02 • cattura

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Il pettine fila fra i capelli sottili di Mimmi, che continuo ad accarezzare con cura, cercando di districare ogni nodo.

Questa sera, la cena si è svolta nel silenzio più totale, spezzata di tanto in tanto solo dalle richieste educate di passare qualche condimento per la verdura. C'era tensione, soprattutto per l'imbarazzo di tutto il non detto dei nostri genitori, insolitamente silenziosi.

È strano per i membri della nostra famiglia avere dei segreti, soprattutto perché nessuno di noi ne aveva mai sentito il bisogno: viviamo insieme, tutto si svolge sotto gli occhi degli altri, quindi cosa potrebbe mai passare inosservato? Probabilmente, solo la Morte ed un fantasma impertinente.

Quest'ultimo, soprattutto, ha iniziato a mostrarsi quando avevo solo nove anni e, sino ad allora, mai mi sarebbe venuto in mente di nascondere qualcosa ai miei genitori e, soprattutto, ai miei fratelli - noi siamo una cosa sola, parti di una stessa discendenza: un cuore diviso in tre.
Pensare al mio tradimento mi distrugge ogni singolo giorno, ma so bene di non avere altra scelta.

Secondo la tradizione, un fantasma è il frutto di una convergenza fra il mondo dei vivi e quello dei morti e, sempre per gli antenati, questo particolare incontro avverrebbe solo in particolari situazioni funeste: quali esse siano, non è dato saperlo, ma, a quanto ho letto, tutti gli Usignoli che hanno ammesso di vedere fantasmi o sentire voci sono spariti in modi spiacevoli o messi alla Dannata Inquisizione come indesiderabili dall'intero clan.

In poche parole, ho cercato di limitare i danni, e, comunque, il piccolo spirito non ha mai mostrato grande interesse per me: si presenta, fluttua per qualche secondo, e poi scompare, come se nulla fosse. Tutto ciò che vorrei, in realtà, è conoscere il motivo del suo tormento, perché, si sa, i fantasmi tornano solo se hanno faccende in sospeso.

«Sai, era davvero bello.»

Alzo gli occhi sullo specchio davanti a me, ritrovando lo sguardo riflesso di Mimmi, seduta sulla poltroncina in velluto. Sorride, e noto che le sue guance sono stranamente rosse.

«Bello?» Chiedo, curiosa. «Di chi parli?»

Mimmi si gratta la base del collo, continuando a saltellare sui fianchi, quasi infastidita da un ago. È strana, davvero. «Della Volpe, quella che ci ha parlato.»

«Dannato Inferno, Mimmi,» borbotta Marcus, steso sul mio letto a testa in giù: «ti sei presa una cotta per una Volpe?»

«Non sembrava molto gentile,» continuo, concorde con il minore dei Lane. «Né particolarmente simpatico.»

«È una Volpe, Mary,» si difende lei, continuando a sfilacciare l'orlo del suo pigiama rosa. «Credo che sia solo apparenza.»

Sorrido, addolcita dalla romantica speranza di mia sorella. «Non siamo in un romanzo, Mimmi, è sai cosa ci ha detto papà: tutti i clan sono pericolosi, tranne gli Usignoli.»

Sistemo la spazzola sul suo tavolo da toilette e mi siedo al fianco di Marcus sul letto a castello viola, rimbalzando sul materasso. Come tutto il resto in casa nostra, anche camera mia non si è salvata dalle insolite sfumature di colori scelte da nostro nonno: pareti nere, mobilio viola, moquette oro.

Certe volte, credo che siano propri questi a causare le mie emicranie; o, magari, sono solo le diverse candele di incensi poste in ogni stanza, costantemente accese per depurare l'aria dagli spiriti celesti - nostra madre è sempre molto attenta a tenerci lontano dal Signore, il fratello della nostra dea: un vero eretico, sempre pronto a trarci in inganno con le sue idee sull'importanza del vivere e non del morire. Vere scemenze.

«Non dovremo ascoltare i nostri genitori,» puntualizza lei, tesa come una corda di violino. «Lo sapete bene, a loro interessa solo della dea e del loro lavoro. Noi ci siamo cresciuti: noi, da soli.»

NIGHTINGALEWhere stories live. Discover now