in piedi mi ha distrutta ma sono viva e voglio essere una persona socievole e felice, chiedo troppo? Mi prendono ancora per quella ragazzina che ero ma sono diversa, anzi vorrei che tutti mi conoscessero per quella che sono adesso , invece di darmi per scontata.
Ora esce la vera me.
<<Riki, cazzo sei mio fratello okay? Tu più di molti altri mi conosci e sai che odio essere pressata da altri, non sono più una ragazzina, quella che conoscevi qualche anno fa. Sono cambiata, e se voglio uscire con un ragazzo senza presentartelo prima, lo faccio.>>
James era vicino a lui che mi guardava fisso negli occhi, ma questa volta non ci casco nella sua trappola dagli occhi verdi. Riki mi guardava esterrefatto, mi dispiace tantissimo per quello che ho detto ma era ora di farlo, così continuai.
<<E detesto avere queste conversazioni con te, non voglio farti del male, ma voglio solo farti capire che sono diversa da quella ragazza che stava con Lucas>> A sentirlo nominare entrambi strinsero i pugni.
Come non detto.

Iniziarono a scendere alcune lacrime e prima di farmi vedere da loro salii sopra, ma James non se ne andò, rimase a parlare con lui, così decisi di ascoltare la loro conversazione, che sicuramente aveva a che fare con me.
<<Amico, io credo che tu debba lasciarle i suoi spazi. Ti capisco che vuoi proteggerla da coglioni come quel tipo Lucas, ma così la privi della sua adolescenza>>
Per la prima volta James disse qualcosa di sensato.
<<Si hai ragione, ma dato che siete amici, tienila d'occhio tu, non intendo che devi fare come me. Solo fammi sapere se Alan è un tipo apposto>>
Ci mancava solo che ora James mi deve fare da guardia del corpo.
Ancora una volta mi hanno presa per fessa..

Una volta entrata in camera lasciai che le mie lacrime scendessero sulla mia guancia, quel sapore salato che da sempre mi aiuta a sfogarmi, piangere è una debolezza, è il momento più fragile che c'è, un momento in cui sei tu con te stessa e pensi, pensi così tanto che alla fine non ci pensi più. Sembra una cretinata detta così, ma per me è assolutamente vero.
Bussarono alla porta interrompendo il mio momento.
<<Non ho voglia di parlare, Riki>> risposi singhiozzando.
<<Sono James, capisco che non vuoi parlare con nessuno, volevo solo dirti che stasera c'è una festa, se vuoi distrarti puoi venire, se sei interessata mandami un messaggio che ti do l'indirizzo>>
Non risposi e dopo un po' sentii i suoi passi scender giù dalle scale.
Una festa? Da quanto non ci vado? Sarebbe una pessima idea, ma voglio pensare ad altro, penso che inviterò Alan per venire con me. Mi è mancato moltissimo in questi giorni.
Lo chiamai.

<<Ehi Alan!>>
<<Niki, come stai?>> la sua voce mi rassicura tantissimo.
<<Non benissimo, mi chiedevo.. Ti va di venire ad una festa con me?>>
<<.... Certo, stasera?>> chiese. Quanto mi rende felice.
<<Si, grazie Alan>> dissi.
<<Di niente, ti vengo a prendere a casa tua alle dieci?>>
<<Sì, ti mando l'indirizzo, a dopo>>
<<Ciao Niki>>
Perfetto ora mi vado a prendere un vestito in centro. Ma ovviamente non andai sola, chiamai Allison e con lei andammo a prendere Marta a casa di Jacob, il suo ragazzo.
La vedo molto presa da lui, ed è una cosa bellissima perché in tutta la sua vita non ha mai avuto un ragazzo, era troppo presa dallo studio e i ragazzi di lì erano tutti stronzi, tutti gli stessi.
<<Beh le cose si fanno serie tra voi eh.. >> disse Allison riferendosi a me e ad Alan.
Accese il riscaldamento ma solo dopo un po' l'aria calda si diffuse nella macchina.
<<Credo di sì>> risi.
Arrivammo a casa di Jacob e Marta era fuori che tremava di freddo.
<<Alla buon'ora! Stavo congelando>> disse entrando in macchina.

Ridemmo tutte insieme, poi misi la canzone "attention" di Charlie Puth e ci mettemmo a cantare come pazze graticolando con le mani come fossimo ad un concerto, e stavamo stonando come campane. Alla fine è questo che io chiamo amicizia, essere trasparenti l'una con l'altra, mostrando le proprie vulnerabilità e facendo figure di merda davanti a tutti, ma con loro che invece di ridere di te, ti accompagnano facendole.
<<Allora, ci fai venire con te a questa festa o no?>>
Chiese Allison sistemandosi i capelli prima di scendere dalla macchina.
<<Ovvio>> Risposi.
A proposito, devo dire a James qual è l'indirizzo.

Messaggio a James:
"Ciao, mi dai l'indirizzo di quella festa?"
Ci mise un po' a rispondere ma dopo essere entrati nel centro commerciale mi arrivò la sua notifica.
Messaggio da James:
"Allora ci vieni! Si ecco"
Mandò un altro messaggio descrivendomi la casa della festa con la via.
Poi un altro ancora.
Messaggio da James:
"Ci vieni da sola?"
Messaggio a James:
"No"
Mandai ad Alan l'indirizzo di casa mia e chiusi il telefono.

Anche Se Sono Un CasinoWhere stories live. Discover now